Oggi siamo invitati a rallegrarci, come un tempo Maria al momento dell’annunciazione. A lei per prima l’angelo rivolse l’invito: “Kàire”, «Rallegrati» (Lc 1,28) e Maria poté sperimentare tutta la gioia che le veniva offerta perché seppe cooperare pienamente con Dio, compiendo fino in fondo la missione che le era stata affidata. Ringraziando Maria di essere stata perfetta cooperatrice di Dio, le chiediamo di aiutare anche noi a seguire questa via. Il sacerdote infatti è chiamato a vivere in modo particolarmente intenso questa cooperazione. San Paolo era consapevole di ciò quando scriveva: «Noi siamo i cooperatori di Dio» (1Cor 3,9). Egli sottolineava il dovere di fedeltà che ne derivava. Si considerava come amministratore dell’opera divina, un amministratore che doveva gestire quest’opera secondo le intenzioni di Dio con completa docilità, ma che s’impegnava anche personalmente in essa, unendo la sua azione all’azione divina. Nella cooperazione egli utilizzava tutte le risorse e tutte le qualità di cui disponeva. Cristo ha voluto, nella sua Chiesa, cooperatori con la responsabilità di pastori, collaboratori che impieghino tutte le loro forze nel servizio per il regno da lui fondato sulla terra.
[Angelus, 25 marzo 1990]
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