.

.

SPIRITO SANTO

SPIRITO SANTO
"VIENI, .."

BUONA S. PASQUA

BUONA S. PASQUA
La Resurrezione di Gesù porti il Suo Amore nei nostri cuori

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.

Nella Vita e nella Parola di Gesù l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità.

Silenzioso Dio

Fatima

Fatima
Cappella delle Apparizioni

S. Maria del Cammino





Il Papa venuto da lontano....

Il Papa venuto da lontano....
Dono di Dio per tutti gli uomini

domenica 28 febbraio 2010

28 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Misericordia io voglio e non sacrificio...». (Mt 9,13)
Chi pronuncia queste parole è Gesù Cristo: Colui che ha offerto il più perfetto sacrificio di se stesso a Dio. Questo sacrificio fu contemporaneamente la suprema rivelazione del Padre, che è Dio «ricco di misericordia» (Ef 2,4).
Durante la Quaresima la Chiesa medita in ginocchio questo mistero: il mistero del sacrificio e della misericordia, e cerca di costruire di qui la sua vita interiore ed il suo servizio.
Bisogna entrare molto profondamente in questo mistero del sacrificio di Cristo per compiere ogni giorno, con la forza che da esso deriva, la missione della misericordia, cioè dell’amore, che in Cristo e sempre più grande di qualsiasi male.
Bisogna entrare molto profondamente nel mistero del sacrificio di Cristo per far sgorgare da esso, ogni giorno, tutto il servizio verso coloro che hanno bisogno proprio della nostra misericordia: il servizio della Chiesa e di tutti gli uomini di buona volontà.
[Angelus, 29 marzo 1981]

sabato 27 febbraio 2010

27 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Ecco, sto alla porta e busso» (Ap 3, 20).
Queste parole dell’Apocalisse ritornano nella liturgia della Quaresima ed evocano davanti agli occhi della nostra anima l’immagine di Cristo, che, particolarmente in questo periodo, bussa ai cuori e alle coscienze delle persone umane.
Bussa perché gli venga aperto, perché venga iniziato il colloquio con lui.
Sì, Cristo vuole parlare con ogni uomo del nostro tempo così come ha parlato con Nicodemo o con la Samaritana, col giovane incontrato e con la Maddalena.
Cristo, il più magnifico interlocutore che tocca i problemi più profondi e più difficili, e sempre nella piena verità e nel totale amore, verso l’uomo.
Sì, Cristo vuole parlare con ogni uomo. Parla con lui incessantemente; parla con gli ambienti, con le famiglie, con le Nazioni intere; parla continuamente con l’intera umanità; parla dei problemi fondamentali, dei problemi più importanti, dai quali dipende la dignità dell’uomo sulla terra e la sua salvezza eterna. Ecco, sta alla porta e bussa!
[Angelus, 22 marzo 1981]

venerdì 26 febbraio 2010

26 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Non indurite il cuore»!
Il cuore vuol dire l’uomo nella sua stessa interiorità spirituale, nello stesso, per così dire, centro della sua somiglianza con Dio.
L’uomo interiore.
L’uomo della coscienza.
“Non indurite il cuore”, dice il salmista. Infatti la necrosi delle coscienze, la loro indifferenza nei confronti del bene e del male, la loro deviazione sono una grande minaccia per l’uomo. Indirettamente, sono anche una minaccia per la società, perché, in ultima analisi, dalla coscienza umana dipende il livello della moralità della società. E così, la nostra preghiera quaresimale per la sensibilità delle coscienze ha un significato molteplice.
L’uomo che ha il cuore indurito e la coscienza degenerata, anche se può godere la pienezza delle forze e delle capacità fisiche, è un malato spirituale, e bisogna far di tutto per fargli ritornare la salute dell’anima. Che la preghiera della Chiesa durante la Quaresima porti i suoi frutti.
[Angelus, 15 marzo 1981]

giovedì 25 febbraio 2010

25 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Ascoltate oggi la sua voce: Non indurite il cuore»! (Sal 94,8).
Con queste parole del Salmo la Chiesa inizia la sua quotidiana preghiera nel corso della Quaresima. Esse contengono una fervida preghiera per l’efficacia della parola di Dio nei cuori umani. Dio durante la Quaresima parla non soltanto con la ricchezza eccezionale della sua Parola nella liturgia e nella vita della Chiesa, ma soprattutto con l’eloquenza pasquale della passione e della morte del proprio Figlio; parla con la sua Croce e con il suo sacrificio. Ciò è, in certo senso, l’ultimo argomento nel dialogo con l’uomo che dura da secoli; il dialogo con la sua mente e con il suo cuore, con la sua coscienza e con la sua condotta. “Che altro avrei dovuto fare e non ho fatto?”, sembra domandare ogni anno, in questi giorni, il Padre che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16), e sembra domandare il Figlio stesso, obbediente al Padre fino alla morte e alla morte di croce (cfr. Fil 2,8).
[Angelus, 15 marzo 1981]

mercoledì 24 febbraio 2010

Via Crucis - Meditazioni di Giovanni Paolo II

UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DEL SOMMO PONTEFICE
VIA CRUCIS AL COLOSSEO
MEDITAZIONI DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

http://www.vatican.va/news_services/liturgy/2003/documents/ns_lit_doc_20030418_viacrucis_it.html

24 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Nel periodo di quaresima, la Chiesa prega e lavora in modo particolare, affinché le parole: “Padre, ho peccato”, maturino nella più ampia cerchia delle coscienze umane.
“Il peccato” è un male morale in modo principale e definitivo in relazione a Dio stesso, al Padre nel Figlio. Quindi “il mondo” (contemporaneo) - e il “principe di questo mondo” - lavorano tantissimo per offuscare e annientare nell’uomo questo aspetto. Invece, la Chiesa nella quaresima lavora, soprattutto, affinché ogni uomo ritrovi se stesso col proprio peccato dinanzi a Dio solo - e di conseguenza affinché accolga la potenza salvifica del perdono contenuta nella passione e nella resurrezione di Cristo. [Angelus, 16 marzo 1980]

martedì 23 febbraio 2010

23 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Padre, ho peccato contro di te».
La Chiesa, nel periodo di quaresima, pondera queste parole con una particolare emozione, poiché questo è tempo in cui la Chiesa desidera più profondamente convertirsi a Cristo e senza queste parole non c’è conversione in tutta la sua verità interna.
Senza queste parole, “Padre, ho peccato”, l’uomo non può entrare veramente nel mistero della morte e della risurrezione di Cristo, per attingere da essa i frutti della redenzione e della grazia. Queste sono parole-chiave. Esse evidenziano soprattutto la grande apertura interiore dell’uomo verso Dio: “Padre, ho peccato contro di te”. Se è vero che il peccato, in un certo senso, chiude l’uomo dinanzi a Dio, al contrario la confessione dei peccati apre alla coscienza dell’uomo tutta la grandezza e la maestà di Dio, e soprattutto la sua paternità. L’uomo rimane chiuso nei confronti di Dio fino a quando mancano sulle sue labbra le parole: “Padre, ho peccato”; e soprattutto fino a quando esse mancano nella sua coscienza, nel suo “cuore”. Convertirsi a Cristo, provare la potenza interiore della sua croce e della sua risurrezione, provare la piena verità della umana esistenza di lui, “in Cristo”, è possibile soltanto con la forza di queste parole: “Padre, ho peccato”.
[Angelus, 16 marzo 1980]

lunedì 22 febbraio 2010

22 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Oggi, festa liturgica della Cattedra di San Pietro. Essa richiama la missione di maestro e di pastore, affidata da Gesù al povero pescatore di Galilea e ai suoi Successori, posti come principio e fondamento visibile dell’unità della Chiesa.
«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18): per volontà di Cristo, Pietro è chiamato ad essere per il popolo cristiano “il maestro che ne conserva integra la fede e il pastore che lo guida all’eredità eterna”. Quando Gesù - come attestano i Vangeli - rivolse ai suoi discepoli la domanda cruciale: «Voi chi dite che io sia?» (Mt 16,15), fu Simon Pietro a rispondere: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16).
In quel giorno Cristo riconobbe il particolare carisma donato dal Padre al pescatore di Galilea, carisma di fede schietta e solida. Per questo lo chiamò “Cefa”, che in ebraico significa “roccia”, e promise che su quella fede avrebbe edificato la sua Chiesa (cfr Mt 16,17-18). Attraverso i secoli Pietro, nella persona dei suoi Successori, è chiamato a confessare e proclamare che Gesù è il Cristo, il Salvatore.
[Angelus, 22 febbario 1998]

domenica 21 febbraio 2010

21 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Convertitevi a me... ed io mi rivolgerò a voi»!
La Chiesa si converte a Cristo per rinnovare la consapevolezza e la certezza di tutti i suoi doni, di quei doni di cui è stata dotata da lui mediante la croce e la risurrezione. Infatti Cristo è nello stesso tempo il Redentore e lo Sposo della Chiesa. Cristo, come Redentore e Sposo, l’ha istituita fra uomini deboli, fra uomini peccatori e fallibili, ma, nello stesso tempo, l’ha istituita forte, santa e infallibile. Essa è tale non per opera degli uomini, ma per la forza del dono di Cristo.
Credere nella forza della Chiesa non vuol dire credere nella forza degli uomini che la costituiscono, ma credere nel dono di Cristo: in quella potenza che - come dice san Paolo - «si manifesta pienamente nella debolezza» (2Cor 12,9).
Più è consapevole della debolezza, peccaminosità, fallibilità dell’uomo, più deve custodire la certezza di quei doni, che provengono dal suo Redentore e dal suo Sposo. E questa è anche una via essenziale della conversione quaresimale della Chiesa a Cristo.
[Angelus, 9 marzo 1980]

sabato 20 febbraio 2010

20 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Convertitevi a me... ed io mi rivolgerò a voi»!
Ecco un’altra invocazione della liturgia quaresimale, che ci introduce in tutta la realtà della conversione.
Noi ci convertiamo a Dio, che ci aspetta.
Aspetta per rivolgersi, per “convertirsi” a noi.
Camminiamo verso Dio, il quale desidera venire al nostro incontro. Apriamoci a Dio, che vuole aprirsi a noi.
La conversione non è un processo a senso unico.
È una espressione di reciprocità.
Convertirsi vuol dire credere in Dio che ci ha amato per primo, che ci ha amato eternamente nel Figlio suo, e che mediante il Figlio dona a noi la grazia e la verità nello Spirito Santo. Perciò quel Figlio è stato crocifisso per parlarci con le sue braccia aperte tanto largamente quanto Dio è aperto a noi.
Quanto incessantemente, attraverso la croce del Figlio suo, Dio “si converte” a noi! In questo modo la nostra conversione non è affatto un’aspirazione unilaterale.
[Angelus, 9 marzo 1980]

venerdì 19 febbraio 2010

19 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo» (Lc 9,35). La Chiesa - ed in essa ogni uomo - deve avere la certezza della grazia, la cui condizione è l’obbedienza a Cristo.
Questa obbedienza significa, simultaneamente, il più pieno abbandono.
Noi tutti preghiamo perché si riempiano i seminari ecclesiastici e i noviziati, perché le singole Chiese, ed anche le comunità - parrocchie, congregazioni religiose - possano guardare con fiducia verso il futuro, certi che non mancheranno quegli operai, che il Signore manda «nella sua messe» (Mt 9,38); che non mancheranno i sacerdoti, i quali dedicandosi “esclusivamente” al regno di Dio, celebreranno l’eucaristia, predicheranno la parola del Signore e compiranno il ministero pastorale: che non mancheranno le persone, uomini e donne, capaci di una completa dedizione della loro vita allo Sposo divino nello spirito di povertà, di castità e di obbedienza in testimonianza “al mondo futuro”, a ciò spinti dall’amore illimitato verso il prossimo.
[Angelus, 2 marzo 1980]

giovedì 18 febbraio 2010

18 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La liturgia quaresimale ci conduce sul monte della Trasfigurazione del Signore.
Il ricordo del monte di Trasfigurazione è necessario perché la Chiesa - e nella Chiesa ognuno di noi - abbia la consapevolezza della grazia, la cui pienezza ha in sé Cristo, crocifisso e risorto.
La grazia accompagna le prove del cammino terrestre dell’uomo e della Chiesa, accompagna la sofferenza e le fatiche, ed anche le cadute.
Le penetra così, come nel momento della Trasfigurazione, quella luce, che ha penetrato il corpo terrestre di Cristo.
Essa porta in sé il preannunzio della risurrezione.
Se è necessario che in questo periodo di quaranta giorni la Chiesa - e, in essa, ogni uomo - abbia la consapevolezza della prova alla quale è inevitabilmente sottoposta la sua vita sulla terra, nello stesso tempo è anche necessario che abbia la certezza della grazia, che Dio non le rifiuterà in Cristo: il Padre nel Figlio.
[Angelus, 2 marzo 1980]

mercoledì 17 febbraio 2010

17 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

“Inchinate il vostro capo davanti a Dio!”.
Questa esortazione risuona nella Chiesa nel periodo di Quaresima. E così facciamo.
Il primo gesto liturgico con cui l’abbiamo iniziato è stato proprio l’atto di inchinare il capo lo scorso mercoledì delle ceneri. Abbiamo inchinato il capo per ricevere le ceneri: «Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai» (Gen 3,19), espressione questa della nostra mortalità; e nello stesso tempo segno della nostra disposizione alla penitenza e alla conversione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15).
L’inchino del capo può essere interpretato come un gesto di umiliazione o di rassegnazione.
L’inchino del capo dinanzi a Dio è segno di umiltà. L’umiltà però non si identifica con l’umiliazione o con la rassegnazione.
Non va di pari passo con la pusillanimità.
Tutt’al contrario.
L‘umiltà è sottomissione creativa alla forza della verità e dell’amore. L’umiltà è rigetto dell’apparenza e della superficialità; è l’espressione della profondità dello spirito umano; è condizione della sua grandezza.
[Angelus, 4 marzo 1979]

martedì 16 febbraio 2010

16 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La Chiesa nel tempo penitenziale della Quaresima ci invita a fare una traversata nel “deserto”, come l’antico popolo dell’Alleanza quando fece il suo “esodo” dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà della Terra promessa; prefigurazione di un esodo ben più profondo e definitivo, di un’Alleanza nuova ed eterna, realizzata nel mistero pasquale.
La pedagogia ecclesiale ci suggerisce per tale itinerario di salvezza tre impegni: la preghiera, il digiuno, la carità, realtà tra loro intimamente connesse.
Con la preghiera ci poniamo in ascolto di Dio e coltiviamo la nostra amicizia con lui.
Col digiuno ci sottraiamo alle tentazioni e talvolta alla schiavitù dell’abbondanza, per rendere libero il nostro cuore.
Con la carità ci facciamo “prossimi” di quanti sono nel bisogno, diventando per loro testimonianza viva della tenerezza di Dio.
[Angelus, 28 febbraio 1993]

lunedì 15 febbraio 2010

15 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La ricorrenza dei Santi Cirillo e Metodio offre l’opportunità di richiamare ai cristiani ed a tutte le persone di buona volontà del nostro Continente quella che possiamo chiamare la sfida europea, l’esigenza cioè di costruire un’Europa fortemente memore della propria storia, seriamente impegnata nell’attuazione dei diritti dell’uomo, solidale con i popoli degli altri Continenti nel promuovere la pace e lo sviluppo su scala mondiale.
Obiettivi tanto alti non sono però perseguibili senza una profonda e costante motivazione spirituale, che i cittadini e le nazioni europee possono attingere dal ricchissimo patrimonio culturale che li accomuna, in fecondo dialogo con altre grandi correnti di pensiero, come è stato sempre nei momenti migliori della loro bimillenaria civiltà.
Celebrare questi insigni apostoli dell’Europa significa, pertanto, rinnovare l’impegno per la nuova evangelizzazione del Continente, affinché le sue radici cristiane ricevano nuova linfa.
[Angelus, 15 febbraio 1998]

domenica 14 febbraio 2010

14 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Celebriamo la Festa dei santi Cirillo e Metodio, Compatroni d’Europa insieme con san Benedetto.
Questi due fratelli greci del secolo nono, nativi di Tessalonica e formati nella scuola del Patriarcato di Costantinopoli, si dedicarono all’evangelizzazione dei popoli della Grande Moravia, sul medio Danubio.
Cirillo e Metodio svolsero il loro servizio missionario in unione sia con la Chiesa di Costantinopoli che con la Sede del Successore di Pietro, manifestando in questo modo l’unità della Chiesa, che in quei tempi non era ancora ferita dalla divisione tra oriente e occidente. Vorrei affidare all’intercessione di questi due Santi l’anelito alla piena unità fra tutti i credenti in Cristo.
[Angelus, 15 febbraio 1998]

sabato 13 febbraio 2010

13 feb. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Non nominare il nome di Dio invano. Il nome di Dio è gravido di mistero. È nome santo, nome che esige riverenza ed amore. Nei suoi confronti purtroppo si registra spesso un atteggiamento di leggerezza, sconfinante talvolta nell’aperto disprezzo: dalla bestemmia, a spettacoli dissacranti, dallo scherno a pubblicazioni altamente offensive del sentimento religioso. Il diritto alla libertà di coscienza, di opinione e di espressione esonera forse dal dovere di trattare con deferente considerazione l’esperienza spirituale di milioni di credenti? Il sentimento religioso, peraltro, non è forse quanto di più vitale e prezioso l’uomo possa avere? Offendendo pubblicamente Dio non si commette, allora, soltanto una grave colpa morale, ma si viola pure un preciso diritto della persona al rispetto delle proprie convinzioni religiose.
Oltre tutto, l’irriverenza nei confronti di Dio si ritorce contro l’uomo. Diseducandosi al senso del mistero, l’individuo umano diventa sempre meno capace di stupirsi, di ascoltare, di rispettare, ed è tentato di abbandonarsi all’ebbrezza infida della volontà di potenza, che pretende di manipolare persone e cose senza alcuna regola e al di là di ogni limite.
[Angelus, 14 marzo 1993]

venerdì 12 febbraio 2010

12 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Nel primo comandamento Dio non si limita a chiederci un freddo riconoscimento della sua verità: ci domanda, soprattutto, la libera offerta del cuore. «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze» (Dt 6,5). Egli ci ama da Padre, ed attende in cambio un amore da figli: amore che risponde all’Amore. Potrebbe essere diversamente? «Dio è amore» (1Gv 4,8).
Vergine Santa, specchio terso dell’amore di Dio, in te il Verbo si è fatto carne; in te si è resa viva la speranza dell’uomo. Guarda con pietà all’umana fragilità, troppo spesso dimentica di Dio e proprio per questo esposta ad insensate e “suicide” mancanze d’amore: esposta all’odio, alla guerra, all’indifferenza, al trionfo dell’egoismo e della morte.
Guardaci con pietà di madre e tendici la mano.
Noi ti preghiamo: Salvaci, o Madre!
[Angelus, 14 marzo 1993]

giovedì 11 febbraio 2010

11 feb. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Ave Maria...
È con queste parole che, sempre e dappertutto, noi salutiamo colei che le intese per la prima volta a Nazaret.
Soffermiamoci a questo saluto. Milioni di labbra umane lo ripetono, ogni giorno, in ogni specie di lingua e di dialetti, in molteplici luoghi del globo. Desidero chiamare la Madre del Cristo col nome che ella aveva sulla terra e desidero salutarla col saluto che si può qualificare “storico”, in questo senso che è legato a un momento decisivo della storia della salvezza. Questo momento decisivo è, nello stesso tempo, quello del suo atto di fede, della risposta di fede: «Benedetta, tu che hai creduto!» (Lc 1,45). Sì, Maria, è questo giorno, questa ora che conta, nel momento in cui hai inteso tale saluto, col tuo nome: Myriam, Maria! Perché la storia della salvezza è inscritta nel tempo degli uomini, marcata dalle ore, i giorni, gli anni. Tale storia prende pure una dimensione di fede, nella risposta data al Dio vivente dal cuore umano. Fra tali risposte, quella che segue “l’Ave Maria” dell’Angelo, a Nazaret, mette in risalto il “fiat”! “che sia fatto di me secondo la tua parola!”.
[Omelia, 10 febbraio 1979]

mercoledì 10 febbraio 2010

10 feb. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

“Il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in Dio”.
Questa celebre affermazione di sant’Agostino (cfr. Confess. 1,1), carissimi Fratelli e Sorelle, si può applicare non soltanto al nostro cuore, ma anche alla vita sociale, in tutte le sue espressioni.
Quando manca Dio, viene meno la pace dentro e fuori dell’uomo, perché si intacca il principio dell’unità. L’uomo si prostra a mille idoli e finisce con l’essere diviso in se stesso, si fa schiavo delle cose.
C’è poi da meravigliarsi se l’umanità diventa un triste scenario di guerra, di violenze e tragedie senza fine? «Io sono il Signore, Dio tuo..., non avrai altri dei di fronte a me» (Es 20,2).
Il primo comandamento del Decalogo è alla base di tutti gli altri, è il fondamento della stessa esistenza umana.
Non si tratta, carissimi Fratelli e Sorelle, della pretesa di un tiranno, né dell’arbitrio di un despota: è piuttosto la voce accorata del Creatore che, nonostante le nostre infedeltà, mai si stanca di trattarci da figli. [Angelus, 14 marzo 1993]

martedì 9 febbraio 2010

09 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

L’amore autentico non è vago sentimento né cieca passione.
È un atteggiamento interiore che impegna tutto l’essere umano.
È un guardare all’altro non per servirsene, ma per servirlo.
È la capacità di gioire con chi gioisce e di soffrire con chi soffre.
È condivisione di quanto si possiede, perché nessuno resti privo del necessario. L’amore, in una parola, è dono di sé.
Quest’amore, che costituisce il grande messaggio del cristianesimo, è attinto sempre di nuovo ai piedi della Croce, davanti all’immagine sconvolgente del Figlio di Dio incarnato che si sacrifica per la salvezza dell’uomo.
La famiglia, grande laboratorio di amore, è la prima scuola, anzi, una scuola permanente, in cui l’educazione all’amore avviene non con aride nozioni, ma con la forza incisiva dell’esperienza. Possa ogni famiglia riscoprire veramente la propria vocazione all’amore!
Amore che è rispetto assoluto del disegno di Dio, amore che è scelta e dono reciproco di sé all’interno del nucleo familiare.[Angelus, 13 febbraio 1994]

lunedì 8 febbraio 2010

08 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Gli anni che stiamo vivendo possono essere considerati sicuramente di transizione epocale.
Sotto i nostri occhi c’è un mondo in movimento.
L’umanità è come ad un bivio.
La sfida della libertà costituisce da sempre la grandezza e il pericolo dell’uomo. Ma oggi l’interdipendenza dei popoli dà a questa sfida un carattere nuovo, globale, planetario.
Una domanda interpella profondamente la nostra responsabilità: quale civiltà si imporrà nel futuro del pianeta?
Dipende infatti da noi se sarà la civiltà dell’amore, come amava chiamarla Paolo VI, oppure la civiltà - che più giustamente si dovrebbe chiamare “inciviltà” - dell’individualismo, dell’utilitarismo, degli interessi contrapposti, dei nazionalismi esasperati, degli egoismi eretti a sistema.
La Chiesa sente il bisogno di invitare quanti hanno veramente a cuore le sorti dell’uomo e della civiltà a mettere insieme le proprie risorse e il proprio impegno, per la costruzione della civiltà dell’amore.
[Angelus, 13 febbraio 1994]

domenica 7 febbraio 2010

07 feb. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

“La famiglia, tempio della vita”.La famiglia è, in effetti, il santuario della vita umana dall’alba al suo naturale tramonto. Il padre e la madre sono le colonne di questo “tempio”, che ha per basamento il patto coniugale, fondato sulla fedeltà di Dio, grazie alla quale l’uomo e la donna nel matrimonio si promettono l’un l’altro amore fedele e indissolubile.
La famiglia è chiamata ad essere tempio, casa cioè di preghiera: una preghiera semplice, intrisa di fatica e di tenerezza. Una preghiera che si fa vita, perché tutta la vita diventi preghiera!
Uniamoci in una grande orazione, perché la vita, ogni vita umana abbia una famiglia, all’interno della quale possa sperimentare la gioia e la forza dell’amore autentico.
Ispiriamoci all’icona della Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe il segreto di questo divino ancoraggio della famiglia. La famiglia quando cammina verso Dio e a lui si “offre” abbandonandosi al suo amore, si scopre “immagine” e rivelazione del suo eterno mistero.
[Angelus, 6 febbraio 1994]

sabato 6 febbraio 2010

06 feb. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La famiglia è per i credenti un’esperienza di cammino, un’avventura ricca di sorprese, ma aperta soprattutto alla grande “sorpresa” di Dio, che viene sempre in modo nuovo nella nostra vita.
Di tappa in tappa occorre interrogarsi sulla direzione del cammino, ponendosi la domanda che certamente era presente nel cuore di Maria e di Giuseppe: che cosa vuole il Signore da noi?
Qual è la strada che egli ha tracciato per il nostro cammino?
Domande come queste possono trovare risposta solo nel Tempio di Dio, nella preghiera cioè e nell’ascolto della Parola del Signore.
L’immagine di sé, che Dio ha posto nell’uomo, passa anche attraverso la complementarità dei sessi.
L’uomo e la donna, che si uniscono in matrimonio, riflettono l’immagine di Dio e sono in qualche modo “rivelazione” del suo amore. Non solo dell’amore che Dio nutre verso l’essere umano, ma anche di quella misteriosa comunione che caratterizza la vita intima delle tre Persone divine.
[Angelus, 6 febbraio 1994]

venerdì 5 febbraio 2010

05 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La fede non è mai facile: non lo fu neppure per Maria. Lo sottolineano i ripetuti elogi rivolti a lei a motivo della sua fede: essi mettono in luce il valore, il pregio e certamente la difficoltà del suo credere.
La fede è sì una luce, ma non è comprensione esaustiva del mistero. Al contrario, essa è un fidarsi di Dio e della sua Parola che trascende i limiti della ragione umana. È un appoggiarsi su di lui, cercando e trovando in tale atteggiamento la propria solidità e fiducia. È questa la disposizione interiore di Maria, espressa una volta per tutte nell’Annunciazione: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Fede grande, quella di Maria, fede sofferta e beata: è la fede di coloro che pur non avendo visto hanno creduto (cfr. Gv 20, 29). [Angelus, 22 febbraio 1984]

giovedì 4 febbraio 2010

04 feb. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Associata a Cristo Salvatore e al suo sacrificio, contempliamo innanzitutto la Vergine Maria, alla quale Simeone, illuminato dallo Spirito, rivolge misteriose, profetiche parole: «E a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2, 35).
È un annuncio che si compirà per Maria nella passione e morte del suo Figlio. Accanto a lui, colpito dalla lancia, c’è, sul Calvario, la Madre, la cui anima è trafitta da una spada. E a una spada è paragonata la Parola di Dio (cfr. Eb 4, 12). La Parola, accolta e vissuta in totale obbedienza al Padre, fa della Vergine la generosa collaboratrice di Cristo Salvatore. Il suo sacrificio unito a quello di Cristo porta luce e salvezza alle genti.
Ogni credente è chiamato a offrire la propria vita insieme con Cristo per la redenzione del mondo. Tutti noi, come Maria, dobbiamo “completare” nella nostra carne «quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1, 24). [Angelus, 15 gennaio 1984]

mercoledì 3 febbraio 2010

03 feb. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La condizione della comunione specifica del Popolo di Dio è la pluralità delle vocazioni ed anche la pluralità dei carismi. È unica la vocazione cristiana comune: la chiamata alla santità; ed unico il fondamentale carisma di essere cristiano: il sacramento del battesimo; tuttavia sul suo fondamento si individuano le vocazioni come quella sacerdotale e religiosa, e, accanto a queste, la vocazione dei laici, che, a sua volta, porta con sé tutto il complesso delle varietà possibili.
I laici, infatti, in diversi modi possono partecipare alla missione della Chiesa nel suo apostolato. Servire la comunione del Popolo di Dio nella Chiesa significa curare le diverse vocazioni ed i carismi nella loro specificità ed operare affinché si completino reciprocamente, così come le singole membra nell’organismo. Qui ci riferiamo alla magnifica analogia di san Paolo (cfr. 1Cor 12,12ss). Servire l’unità, conservando e sviluppando quella “pluralità”, che nelle anime umane proviene dallo Spirito Santo. [Angelus, 17 febbraio 1980]

martedì 2 febbraio 2010

02 feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Oggi, festa della Candelora, ricordiamo la presentazione di Gesù al Tempio. Maria e Giuseppe, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, andarono a Gerusalemme per offrirlo al Signore, secondo la prescrizione della legge mosaica. È un episodio che s’inquadra nell’ottica della speciale consacrazione del popolo di Israele a Dio. Esso, però, ha anche un significato più ampio: richiama, infatti, la riconoscenza che si deve al Creatore per ogni vita umana. La vita è un grande dono di Dio da accogliere sempre con rendimento di grazie. Se mi son detto più volte preoccupato per il vuoto di valori che minaccia la nostra convivenza, oggi vorrei richiamare con forza uno di questi valori fondamentali, che vanno assolutamente recuperati, se non si vuole precipitare verso il baratro: intendo riferirmi al valore sacro della vita, di ogni vita umana, dal suo sbocciare nel seno materno al suo naturale tramonto. [Angelus, 2 febbraio 1997]

lunedì 1 febbraio 2010

La Biografia

Giovanni Paolo II è stato il 264° Papa (263° Successore di Pietro).

Karol Józef Wojtyła, eletto Papa il 16 ottobre 1978, nacque a Wadowice, città a 50 km da Cracovia, il 18 maggio 1920.
Era il secondo dei due figli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska, che morì nel 1929. Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell’esercito, nel 1941.

A nove anni ricevette la Prima Comunione e a diciotto anni il sacramento della Cresima. Terminati gli studi nella scuola superiore Marcin Wadowita di Wadowice, nel 1938 si iscrisse all’Università Jagellónica di Cracovia.
Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava ed, in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.

A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall’Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Nel contempo, fu uno dei promotori del "Teatro Rapsodico", anch’esso clandestino.
Dopo la guerra, continuò i suoi studi nel seminario maggiore di Cracovia, nuovamente aperto, e nella Facoltà di Teologia dell’Università Jagellónica, fino alla sua ordinazione sacerdotale a Cracovia il 1 novembre 1946.

Successivamente, fu inviato dal Cardinale Sapieha a Roma, dove conseguì il dottorato in teologia (1948), con una tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce. In quel periodo, durante le sue vacanze, esercitò il ministero pastorale tra gli emigranti polacchi in Francia, Belgio e Olanda.
Nel 1948 ritornò in Polonia e fu coadiutore dapprima nella parrocchia di Niegowić, vicino a Cracovia, e poi in quella di San Floriano, in città. Fu cappellano degli universitari fino al 1951, quando riprese i suoi studi filosofici e teologici. Nel 1953 presentò all’Università cattolica di Lublino una tesi sulla possibilità di fondare un’etica cristiana a partire dal sistema etico di Max Scheler. Più tardi, divenne professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino.

Il 4 luglio 1958, il Papa Pio XII lo nominò Vescovo titolare di Ombi e Ausiliare di Cracovia. Ricevette l’ordinazione episcopale il 28 settembre 1958 nella cattedrale del Wawel (Cracovia), dalle mani dell’Arcivescovo Eugeniusz Baziak.
Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia da Paolo VI che lo creò Cardinale il 26 giugno 1967.
Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-65) con un contributo importante nell’elaborazione della costituzione Gaudium et spes. Il Cardinale Wojtyła prese parte anche alle 5 assemblee del Sinodo dei Vescovi anteriori al suo Pontificato.
Viene eletto Papa il 16 ottobre 1978 e il 22 ottobre segue l'inizio solenne del Suo ministero di Pastore Universale della Chiesa.
Dall’inizio del suo Pontificato, Papa Giovanni Paolo II ha compiuto 146 visite pastorali in Italia e, come Vescovo di Roma, ha visitato 317 delle attuali 332 parrocchie romane. I viaggi apostolici nel mondo - espressione della costante sollecitudine pastorale del Successore di Pietro per tutte le Chiese - sono stati 104.Tra i suoi documenti principali si annoverano 14 Encicliche, 15 Esorta-zioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche. A Papa Giovanni Paolo II si ascrivono anche 5 libri: "Varcare la soglia della speranza" (ottobre 1994); "Dono e mistero: nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio" (novembre 1996); "Trittico romano", meditazioni in forma di poesia (marzo 2003); "Alzatevi, andiamo!" (maggio 2004) e "Memoria e Identità" (febbraio 2005).
Papa Giovanni Paolo II ha celebrato 147 cerimonie di beatificazione - nelle quali ha proclamato 1338 beati - e 51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi. Ha tenuto 9 concistori, in cui ha creato 231 (+ 1 in pectore) Cardinali. Ha presieduto anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio.

Dal 1978 ha convocato 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi: 6 generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990; 1994 e 2001), 1 assemblea generale straordinaria (1985) e 8 assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995, 1997, 1998 [2] e 1999).Nessun Papa ha incontrato tante persone come Giovanni Paolo II: alle Udienze Generali del mercoledì (oltre 1160) hanno partecipato più di 17 milioni e 600mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000), nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo; numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri.Muore a Roma, nel suo alloggio nella Città del Vaticano, alle ore 21.37 di sabato 2 aprile 2005. I solenni funerali in Piazza San Pietro e la sepoltura nelle Grotte Vaticane seguono l'8 aprile.

0I feb.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).
Queste parole di Maria, da lei pronunciate durante l’Annunciazione acquistano una particolare eloquenza alla luce della festa di domani: la festa della Presentazione del Signore al tempio. E proprio in occasione di questa benedizione-presentazione, Maria sentì dalla bocca di Simeone le parole profetiche: «Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele… E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,34-35). Meditiamo nella nostra preghiera la risposta data da Maria all’Annunciazione, “fiat mihi secundum verbum tuum”, leghiamo, con il pensiero e con il cuore, questa risposta alle parole di Simeone. Esse pongono un particolare accento su quella che sarà la partecipazione della Madre al sacrificio del Figlio, Redentore del mondo.[Angelus, 1 febbraio 1981]