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SPIRITO SANTO

SPIRITO SANTO
"VIENI, .."

BUONA S. PASQUA

BUONA S. PASQUA
La Resurrezione di Gesù porti il Suo Amore nei nostri cuori

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.

Nella Vita e nella Parola di Gesù l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità.

Silenzioso Dio

Fatima

Fatima
Cappella delle Apparizioni

S. Maria del Cammino





Il Papa venuto da lontano....

Il Papa venuto da lontano....
Dono di Dio per tutti gli uomini

mercoledì 31 marzo 2010

31 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

È ora di tornare a Dio! Sì, carissimi Fratelli e Sorelle, il mondo ha bisogno di Dio, spesso così poco creduto e adorato, così poco amato e obbedito. Egli non tace, ma chiede l’umile silenzio dell’ascolto. Il suo infinito rispetto per la nostra libertà non è debolezza: egli ci tratta da figli. Lasciamo che la sua parola tocchi il nostro cuore. Egli è la speranza dell’uomo ed il fondamento della sua autentica dignità. Alla prova dei fatti, si è dimostrata cieca ogni ideologia che ha voluto porre l’uomo in alternativa a Dio, la creatura al Creatore, “Senza il Creatore - ammonisce il Concilio - la creatura svanisce” (Gaudium et Spes, 36). Certo, è giusto e doveroso affermare e difendere i “diritti dell’uomo”; ma prima ancora occorre riconoscere e rispettare i “diritti di Dio”. Trascurando questi, si rischia, oltretutto, di vanificare anche quelli: “Se manca il fondamento divino e la speranza della vita eterna - afferma ancora il Concilio - la dignità umana viene lesa in maniera assai grave” (Ibid. 21). “È ora di tornare a Dio!”.
[Angelus, 7 marzo 1993]

martedì 30 marzo 2010

30 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
L’uomo del nostro tempo sente il bisogno di questo annuncio? A prima vista sembrerebbe di no giacché, soprattutto nelle espressioni pubbliche e in una certa cultura dominante, emerge l’immagine di un’umanità che fa volentieri a meno di Dio, rivendicando un’assoluta libertà anche contro la legge morale. Ma quando si guarda da vicino la realtà di ciascuna persona, costretta a fare i conti con la propria fragilità e la propria solitudine, ci si accorge che, più di quanto non si creda, gli animi sono dominati dall’angoscia, dall’ansia per il futuro, dalla paura della malattia e della morte.
Il cristianesimo non offre consolazioni a buon mercato, esigente com’è nel richiedere una fede autentica e una vita morale rigorosa. Ma ci dà motivo di speranza additandoci Dio come Padre ricco di misericordia, che ci ha donato il Figlio, mostrandoci così il suo immenso amore.
[Angelus, 9 marzo 1997]

lunedì 29 marzo 2010

29 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

In questo tempo di Quaresima siamo invitati a riflettere, rientrando in noi stessi per cogliere meglio il senso del nostro destino. Si tratta di pensare alle cose veramente essenziali della nostra esistenza. Il nostro sguardo, infatti, e con esso il nostro pensiero, sono spesso attratti dalle cose visibili che ci circondano, così che noi rischiamo di fermarci solo alle nostre necessità più immediate, trascurando di interrogarci sullo scopo ultimo della nostra vita. Ma tale scopo è importante, perché dal suo conseguimento dipende l’esito della nostra vicenda terrena.
Per scoprire con sicura chiarezza questo scopo, dobbiamo abbandonare i nostri pensieri troppo superficiali, per fare spazio in noi alla sapienza divina. Già l’Antico Testamento raccomandava la ricerca della Sapienza, che è dono divino, ma che «si lascia trovare da quelli che la cercano» (Sap 6,12). Cristo, poi, ci ha fatto capire di essere lui stesso la Sapienza venuta a istruire l’umanità. Questa Sapienza deve animare il pensiero del sacerdote ed orientarne l’insegnamento e l’azione.
[Angelus, 18 marzo 1990]

domenica 28 marzo 2010

Domenica delle Palme


CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
4 aprile 2004
XIX Giornata Mondiale della Gioventù "Vogliamo vedere Gesù" (Gv
12,21)

1. "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore" (Lc 19,38).
Con queste parole la popolazione di Gerusalemme accolse Gesù nel suo ingresso nella città santa, acclamandolo quale re d'Israele. Qualche giorno più tardi, però, la stessa folla lo rifiuterà con grida ostili: "Crocifiggilo! Crocifiggilo!" (Lc 23,21). La liturgia della Domenica delle Palme ci fa rivivere questi due momenti dell'ultima settimana della vita terrena di Cristo. Ci immerge in quella folla così volubile, che in pochi giorni passò dall'entusiasmo gioioso al disprezzo omicida.
2. Nel clima di gioia, velato di tristezza, che caratterizza la Domenica delle Palme, celebriamo la diciannovesima Giornata Mondiale della Gioventù. Quest'anno essa ha per tema "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21), la richiesta che agli Apostoli rivolsero "alcuni greci" (Gv 12,20) giunti a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Di fronte alla moltitudine venuta per ascoltarlo il Signore proclamò: "Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32). Ecco, dunque, la sua risposta: tutti coloro che cercano il Figlio dell'uomo, lo vedranno, nella festa di Pasqua, quale vero Agnello immolato per la salvezza del mondo.
Sulla Croce Gesù muore per ciascuno e ciascuna di noi. La Croce è, pertanto, il segno più grande e più eloquente del suo amore misericordioso, l'unico segno di salvezza per ogni generazione e per l'intera umanità.
3. Vent'anni or sono, al termine dell'Anno Santo della Redenzione, ho consegnato ai giovani la grande Croce di quel Giubileo. In quella occasione li ho esortati ad essere fedeli discepoli di Cristo, Re crocifisso, che "appare a noi come Colui che libera l'uomo da ciò che limita, menoma e quasi spezza alle radici stesse, nell'anima dell'uomo, nel suo cuore, nella sua coscienza questa libertà" (
Redemptor hominis, 12).
Da allora la Croce continua ad attraversare numerosi Paesi, in preparazione alle Giornate Mondiali della Gioventù. Durante i suoi pellegrinaggi ha percorso i Continenti: come fiaccola passata di mano in mano, è stata trasportata di Paese in Paese; è diventata il segno luminoso della fiducia che anima le giovani generazioni del terzo millennio.
4. Cari giovani! Celebrando il ventesimo anniversario dell'inizio di questa straordinaria avventura spirituale, lasciate che rinnovi a voi la stessa consegna di allora: "Affido a voi la Croce di Cristo! Portatela nel mondo come segno dell'amore del Signore Gesù per l'umanità, e annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c'è salvezza e redenzione" (Insegnamenti, VII, 1 [1984], 1105).
Certamente il messaggio che la Croce comunica non è facile da comprendere nella nostra epoca, in cui il benessere materiale e le comodità sono proposti e ricercati come valori prioritari. Ma voi, cari giovani, non abbiate paura di proclamare, in ogni circostanza il Vangelo della Croce. Non abbiate paura di andare controcorrente!
5. "Cristo Gesù … umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte … di croce. Per questo Dio l'ha esaltato" (Fil 2,6.8-9). Il mirabile inno della Lettera di san Paolo ai Filippesi ci ha ricordato poc'anzi che la Croce ha due aspetti indissociabili: è, allo stesso tempo, dolorosa e gloriosa. La sofferenza e l'umiliazione della morte di Gesù sono intimamente legate all'esaltazione e alla gloria della sua risurrezione.
Cari Fratelli e Sorelle! Carissimi giovani! Mai venga meno in voi la consapevolezza di questa consolante verità. La passione e la risurrezione di Cristo costituiscono il centro della nostra fede e il nostro sostegno nelle inevitabili prove quotidiane.
Maria, Vergine Addolorata e testimone silenziosa del gaudio della risurrezione, vi aiuti a seguire Cristo crocifisso e a scoprire nel mistero della Croce il pieno senso della vita.
Sia lodato Gesù Cristo!

sabato 27 marzo 2010

27 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Tutta la Quaresima è orientata verso la Pasqua. Il suo cammino deve vederci tutti impegnati. La meta verso cui ci si muove consiste, in definitiva, nella purificazione del cuore da tutto ciò che lo allontana da Dio e gli impedisce di realizzare meglio il primo comandamento: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza» (Mc 12,30). Ciascuno di noi è quindi invitato a chiedersi in che modo gli sia possibile vivere di un amore che offre tutto a Dio. I primi ad essere chiamati a questa conversione del cuore sono i sacerdoti: essi hanno la missione di incoraggiare gli uomini a convertirsi, e possono compiere tale missione solo se essi stessi sono profondamente convertiti, ossia tesi verso Dio con tutto il loro cuore e con tutte le loro forze. Il sacerdote è incaricato delle relazioni dell’umanità con Dio: egli è perciò costituzionalmente rivolto verso Dio, per far giungere a Dio le offerte umane e per condurre tutto il popolo dei credenti a rendere omaggio a Dio. I cristiani sperano di trovare nel sacerdote non solo un uomo che li accoglie, che li ascolta volentieri e testimonia loro una sincera simpatia, ma anche e soprattutto un uomo che li aiuta a guardare a Dio, a salire verso di lui.
[Angelus, 4 marzo 1990]

venerdì 26 marzo 2010

26 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

In Maria, in modo unico, si rivela il mistero salvifico della sofferenza, e il significato e l’ampiezza della solidarietà umana. Perché la Vergine non soffrì per sé, essendo la tutta bella, la sempre immacolata: soffrì per noi, in quanto è la madre di tutti.
La sofferenza di Maria, nuova Eva, accanto al nuovo Adamo, Cristo, fu e rimane la via regale della riconciliazione del mondo. «Rallegrati, Gerusalemme! Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza!».
Nella figura della Vergine madre, segnata dal dolore per la infedeltà dei figli, ma invitata ad esultare di gioia in vista della loro redenzione, si inserisce il nostro dolore: anche noi possiamo diventare “una particella dell’infinito tesoro della redenzione del mondo” (Salvifici Doloris, 27), perché altri possano condividere questo tesoro e giungere alla pienezza della gioia che esso ci ha meritato.
[Angelus, 1 aprile 1984]

giovedì 25 marzo 2010

25 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Oggi siamo invitati a rallegrarci, come un tempo Maria al momento dell’annunciazione. A lei per prima l’angelo rivolse l’invito: “Kàire”, «Rallegrati» (Lc 1,28) e Maria poté sperimentare tutta la gioia che le veniva offerta perché seppe cooperare pienamente con Dio, compiendo fino in fondo la missione che le era stata affidata. Ringraziando Maria di essere stata perfetta cooperatrice di Dio, le chiediamo di aiutare anche noi a seguire questa via. Il sacerdote infatti è chiamato a vivere in modo particolarmente intenso questa cooperazione. San Paolo era consapevole di ciò quando scriveva: «Noi siamo i cooperatori di Dio» (1Cor 3,9). Egli sottolineava il dovere di fedeltà che ne derivava. Si considerava come amministratore dell’opera divina, un amministratore che doveva gestire quest’opera secondo le intenzioni di Dio con completa docilità, ma che s’impegnava anche personalmente in essa, unendo la sua azione all’azione divina. Nella cooperazione egli utilizzava tutte le risorse e tutte le qualità di cui disponeva. Cristo ha voluto, nella sua Chiesa, cooperatori con la responsabilità di pastori, collaboratori che impieghino tutte le loro forze nel servizio per il regno da lui fondato sulla terra.

[Angelus, 25 marzo 1990]

mercoledì 24 marzo 2010

24 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Tutti conosciamo la preghiera dell’Angelus. Sappiamo che ci ricorda la scena dell’Annunciazione.
“L’angelo del Signore recò l’annuncio a Maria ed ella concepì per opera dello Spirito Santo”.
Il momento dell’annuncio è anche l’istante del concepimento verginale del Figlio di Dio.
Così, dunque, questa preghiera mariana, che recitiamo tre volte durante la giornata, ci ricorda questo grande mistero dell’Incarnazione. «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te... Benedetta tu fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo grembo» (Lc 1, 28.42).
[Vi è] un particolare nesso tra il mistero dell’Incarnazione e l’Eucaristia. “Il Verbo si fece carne ed abitò tra noi”, ripetiamo nella preghiera “dell’Angelus”. È proprio questa carne a diventare Eucaristia, quando il sacerdote pronunzia sopra il pane e il vino le parole, che Cristo pronunziò nel Cenacolo: “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. Corpo e Sangue. «Questo è il mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti. Fate questo in memoria di me!» (cfr 1 Cor 11, 24-25).
[Angelus, 1 giugno 1997]

martedì 23 marzo 2010

23 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La preghiera dell’ “Angelus” ci svela la sua profondità eucaristica. Cristo, nel Sacrificio dell’altare, sotto le specie del pane e del vino ci dà come cibo il Corpo e Sangue, che per opera dello Spirito Santo gli ha dato sua madre, Maria.
Dio Padre, scegliendo Maria come madre del suo Figlio unigenito, l’ha unita in modo particolare con l’Eucaristia.
Maria, insegnaci a comprendere sempre più pienamente questo grande mistero della fede, affinché con gioia e gratitudine accogliamo sempre l’invito del tuo Figlio: “Prendete e mangiatene, questo è il mio Corpo. Prendete e bevetene, questo è il mio Sangue”. Il sacerdozio e l’Eucaristia sono uniti indissolubilmente tra loro. Il sacerdote è ministro dell’Eucaristia. Nella comunità della Chiesa è lui ad adempiere in modo particolare l’esortazione di Cristo: “Fate questo in memoria di me”. Innestato nel Cristo-Sacerdote per mezzo del sacramento dell’Ordine, con la potenza di lui celebra il Sacrifico eucaristico. Non c’è sacerdozio senza Eucaristia. Non c’è Sacrificio eucaristico senza sacerdozio. La preghiera “dell’Angelus”, che reciteremo tra un istante, diventi dunque anche rendimento di grazie per il dono del sacerdozio e una grande supplica per le nuove vocazioni.
[Angelus, 1 giugno 1997]

lunedì 22 marzo 2010

22 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Ricordati di santificare il giorno del Signore.
La Bibbia lo pone in connessione con l’opera creatrice di Dio (cfr. Es 20,11).
Lo “shabbat”, il religioso riposo a cui l’uomo è chiamato, è l’eco dello “shabbat” di Dio dopo i giorni della creazione.
La verità spirituale del sabato biblico si compie nella domenica cristiana, giorno della Risurrezione di Cristo, “giorno del Signore” per eccellenza, in cui la vita ha trionfato sulla morte, ponendo il germe della nuova creazione.
La celebrazione della domenica, pertanto, annuncia tale evento. Essa risponde per i credenti non soltanto al dovere della preghiera, che in realtà deve fiorire in ogni ora della giornata lungo tutto l’arco della vita, ma ad una esigenza che potremmo dire di prolungata intimità col Signore.
La domenica è il giorno riservato all’incontro speciale del Padre coi suoi figli, è il momento dell’intimità tra Cristo e la Chiesa sua sposa. L’obbligo di partecipare alla Messa domenicale si comprende alla luce di questa profonda esperienza spirituale e religiosa.
[Angelus, 28 marzo 1993]

domenica 21 marzo 2010

21 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Pietà di me, o Dio...».
La nostra riflessione quaresimale si rivolge al sacramento della riconciliazione, col quale l’uomo pentito - dopo l’accusa dei peccati - ne ottiene la remissione. Solo Dio può rimettere i peccati, perché egli è Amore. Amore!
Questo incontro è sorgente di profonda gioia spirituale. Grida il salmista: «Rendimi la gioia...» (Sal 50,14). Infatti il peccato che grava sull’uomo è la sorgente di tristezza e di abbattimento.
«Rendimi la gioia di essere salvato».
Questa gioia viene restituita dalla grazia del sacramento della riconciliazione con Dio.
La grazia genera nell’uomo anche la prontezza nel soddisfare a Dio e agli uomini. Perciò il salmista prega: «Sostieni in me un animo generoso» (cfr. Sal 50,14).
L’uomo interiormente rinnovato è tanto più pronto a fare il bene quanto più, prima, il peccato lo ha legato al male.
È pronto a sopportarne i sacrifici. La grazia del sacramento della penitenza non solo “interrompe” in noi la presenza del peccato, ma veramente “rinnova la potenza dello spirito”: sprigiona le nuove energie di ciò che è buono.
[Angelus, 16 marzo 1986]

sabato 20 marzo 2010

20 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato» (Sal 50,3-4).
L’uomo si incontra con Dio mediante la verità della coscienza quando confessa il suo peccato.
La grazia della conversione lo conduce di nuovo a Dio, che Cristo ha rivelato come Padre: è il Padre di ciascuno dei figli prodighi.
Quando un peccatore si rivolge a lui con una vera conversione, quando si presenta a lui con un vero atto di dolore per i peccati, allora il Padre lo accoglie sotto il tetto della casa paterna: lo accoglie nella comunione di quell’amore, che ha rivelato ai suoi figli. Infatti «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
[Angelus, 16 marzo 1986]

venerdì 19 marzo 2010

19 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


«L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una Vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria» (Lc 1,26-27).

Nel racconto dell’Annunciazione, accanto alla Vergine santissima compare il suo sposo, Giuseppe, il grande santo che proprio oggi veneriamo. Su di lui sosta l’occhio del cuore, la sua potente intercessione accompagna e protegge il cammino della Chiesa nel corso della storia. Egli la difende dai pericoli, la sostiene nelle lotte e nelle sofferenze, le indica il cammino, le ottiene conforti e consolazioni. Abbiamo confidenza in questo santo così grande e così umile. Partecipe com’egli è del mistero di Maria e del suo Figlio divino, egli ci guiderà dolcemente e sicuramente alla comprensione di questo mistero di salvezza, e porterà a compimento quanto di più bello - alla luce di Dio - il nostro cuore desidera. San Giuseppe, con l’esempio della sua vita, parla anche a noi e ci invita a testimoniare nel mondo il nostro amore a Cristo, la nostra onestà e coerenza, il nostro impegno per costruire una società più giusta e più umana.

giovedì 18 marzo 2010

18 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La Chiesa ha ricevuto da Dio “la parola della riconciliazione” e il sacramento della riconciliazione. Il sacramento della Penitenza fu istituito da Cristo. Esso racchiude in sé la potenza salvifica della croce di Cristo e della risurrezione. Cristo dice: “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi...”.
Leggiamo in relazione a ciò nell’esortazione apostolica Reconciliatio et Paenitentia: “Il sacramento della Penitenza... è una specie di azione giudiziaria; ma questa si svolge presso un tribunale di misericordia, più che di stretta e rigorosa giustizia... il peccatore vi svela i suoi peccati e la sua condizione di creatura soggetta al peccato; si impegna a rinunciare e a combattere il peccato; accetta la pena (penitenza sacramentale) che il confessore gli impone e ne riceve l’assoluzione” (Reconciliatio et Paenitentia, 31).
L’azione del sacramento della Penitenza - prosegue poi l’esortazione - ha pure un carattere “terapeutico o medicinale”.
[Angelus, 9 marzo 1986]

mercoledì 17 marzo 2010

17 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Nel tempo di Quaresima, le nostre meditazioni si dirigono verso quell’interiore “itinerarium”, mediante il quale l’uomo si avvicina a Dio nell’atto della conversione.
La passione di Cristo contiene in sé tutta la pienezza della fatica salvifica; della fatica della redenzione, che porta in sé la vittoria assoluta sul peccato, a prezzo della passione e della morte in croce. “Tibi soli peccavi”: Contro di te, contro di te solo ho peccato. Ed ecco: tu e solo tu sei con me nel momento in cui devo convertirmi, rompendo con il peccato nella profondità del mio “io” con l’atto della mia libera volontà. In questo modo, per opera della croce di Cristo, si uniscono la grazia della conversione e il libero atto della volontà dell’uomo.
Il salmista prega poi: «Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo» (Sal 50,12). Quando l’uomo, sotto l’influsso della grazia della conversione, si volta dal male, ritrova di nuovo se stesso dinanzi a Dio, che è la sorgente inesauribile del bene. Ecco, nel momento della conversione l’uomo desidera il bene con tutto il cuore. Vuole il bene: e in questo consiste il proposito. Vuole un’altra vita, un cambiamento della condotta. In questo modo si sviluppa “l’itinerarium” interiore della riconciliazione con Dio.
[Angelus, 2 marzo 1986]

martedì 16 marzo 2010

16 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Nel tempo di Quaresima, le nostre meditazioni si dirigono verso quell’interiore “itinerarium”, mediante il quale l’uomo si avvicina a Dio nell’atto della conversione.
Esame di coscienza, atto di dolore, proposito, confessione e penitenza.
Così si chiamano le singole tappe di tale “itinerarium” nella tradizione della Chiesa, nella catechesi, nella pratica del sacramento della Penitenza. Quando il re penitente dell’antica alleanza confessa: «Contro di te ho peccato... il mio peccato mi sta sempre dinanzi» (Sal 50,5-6), mette in evidenza quel momento, che nell’“itinerarium” interiore ci avvicina di più alla conversione.
L’uomo riconosce nella sua coscienza la verità del peccato, e in pari tempo nasce il bisogno di finirla con esso. Voltarsi dal male che è il peccato.
È un momento decisivo.
È un momento pure difficile.
A volte è doloroso.
Tanto più doloroso, quanto più il peccato si è radicato nell’uomo. Quanto più è entrato nella sua vita. Quanto più l’uomo si è abituato a vivere con esso. Giustamente si avverte in questo momento decisivo la somiglianza alla croce di Cristo. [Angelus, 2 marzo 1986]

lunedì 15 marzo 2010

15 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Contro di te ho peccato».
Il peccato è contro Dio.
L’uomo può tentare di diventare “indifferente” nei confronti del peccato.
Può cercare di “neutralizzare” il peccato come spesso constatiamo che accade nel mondo contemporaneo.
Tuttavia il peccato non diventerà mai “indifferente” a Dio.
Dio è “sensibile” al peccato, fino alla croce del proprio Figlio, sul Golgota. Ma anche se il mio peccato è contro Dio, Dio non è contro di me!
Nel momento della tensione interiore della coscienza umana, Dio non proclama la sua sentenza. Non condanna.
Dio aspetta perché io mi rivolga a lui come alla Giustizia amorosa, come al Padre, nel modo che insegna la parabola del figlio prodigo. Perché “riveli” a lui il peccato. E mi affidi a lui.
In questo modo, dall’esame di coscienza passiamo a ciò che costituisce la sostanza stessa della conversione e della riconciliazione con Dio.
[Angelus, 23 febbraio 1986]

domenica 14 marzo 2010

14 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi»! (Sal 50,5).
Tante generazioni hanno camminato sulle tracce segnate dalle parole di questo Salmo. Tante persone sono state aiutate da questo meraviglioso scritto della interiore verità della coscienza, per penetrare il proprio intimo. Sono state aiutate a chiamare col suo vero nome il male, che è nell’uomo e la cui causa è l’uomo.
L’esame di coscienza è sempre una rilettura della verità più profonda su di sé, che mai deve essere cancellata.
La grandezza dell’uomo è in questa verità.
La dignità della persona richiede che l’uomo sappia chiamarla per nome, che non la falsifichi. E quando l’uomo - insieme con il salmista - confessa: «Il mio peccato mi sta sempre dinanzi», riconosce, in pari tempo, che la forza stessa della verità interiore gli ordina di andare avanti, e di dire: «Contro di te ho peccato». Il peccato è contro Dio. È contro la sua volontà e la sua santità. Non è conforme ad essa e offende Dio.
[Angelus, 23 febbraio 1986
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sabato 13 marzo 2010

13 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam».
La Quaresima è per la Chiesa tempo di penitenza e di riconciliazione con Dio mediante la croce di Cristo. L’uomo del Salmo 50 dice: «Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto» (Sal 50,5-6).
L’uomo si presenta davanti a Dio in tutta la sua verità interiore. Questa è la verità della coscienza. Si rispecchia in essa la legge morale, che è conosciuta dall’uomo: essa infatti non solo è confermata dalla rivelazione, ma è anche scritta nel cuore di ognuno. Questa legge culmina nel comandamento dell’amore. Alla luce di questa legge - e ancor più alla luce dell’amore rivelato nella croce di Cristo - l’uomo vede la sua propria vita e il suo proprio comportamento, i propri pensieri, le parole e le opere. Vede nella verità. E attraverso questa verità si incontra con Dio. Non può incontrarsi con lui se non nella verità. In questo consiste l’insostituibile grandezza della coscienza. La Quaresima interpella ed esorta con particolare vigore le nostre coscienze. Chiediamo alla Genitrice di Dio che questo invito della Quaresima trovi la risposta delle coscienze umane.
[Angelus, 16 febbraio 1986]

venerdì 12 marzo 2010

12 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La Quaresima, per la sua intima connessione con la vicenda pasquale dell’Uomo-Dio, è un tempo privilegiato per l’esercizio dell’amore verso il prossimo.
Tempo di genuina carità.
Non è raro trovare nella mentalità contemporanea, marcatamente sensibile ai canoni della giustizia, varie controindicazioni alla carità spicciola. Eppure Gesù assicura che neppure un bicchiere d’acqua, dato nel suo nome, sarà dimenticato nel bilancio della vita (cfr. Mc 9,41).
Il dramma della fame, che si consuma in più d’una regione del nostro pianeta, interpella pressantemente le coscienze. Ogni fratello che muore di fame, pesa sulla coscienza di tutti.
A stimolarci in questo grave dovere di solidarietà concorre la Vergine Maria con le parole ammonitrici del Magnificat: «Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi» (Lc 1,53).
[Angelus, 17 marzo 1985]

giovedì 11 marzo 2010

11 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16).
La liturgia della Quaresima invita a perseverare nella pratica della penitenza in preparazione alla Pasqua, nel sublime contesto dell’amore di Dio.
Dio, che è amore nell’intimità del suo essere, per amore ha mandato nel mondo il Figlio suo unigenito, perché soffrisse, morisse e risorgesse per noi.
La risposta dell’uomo a questo ineffabile progetto che ha Dio per protagonista, è scolpita nell’assioma su cui poggia la perfezione di tutta la legge: «Ama il Signore Dio tuo; ama il prossimo come te stesso» (Mt 22,37-39).
Il cristianesimo è la religione dell’amore.
La Quaresima, per la sua intima connessione con la vicenda pasquale dell’Uomo-Dio, è un tempo privilegiato per l’esercizio dell’amore verso il prossimo. La Chiesa, tra le varie forme penitenziali, ha sempre raccomandato l’elemosina, e la raccomanda ancora quale mezzo per rendere concreta la carità, condividendo ciò di cui si dispone con colui che soffre le conseguenze della povertà.
[Angelus, 17 marzo 1985]

mercoledì 10 marzo 2010

10 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il vero e implacabile nemico della libertà è il peccato, che sconvolge l’ordine in cui l’uomo è stato creato, scatenando in lui istinti e pulsioni, da cui la volontà resta inevitabilmente influenzata. L’esercizio della penitenza contribuisce a rettificare l’orientamento della mente e del cuore e a rafforzare la capacità della volontà di aderire al bene. Oggi le pratiche penitenziali comandate dalla legge della Chiesa sono talmente limitate, da non esaurire affatto il dovere e il bisogno di ciascuno di fare penitenza. Il più è affidato alla generosa iniziativa di ciascuno.
È necessario perciò che la maturità di coscienza del singolo fedele lo spinga a cercare spontaneamente, anzi di creare nell’ambito della propria libertà le forme e i modi di penitenza conformi alle personali necessità di liberazione dal peccato di purificazione e di perfezionamento. Avvalori questi sforzi la Vergine Maria, essa che liberamente accettò il disegno divino, cui doveva partecipare anche con il cuore trafitto dalla spada del dolore.
[Angelus, 10 marzo 1985]

martedì 9 marzo 2010

09 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna».Così prega la Chiesa nel tempo sacro di Quaresima con un’affermazione che, rivolta a Dio misericordioso, traccia in realtà un itinerario di vita per il cristiano nella prospettiva della Pasqua. È un itinerario che comprende il digiuno, termine col quale ben si possono intendere tutte le varie forme di privazione volontaria, a cui invita la prassi penitenziale della Chiesa. Il digiuno è conservato, in qualche misura, anche nella nuova disciplina canonica. Tale disciplina, infatti, costituisce un servizio e uno stimolo alla libertà, che è nobilissima prerogativa dell’uomo, ma prerogativa vulnerabile, che ha bisogno di essere custodita e, in certo senso, sempre conquistata. La fragilità della natura la espone a continui pericoli. Occorre quindi proteggerla con tutti quei mezzi che contribuiscono a un sano e sereno autodominio.[Angelus, 10 marzo 1985]

lunedì 8 marzo 2010

08 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Gli intenti di conversione e di pentimento, per essere autentici e duraturi, devono tradursi in atti concreti di penitenza.
Tra ciò che l’uomo è nel proprio intimo e le azioni che costituiscono la trama della sua esistenza, non può non intercorrere una coerenza fedele e limpida.
La penitenza, pertanto, è la conversione che passa dal cuore alle opere e, quindi, all’intera vita del cristiano” (Reconciliatio et Paenitentia, 4).
Uno stile di vita sinceramente improntato alla Quaresima dedica ampio spazio alle opere di penitenza. È uno stile di austerità, di autodisciplina, di misurate privazioni volte a temprare la volontà.
Il binomio conversione-penitenza, lealmente vissuto nella sua duplice dimensione intima ed esteriore, colloca il cristiano sulle orme del Maestro divino che, attraverso la passione, giunge al sepolcro e all’alba pasquale.
È l’itinerario al quale la Quaresima ci chiama. Ci accompagni in esso la materna protezione di Maria santissima.
[Angelus, 3 marzo 1985]

domenica 7 marzo 2010

07 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo» (Mc 9,7).
Ascoltare il Figlio di Dio significa innanzitutto accogliere l’imperativo preliminare che, fin dagli inizi del suo ministero pubblico, egli bandisce come proclamazione dei tempi nuovi: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Quell’imperativo, carissimi fratelli e sorelle, risuona con toni particolarmente pressanti durante la Quaresima. L’itinerario quaresimale è tutto orientato alla conversione del cuore e cioè a quella trasformazione profonda del modo di pensare e di vivere, che strappa l’uomo agli schemi e alle abitudini mondane per plasmarlo sul modello di Cristo.
La conversione del cuore non può quindi non includere la penitenza.
“La penitenza significa l’intimo cambiamento del cuore sotto l’influsso della parola di Dio e nella prospettiva del regno”, essa è l’impegno a “ristabilire l’equilibrio e l’armonia rotti dal peccato” e quindi a “cambiare direzione anche a costo di sacrificio”.
[Angelus, 3 marzo 1985]

sabato 6 marzo 2010

06 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Per essere restituito alla sua libertà, l’uomo abbisogna innanzitutto di un aiuto dall’alto che ne riordini il mondo interiore, sconvolto dal peccato: tale aiuto lo ottiene pregando.
Egli abbisogna, poi, di una volontà forte e decisa, capace di sottrarsi alle suggestioni ingannevoli del male, per orientarsi coraggiosamente sulle strade del bene: e questo suppone l’allenamento generoso alla rinuncia e al sacrificio, suppone cioè il coraggio di far penitenza, per raggiungere quell’autocontrollo che gli consenta di dominare agevolmente se stesso in armonia con la più profonda verità del proprio essere.
La Quaresima è specificamente dedicata nell’anno liturgico a questo impegno primario del cristiano.
[Angelus, 24 febbraio 1985]

venerdì 5 marzo 2010

05 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
La solenne affermazione, che risuona sulle labbra di Cristo tentato dal demonio, ci riporta allo scenario sconfinato del deserto, ove egli si è ritirato, sospinto dallo Spirito, per prepararsi nella preghiera e nel digiuno alla missione che lo attende. “Non di solo pane vive l’uomo...”. È un’affermazione che la liturgia opportunamente ripropone ogni anno nella Quaresima, periodo nel quale siamo invitati a riscoprire i valori essenziali che danno senso al nostro esistere terreno: essi non sono di ordine materiale (il “pane” della tentazione), ma appartengono alla sfera dello spirito, ove ciò che conta è la “parola che esce dalla bocca di Dio”. Per percepire questa “parola” e apprezzarne la ricchezza, occorre disporre il proprio cuore ad accoglierla con gioia. Ciò non è possibile se non ci si impegna a pregare e a fare penitenza. Preghiera e penitenza: due termini che possono apparire oggi fuori moda. E tuttavia resta un dato di fatto, puntualmente confermato dall’esperienza: l’uomo da solo, nonostante il progresso tecnico, che gli consente di dominare la natura, non riesce a dominare se stesso. È succube dei suoi limiti e delle spinte alienanti dell’ambiente.
[Angelus, 24 febbraio 1985]

giovedì 4 marzo 2010

04 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,23).
Questo è Gesù di Betlemme e di Nazaret. figlio di Dio e figlio dell’uomo. Proprio lui, quando è giunto il tempo a ciò preordinato, ha iniziato a predicare la buona novella del regno e a curare “ogni sorta di malattie e di infermità del popolo”.
Proprio lui vogliamo adorare nell’annuale periodo della Quaresima. Preghiamo che curi le malattie degli uomini contemporanei: “ogni sorta di malattia” dell’anima. E quante ve ne sono! Preghiamo che ci aiuti a convertirci, a purificarci, a trasformarci spiritualmente, a rinnovarci. Preghiamo “che il male non ci accolga”. Che vinca lui: Gesù di Nazaret, nostro redentore, crocifisso e risorto.
[Angelus, 17 febbraio 1985]

mercoledì 3 marzo 2010

03 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il tempo di Quaresima ci invita ad un rinnovato cammino di conversione. Il nostro sguardo si volge a Maria, immagine perfetta della Chiesa.
In lei infatti contempliamo la creatura dal cuore nuovo, la donna attenta e premurosa, la discepola che sa ascoltare e pregare incessantemente, la Vergine del sacrificio silenzioso.
Maria è la creatura dal “cuore nuovo”, annunciato dai profeti. Dio l’aveva promesso: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo» (Ez 36,26).
Maria è ancora la donna attenta e premurosa alle necessità spirituali e materiali dei fratelli.
Il Vangelo ne pone in evidenza la sollecitudine verso l’anziana Elisabetta, il discreto intervento alle nozze di Cana per la gioia di due giovani sposi, l’accoglienza materna del discepolo e di tutti i redenti ai piedi della Croce.
Siamo certi che ella dal cielo prolunga ancora verso gli esuli figli di Eva la sua mediazione.
[Angelus, 11 marzo 1984]

martedì 2 marzo 2010

1 mar. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Lode e onore a te, Signore Gesù! Lode a te, Verbo di Dio!».
Nel periodo di Quaresima ripetiamo, quasi ogni giorno, queste parole nella Santa Messa.
Desideriamo in questo modo manifestare la nostra venerazione per la Parola di Dio, che parla a noi con forza particolare in questo periodo.
Desideriamo manifestare la prontezza interiore nell’accogliere questa Parola. Che essa venga a noi in tutta la sua verità. Che penetri in profondità nei nostri cuori e nelle nostre coscienze. Che ci illumini. Che ci converta. Che ci liberi.
La Quaresima è sempre stata un periodo di grande catechesi. Nei primi secoli si faceva la catechesi dei catecumeni.
Oggi pure essa si fa per coloro che si preparano al Battesimo.
Ed è contemporaneamente, la catechesi di tutti i battezzati, perché nel loro Battesimo scoprano sempre di nuovo la potenza della Croce: della morte e della risurrezione di Cristo.
[Angelus, 20 febbraio 1983]