«Contro di te ho peccato».
Il peccato è contro Dio.
L’uomo può tentare di diventare “indifferente” nei confronti del peccato.
Può cercare di “neutralizzare” il peccato come spesso constatiamo che accade nel mondo contemporaneo.
Tuttavia il peccato non diventerà mai “indifferente” a Dio.
Dio è “sensibile” al peccato, fino alla croce del proprio Figlio, sul Golgota. Ma anche se il mio peccato è contro Dio, Dio non è contro di me!
Nel momento della tensione interiore della coscienza umana, Dio non proclama la sua sentenza. Non condanna.
Dio aspetta perché io mi rivolga a lui come alla Giustizia amorosa, come al Padre, nel modo che insegna la parabola del figlio prodigo. Perché “riveli” a lui il peccato. E mi affidi a lui.
In questo modo, dall’esame di coscienza passiamo a ciò che costituisce la sostanza stessa della conversione e della riconciliazione con Dio.
[Angelus, 23 febbraio 1986]
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