San Matteo
Quando fu condotto a Gesù un sordomuto, egli «guardando... verso il cielo, emise un sospiro e disse - “Effathà” cioè: “Apriti!”. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente» (Mc 7,34-35).
L’avvenimento, pieno di una profonda eloquenza, è entrato nella liturgia del Battesimo. Il sacerdote, infatti, tocca le labbra e gli orecchi del battezzando, mentre prega che egli possa presto ascoltare ed annunziare la parola del Signore.
“Effathà”: l’ordine fu diretto, allora, ad un sordomuto, affinché si aprissero i suoi sensi e incominciassero a funzionare in modo normale. “Effathà”, lo stesso ordine è diretto, ora, all’uomo interiore, perché si apra ai divini Misteri, mediante la luce della fede, mediante l’amore, la speranza. Perché viva, sempre più intensamente, la vita divina innestata nella sua anima mediante il Battesimo.
[Angelus, 5 settembre 1982]
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