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SPIRITO SANTO

SPIRITO SANTO
"VIENI, .."

BUONA S. PASQUA

BUONA S. PASQUA
La Resurrezione di Gesù porti il Suo Amore nei nostri cuori

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.

Nella Vita e nella Parola di Gesù l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità.

Silenzioso Dio

Fatima

Fatima
Cappella delle Apparizioni

S. Maria del Cammino





Il Papa venuto da lontano....

Il Papa venuto da lontano....
Dono di Dio per tutti gli uomini

lunedì 31 maggio 2010

31 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La liturgia ci invita oggi a contemplare il mistero della Visitazione di Maria, venuta a condividere con sua cugina Elisabetta la gioia della Buona Novella del Salvatore e ad offrire i suoi servizi.
La Visitazione di Maria a sua cugina Elisabetta è davvero un bell’episodio nel Vangelo di san Luca.
È l’incontro drammatico di due madri incinte, due donne il cui cuore è pieno di gioia nell’anticipazione del “miracolo umano” che si sta schiudendo nel loro corpo. Il racconto ha anche un importante messaggio teologico: esso mostra come Giovanni il Battista, il più grande tra i profeti dell’Antico Testamento, rese testimonianza a Gesù già dal grembo di sua madre. Esso richiama allo stesso modo l’attenzione sulla fede di Maria: «Beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45). È sul modello e sull’esempio della Madonna che dobbiamo portare al prossimo, a chi è nel bisogno, la presenza reale e letificante di Cristo, andando in aiuto delle necessità che si incontrano. Possa ella aiutarci a corrispondere alla nostra missione nella Chiesa, che è precisamente quella della condivisione!
[Angelus, ricostruito]

domenica 30 maggio 2010

30 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Solennità della SS. Trinità

Nel Vangelo secondo san Marco Simon Pietro si avvicina a Gesù immerso nella preghiera, e gli dice: «Tutti ti cercano» (Mc 1,37).
Sì, “tutti ti cercano”, o Gesù Cristo! Molti ti cercano direttamente, chiamandoti per nome, con la fede, la speranza e la carità. Vi sono alcuni che ti cercano indirettamente: attraverso gli altri. E ci sono altri che ti cercano senza saperlo... E ci sono pure coloro che ti cercano, anche se negano questa ricerca. Ciononostante, ti cercano tutti, ti cercano prima di tutto perché tu li cerchi per primo; perché tu sei diventato per tutti uomo, nel seno della vergine Madre; perché tu hai redento tutti a prezzo della tua croce. In questo modo hai aperto, nelle vie intricate e impraticabili dei cuori umani e del destino dell’uomo, la via.
A te, che sei la via, la verità e la vita, ci rivolgiamo in questa preghiera attraverso il cuore della Madre tua, la Vergine, Maria santissima.
[Angelus, 10 febbraio 1985]

sabato 29 maggio 2010

29 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Ecco io vengo» - tali parole la Lettera agli Ebrei mette sulla bocca del Figlio eterno, sulla bocca del Verbo - quando questi «diventa carne»… E ciò si compie per opera dello Spirito Santo. Si realizza mediante l’obbedienza della Vergine di Nazaret, la quale - chiamata a essere la Madre del Verbo - risponde: «Avvenga di me».
Tutto ciò è racchiuso nella preghiera all’Angelus Domini. A tutto ciò la Chiesa ci raccomanda di ritornare ogni giorno, anzi, tre volte al giorno. Infatti occorre che noi perseveriamo incessantemente nel cuore stesso del mistero, che ci ha svelato fino in fondo che «Dio è amore»; che ci ha unito a Dio nella stessa profondità di quell’amore che lui è. Occorre che noi perseveriamo in questo amore.
[Angelus, 20 gennaio 1985]

venerdì 28 maggio 2010

28 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

“Theotokos”, Genitrice di Dio! Degnati di unirci tra noi col tuo cuore materno. Affidaci al tuo Figlio, affidaci al Verbo eterno e - insieme con noi, e immensamente meglio di noi volgi la tua adorazione a Dio, uno e trino, a «colui che è, che era e che viene» (Ap 1,8). A gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo noi desideriamo esistere e agire, vivere e morire, gioire e soffrire, nel tuo cuore materno.
O “Theotokos”, Genitrice di Dio! Affidiamo a te - in Gesù Cristo, tuo Figlio a Betlemme, a Nazaret e al Calvario - l’avvenire. Nel tuo cuore materno poniamo le nostre speranze e le nostre ansie; poniamo nel tuo cuore la nostra sollecitudine quotidiana, per l’intera umanità, per ogni uomo, per la pace nel mondo contemporaneo, per la vittoria della giustizia e dell’amore, per la Chiesa e per la sua missione evangelizzatrice tra i popoli. Iscriviamo nel tuo cuore materno tutti i giorni, tutte le giovani generazioni di ogni famiglia di ogni nazione, di tutto il mondo.
O “Theotokos”, Genitrice di Dio! Che sia dato a noi tutti di vedere i frutti della conversione e della riconciliazione nella giustizia, nell’amore e nella pace.
[Angelus, 1 gennaio 1985]

giovedì 27 maggio 2010

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II - Domenica, 31 dicembre 1978

TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER LA FINE DELL’ANNO NELLA CHIESA DEDICATA AL SS. MO NOME DI GESÙ

Carissimi fratelli e sorelle.
Innanzitutto voglio salutare tutti i qui presenti romani e ospiti venuti per celebrare la chiusura dell’anno 1978, celebrare religiosamente. Rivolgo il mio cordiale saluto al cardinale Vicario, ai fratelli Vescovi, ai rappresentanti dell’autorità civile, ai sacerdoti, religiose, religiosi, soprattutto della Compagnia di Gesù, con il loro Padre Generale.
1. La domenica fra l’Ottava del Natale del Signore, cioè la domenica odierna, unisce, nella liturgia, la solenne memoria della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. La nascita di un bambino, sempre, dà inizio ad una famiglia. La nascita di Gesù a Betlemme ha dato inizio a questa Famiglia unica ed eccezionale nella storia dell’umanità; in questa Famiglia è venuto al mondo, è cresciuto ed è stato educato il Figlio di Dio, concepito e nato dalla Madre-Vergine, e contemporaneamente affidato, dall’inizio, alle cure autenticamente paterne di Giuseppe, falegname di Nazaret, il quale dinanzi alla legge ebraica fu marito di Maria, e dinanzi allo Spirito Santo fu degno suo sposo e il tutore, veramente a modo paterno, del materno mistero della sua Sposa.
La Famiglia di Nazaret, che la Chiesa, soprattutto nella liturgia odierna, mette dinanzi agli occhi di tutte le famiglie, costituisce effettivamente quel punto culminante di riferimento per la santità di ogni famiglia umana. La storia di questa Famiglia viene descritta nelle pagine del Vangelo in modo molto conciso. Veniamo a sapere appena di alcuni avvenimenti della sua vita. Tuttavia, ciò che apprendiamo è sufficiente per poter coinvolgere i momenti fondamentali nella vita di ogni famiglia, e per fare apparire quella dimensione, alla quale sono chiamati tutti gli uomini che vivono la vita familiare: padri, madri, genitori, figli. Il Vangelo ci mostra, con grande chiarezza, il profilo educativo della famiglia. “Tornò a Nazaret e stava loro sottomesso...” (Lc 2,51). È necessaria, da parte dei ragazzi e da parte della giovane generazione, questa “sottomissione”, obbedienza, prontezza ad accettare i maturi esempi della umana condotta della famiglia. Anche Gesù in questo modo era “sottomesso”. E con questa “sottomissione”, con questa prontezza del bambino ad accettare gli esempi del comportamento umano, devono misurare i genitori tutta la loro condotta. Questo è il punto particolarmente delicato della loro responsabilità di genitori, della loro responsabilità nei confronti dell’uomo, di questo piccolo, e poi crescente uomo, ad essi affidato da Dio stesso. Devono anche tener presente tutto ciò che è accaduto nella vita della Famiglia di Nazaret quando Gesù aveva dodici anni; essi, cioè, educano il proprio figlio non solo per loro, ma per lui, per i compiti che in seguito egli dovrà assumere. Gesù dodicenne ha risposto a Maria e a Giuseppe: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49).
2. I più profondi problemi umani sono collegati con la famiglia. Essa costituisce la comunità primaria, fondamentale e insostituibile per l’uomo. “La famiglia ha ricevuto da Dio questa missione, di essere la prima e vitale cellula della società”, afferma il Concilio Vaticano II (
Apostolicam Actuositatem, 11). Di ciò anche la Chiesa vuole dare una testimonianza particolare durante l’Ottava del Natale del Signore mediante la festa della Santa Famiglia. Vuole ricordare che con la famiglia sono collegati i valori fondamentali, che non si possono violare senza danni incalcolabili di natura morale. Spesso le prospettive di ordine materiale e il punto di vista “economico-sociale” prevalgono sui principi di cristiana e perfino umana moralità. Non basta, allora, esprimere solo un rammarico. Bisogna difendere questi valori fondamentali con tenacia e fermezza, perché la loro violazione porta danni incalcolabili alla società, e, in ultima analisi, all’uomo. L’esperienza delle diverse nazioni nella storia dell’umanità, come pure la nostra esperienza contemporanea, possono servire come argomento per riaffermare questa verità dolorosa, cioè che è facile, nella fondamentale sfera dell’umana esistenza in cui è decisivo il ruolo della famiglia, distruggere i valori essenziali, mentre è molto difficile ricostruire tali valori.
Di quali valori si tratta? Se dovessimo rispondere adeguatamente a questa domanda, bisognerebbe indicare tutta la gerarchia e l’insieme dei valori che vicendevolmente si definiscono e si condizionano. Però, cercando di esprimerci in modo conciso, diciamo che qui si tratta di due valori fondamentali che rigorosamente entrano nel contesto di ciò che noi chiamiamo “amore coniugale”. Il primo di essi è il valore della persona che si esprime nella reciproca fedeltà assoluta fino alla morte: fedeltà del marito nei confronti della moglie e della moglie nei confronti del marito. La conseguenza di questa affermazione del valore della persona, che si esprime nella reciproca relazione tra marito e moglie, deve essere anche il rispetto del valore personale della nuova vita, cioè del bambino, dal primo momento del suo concepimento.
La Chiesa non può mai dispensarsi dall’obbligo di custodire questi due valori fondamentali, collegati con la vocazione della famiglia. La custodia di essi è stata affidata alla Chiesa da Cristo, in modo tale che non lascia alcun dubbio. Allo stesso tempo, l’evidenza – umanamente compresa – di questi valori fa sì che la Chiesa, difendendoli, vede se stessa come portavoce della autentica dignità dell’uomo: del bene della persona, della famiglia, delle nazioni. Pur mantenendo il rispetto verso tutti coloro che pensano diversamente, è ben difficile riconoscere, dal punto di vista obiettivo e imparziale, che si comporti a misura della vera dignità umana chi tradisce la fedeltà matrimoniale, oppure chi permette che si annienti e si distrugga la vita concepita nel grembo materno. Di conseguenza, non si può ammettere che i programmi che suggeriscono, che facilitano, ammettono tale comportamento, servano al bene obiettivo dell’uomo, al bene morale, e contribuiscano a rendere la vita umana veramente più umana, veramente più degna dell’uomo; che servano alla costruzione di una società migliore.
3. La domenica odierna è anche l’ultimo giorno dell’anno 1978. Ci siamo riuniti qui, in questa liturgia, per rendere grazie a Dio per tutto il bene che ci ha elargito e dato la grazia di fare durante l’anno trascorso, e per chiedere il suo perdono per tutto ciò che, essendo contrario al bene, è anche contrario alla sua santa volontà.
Permettete che, in questo ringraziamento e in questa richiesta di perdono, mi serva anche del criterio della famiglia, questa volta però nel senso più largo. Siccome Dio è Padre, allora il criterio della famiglia ha anche questa dimensione; si riferisce a tutte le comunità umane, alle società, alle nazioni, ai paesi; si riferisce alla Chiesa e alla umanità.
Concludendo così quest’anno, rendiamo grazie a Dio per tutto ciò per cui gli uomini – nelle diverse sfere dell’esistenza terrena – diventano ancor più “famiglia”, cioè più fratelli e più sorelle, che hanno in comune l’unico Padre. Allo stesso tempo, chiediamo perdono per tutto ciò che è estraneo alla comune fratellanza degli uomini, che distrugge l’unità della famiglia umana, che la minaccia, che la impedisce.
Perciò, avendo sempre negli occhi il mio grande Predecessore Paolo VI, e l’amatissimo Papa Giovanni Paolo I, io, loro successore, nell’anno della morte di ambedue, dico oggi: “Padre nostro che sei nei cieli, accettaci in quest’ultimo giorno dell’anno 1978 nel Cristo Gesù, tuo eterno Figlio, e in lui guidaci avanti nel futuro. Nel futuro che tu stesso desideri: Dio dell’Amore, Dio della Verità, Dio della Vita!”.
Con questa preghiera sulle labbra io, successore dei due Pontefici morti in questo anno, attraverso insieme con voi la frontiera che, tra qualche ora, dividerà l’anno 1978 dal 1979

27 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo».
Questo concepimento dà inizio alla vita umana del Verbo Eterno. Viene concepito nel seno della Vergine-Madre colui che è generato eternamente dal Padre come Figlio a lui consostanziale.
Il concepimento per opera dello Spirito Santo è condizione per la nascita di Dio. Nel tempo a ciò stabilito il Figlio di Dio, concepito nel seno della Vergine, viene al mondo nella notte di Betlemme e si rivela come uomo. Con la nascita di Gesù di Nazaret giunge a feconda pienezza in mezzo all’umanità questa famiglia meravigliosa, in cui al Figlio di Dio è stato dato di diventare uomo. Maria, già prima del concepimento per opera dello Spirito Santo, era la sposa di Giuseppe; e dopo la nascita - anch’essa per opera dello Spirito Santo - egli, lo sposo della Vergine, divenne dinanzi agli uomini “padre putativo” di Gesù. A lui è stato dato di partecipare alla sollecitudine dello stesso Padre Eterno per l’Eterno Figlio che, quale uomo, è nato a Betlemme.
[Angelus, 30 dicembre 1984]

mercoledì 26 maggio 2010

26 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria, ed ella concepì per opera dello Spirito Santo». Maria concepì il Figlio eterno di Dio, «E il Verbo di Dio si è fatto uomo, e venne ad abitare in mezzo a noi».
È questo grande mistero che meditiamo ogni giorno all’Angelus: Dio si è fatto uomo nel grembo di Maria. Attraverso questo grande mistero, tutta la vita umana è cambiata. L’umanità ha ricevuto una nuova dignità. Dio ha condiviso tutte le cose con noi eccetto il peccato, di modo che noi potessimo diventare una sola cosa con Dio. Nel momento in cui Maria disse «Sì, avvenga di me quello che hai detto», Dio è sceso sulla terra, e la vita di ogni uomo e donna è stata innalzata. Nell’incarnazione ogni uomo è divenuto nostro fratello, ogni donna è divenuta nostra sorella. È per questo che san Giovanni scrive: «Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello» (1Gv 4,20-21). In questo Angelus, dunque, ci uniamo a Maria, nostra Madre, nel lodare Dio per l’Incarnazione e chiediamo al nostro Padre celeste la grazia di amare tutti i nostri fratelli e sorelle così come Cristo ci ha amato.

[Angelus, 2 febbraio 1986]

martedì 25 maggio 2010

25 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome» (Lc 1,49). Le parole pronunziate nella visita a Elisabetta rendono pienamente ciò che il cuore della Vergine di Nazaret sta vivendo dopo l’Annunciazione.
L’adorazione di Dio piena di gioia e la gioia piena dell’adorazione di Dio: ecco lo stato della sua anima beata, ecco i sentimenti più profondi che nutre il suo cuore. Essi si manifestano soprattutto nelle parole del Magnificat. Appare nel Magnificat quella gratitudine piena di umiltà che è segno infallibile dell’incontro col Dio vivente. Maria risponde al dono dall’alto non solo con le parole, ma anche con tutto il silenzio del mistero dell’Avvento che in lei si compie. Essa infatti è colei in cui l’Avvento dell’intera umanità ha assunto la forma più piena: in lei ha raggiunto il suo “zenit”. La Chiesa canta con la Madonna ogni giorno il Magnificat nella sua liturgia. In questo modo l’Avvento compiutosi nella Madre di Dio si diffonde lungo tutti i giorni della vita della Chiesa. Nel periodo dell’Avvento liturgico la Chiesa rilegge e rivive nelle parole del Magnificat quell’unica e irripetibile “Attesa” della Madre per il Bambino che deve nascere dal suo seno, che deve venire al mondo.
[Angelus, 16 dicembre 1984]

Preghiera Indiana

Quando ero giovane le mie preghiere a Dio dicevano:
"Signore dammi la forza dicambiare il mondo"

Quando fui vicino alla mezza età mi resi conto
che non avevo cambianto una sola anima

la mia preghiera allora diceva:
"Signore dammi la grazia di cambiare quelli che sono vicini
la famiglia e gli amici"

Ora che sono vecchio la mia preghiera è:
"Signore fammi la grazia di cambiare me stesso"

E se fin dall'inizio avessi pregato per questo
non avrei sprecato la mia vita

http://blog.libero.it/Lucio68/view.php?nocache=1274757095

lunedì 24 maggio 2010

24 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Madonna Ausiliatrice
La Vergine di Nazaret sente ciò che Dio le dice. Ella ascolta: non solo accoglie la parola, ma è obbediente alla parola, e risponde: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). In questo modo si compie l’Avvento: il primo Avvento dell’umanità.
Ecco, insieme col Verbo che si fece carne nel seno della Vergine, scende la giustizia.
Viene da Dio. Viene come grazia e pace: grazia e pace della riconciliazione con Dio nel Figlio eterno.
Che cosa chiede come corrispondenza quella giustizia offerta all’uomo in Cristo? Che cosa l’uomo deve portare nel suo cuore? Deve portare la fedeltà perché: «la verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo» (Sal 84,12).
[Angelus, 9 dicembre 1984]

domenica 23 maggio 2010


“Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo”. Un tempo le parole di questo canto testimoniarono l’uscita dalla schiavitù d’Egitto. Oggi proclamano la preservazione dalla schiavitù del peccato. Raccontano il miracolo della grazia di Dio. Questo miracolo è una vittoria ancora più grande di quella che il Dio d’Israele riportò sugli oppressi del suo popolo. Il miracolo dell’Immacolata Concezione è la vittoria di Cristo-Redentore. Il peccato, quale retaggio di Adamo - il peccato originale - è vinto nel primo istante della concezione di colei, che è stata scelta per essere la Madre del Redentore. Questo miracolo della grazia è stato fatto dalla “destra” e dal “braccio santo” di colui che fu inchiodato alla croce per la redenzione dei peccati dell’intera umanità. Colei che è stata eternamente scelta per essere sua Madre, è stata redenta in modo privilegiato!
[Angelus, 8 dicembre 1984]

sabato 22 maggio 2010

22 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La fede della Vergine di Nazaret ha trovato una particolare espressione salvifica nel momento dell’Annunciazione: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).
Ci uniamo pure alla fede di tutti i santi: apostoli, martiri, confessori, vergini, dottori della Chiesa, uomini e donne che nel corso dei secoli si sono distinti nel campo della santità.
Questa fede fu la via e la luce di ciascuno di essi. Ha illuminato la via e ha condotto alla Gerusalemme celeste. Così unita nel mistero della comunione di tutti i santi, a Maria e a tutti i figli e figlie del popolo di Dio nel corso dei secoli, la Chiesa non cessa di confessare: “Credo la risurrezione dei morti, credo la vita eterna”.
[Angelus, 18 novembre 1984]

venerdì 21 maggio 2010

21 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«E beata colei che ha creduto» (Lc 1,45).
Beata sei, o Maria, che hai creduto, quando il Messaggero di Dio ti ha parlato. Beata sei tu, che hai creduto “nell’adempimento delle parole del Signore”. Benedice la tua fede Elisabetta. Benedice la tua fede tutta la Chiesa. Benedice la tua fede l’umanità intera.
Tutti noi che recitiamo il santo Rosario, benediciamo la fede di Maria, in ogni suo mistero.
Preghiamo lei. E insieme preghiamo con lei. Crediamo che in questi misteri lei prega insieme con noi.
Maria ci permette di ritrovarci in mezzo alle grandi cose che l’Onnipotente ha fatto in lei, in mezzo alle “grandi opere di Dio” con cui vive la Chiesa. Lei guida maternamente la vita, nella quale si esprime la fede, la speranza e la carità della Chiesa. E questo avviene - in un particolare modo - mediante il santo Rosario. Ringraziamo per tutti i frutti di questa preghiera, mediante la quale la Madre di Cristo è stata con noi.
[Angelus, 28 ottobre 1984]

giovedì 20 maggio 2010

20 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). Queste parole, indirizzate a Maria da Elisabetta durante la visitazione, penetrano la nostra preghiera del Rosario.
Recitiamo le singole “decine”, meditiamo uno dopo l’altro i misteri: gaudiosi, dolorosi, gloriosi, e nel corso di ciascuno di essi gridiamo a Maria come ha fatto Elisabetta durante la visitazione: “Beata colei che ha creduto”!
Tu che hai creduto con fede piena di gioia: all’annunciazione, alla visitazione, alla natività, alla presentazione al tempio, al ritrovamento nel tempio. Tu che hai creduto con fede piena di dolore; durante tutta la passione del Getsemani, della flagellazione, della coronazione di spine, della via Crucis: tu che hai creduto sotto la croce al Calvario. Tu che hai creduto, con la fede di una gloria incipiente, nella glorificazione di tuo Figlio: alla risurrezione, all’ascensione, nel giorno della Pentecoste. Tu, la cui fede si compiva nell’Assunzione: Madre nostra, ornata con la corona della gloria celeste!
[Angelus, 14 ottobre 1984]

mercoledì 19 maggio 2010

19 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

“L’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria...”.
La Vergine di Nazaret divenne la Madre di Cristo: l’Angelo del Signore portò l’annuncio a Maria. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo. In Cristo tutti riceveranno la vita.
La Vergine di Nazaret - prima di diventare Madre di Cristo - ha già ricevuto la vita per mezzo di Cristo.
Avendo ricevuto la vita in Cristo sin dal primo momento del suo concepimento terreno, ha pronunciato il suo “fiat”: «Avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Ha pronunciato questo “fiat” accogliendo tutta la pienezza della “vita in Cristo”, a cui partecipano i figli e le figlie di Adamo per opera della redenzione di Gesù.
È quindi la prima dei “vivificati”, poiché ella più di tutti appartiene a Cristo nel tempo della sua venuta. È la prima dei “vivificati” per opera della risurrezione di Cristo.
Tutta la Chiesa venera e medita su questo mistero nella solennità dell’Assunzione.
[Angelus, 15 agosto 1984]

martedì 18 maggio 2010

18 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La preghiera della chiesa consente spesso il privilegio di chiamare Dio Padre, proprio perché l’eterno Figlio, della stessa sostanza del Padre, si è fatto uomo, si è fatto uno di noi.
È stato concepito nel seno di Maria Vergine, nel momento dell’Annunciazione dell’Angelo, e da lei è nato.
Proprio lui - Figlio di Maria - ci ha dato il privilegio di chiamare Dio col nome di Padre. E ci ha dato questo privilegio, perché in lui e per lui siamo diventati figli e figlie adottivi di Dio. Abbiamo quest’adozione in Cristo, nato da una madre terrena, da Maria. Ed ella concorre costantemente, perché lo spirito di questa figliolanza adottiva divina non s’indebolisca in noi, ma si rafforzi.
La Madre di Cristo, Madre della grazia divina, concorre anche affinché noi, adottati nel Figlio, come figli e figlie di Dio, possiamo ottenere l’eredità promessaci da Dio: l’eredità dell’amore e della verità, l’eredità della grazia santificante, l’eredità della vita eterna.
[Angelus, 12 agosto 1984]

lunedì 17 maggio 2010

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XLIV GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI [Domenica, 16 maggio 2010]

Cari fratelli e sorelle,
il tema della prossima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali – “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola” –, si inserisce felicemente nel cammino dell’
Anno sacerdotale, e pone in primo piano la riflessione su un ambito pastorale vasto e delicato come quello della comunicazione e del mondo digitale, nel quale vengono offerte al Sacerdote nuove possibilità di esercitare il proprio servizio alla Parola e della Parola. I moderni mezzi di comunicazione sono entrati da tempo a far parte degli strumenti ordinari, attraverso i quali le comunità ecclesiali si esprimono, entrando in contatto con il proprio territorio ed instaurando, molto spesso, forme di dialogo a più vasto raggio, ma la loro recente e pervasiva diffusione e il loro notevole influsso ne rendono sempre più importante ed utile l’uso nel ministero sacerdotale.
Compito primario del Sacerdote è quello di annunciare Cristo, la Parola di Dio fatta carne, e comunicare la multiforme grazia divina apportatrice di salvezza mediante i Sacramenti. Convocata dalla Parola, la Chiesa si pone come segno e strumento della comunione che Dio realizza con l’uomo e che ogni Sacerdote è chiamato a edificare in Lui e con Lui. Sta qui l’altissima dignità e bellezza della missione sacerdotale, in cui viene ad attuarsi in maniera privilegiata quanto afferma l’apostolo Paolo: “Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso… Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?” (Rm 10,11.13-15).
Per dare risposte adeguate a queste domande all’interno dei grandi cambiamenti culturali, particolarmente avvertiti nel mondo giovanile, le vie di comunicazione aperte dalle conquiste tecnologiche sono ormai uno strumento indispensabile. Infatti, il mondo digitale, ponendo a disposizione mezzi che consentono una capacità di espressione pressoché illimitata, apre notevoli prospettive ed attualizzazioni all’esortazione paolina: “Guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1Cor 9,16). Con la loro diffusione, pertanto, la responsabilità dell’annuncio non solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace. Al riguardo, il Sacerdote viene a trovarsi come all’inizio di una “storia nuova”, perché, quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il mondo digitale amplierà i suoi confini, tanto più egli sarà chiamato a occuparsene pastoralmente, moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola.
Tuttavia, la diffusa multimedialità e la variegata “tastiera di funzioni” della medesima comunicazione possono comportare il rischio di un’utilizzazione dettata principalmente dalla mera esigenza di rendersi presente, e di considerare erroneamente il web solo come uno spazio da occupare. Ai Presbiteri, invece, è richiesta la capacità di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità che si esprimono ormai, sempre più spesso, attraverso le tante “voci” scaturite dal mondo digitale, ed annunciare il Vangelo avvalendosi, accanto agli strumenti tradizionali, dell’apporto di quella nuova generazione di audiovisivi (foto, video, animazioni, blog, siti web), che rappresentano inedite occasioni di dialogo e utili mezzi anche per l’evangelizzazione e la catechesi.
Attraverso i moderni mezzi di comunicazione, il Sacerdote potrà far conoscere la vita della Chiesa e aiutare gli uomini di oggi a scoprire il volto di Cristo, coniugando l’uso opportuno e competente di tali strumenti, acquisito anche nel periodo di formazione, con una solida preparazione teologica e una spiccata spiritualità sacerdotale, alimentata dal continuo colloquio con il Signore. Più che la mano dell’operatore dei media, il Presbitero nell’impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un’anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della “rete”.
Anche nel mondo digitale deve emergere che l’attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale. La pastorale nel mondo digitale, infatti, deve poter mostrare agli uomini del nostro tempo, e all’umanità smarrita di oggi, che “Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda” (Benedetto XVI,
Discorso alla Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi: L’Osservatore Romano, 21-22 dicembre 2009, p. 6).
Chi meglio di un uomo di Dio può sviluppare e mettere in pratica, attraverso le proprie competenze nell’ambito dei nuovi mezzi digitali, una pastorale che renda vivo e attuale Dio nella realtà di oggi e presenti la sapienza religiosa del passato come ricchezza cui attingere per vivere degnamente l’oggi e costruire adeguatamente il futuro? Compito di chi, da consacrato, opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l’attenzione alle persone e ai loro veri bisogni spirituali; offrendo agli uomini che vivono questo nostro tempo “digitale” i segni necessari per riconoscere il Signore; donando l’opportunità di educarsi all’attesa e alla speranza e di accostarsi alla Parola di Dio, che salva e favorisce lo sviluppo umano integrale. Questa potrà così prendere il largo tra gli innumerevoli crocevia creati dal fitto intreccio delle autostrade che solcano il cyberspazio e affermare il diritto di cittadinanza di Dio in ogni epoca, affinché, attraverso le nuove forme di comunicazione, Egli possa avanzare lungo le vie delle città e fermarsi davanti alle soglie delle case e dei cuori per dire ancora: “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).
Nel
Messaggio dello scorso anno ho incoraggiato i responsabili dei processi comunicativi a promuovere una cultura di rispetto per la dignità e il valore della persona umana. E’ questa una delle strade nelle quali la Chiesa è chiamata ad esercitare una “diaconia della cultura” nell’odierno “continente digitale”. Con il Vangelo nelle mani e nel cuore, occorre ribadire che è tempo anche di continuare a preparare cammini che conducono alla Parola di Dio, senza trascurare di dedicare un’attenzione particolare a chi si trova nella condizione di ricerca, anzi procurando di tenerla desta come primo passo dell’evangelizzazione. Una pastorale nel mondo digitale, infatti, è chiamata a tener conto anche di quanti non credono, sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche, dal momento che i nuovi mezzi consentono di entrare in contatto con credenti di ogni religione, con non credenti e persone di ogni cultura. Come il profeta Isaia arrivò a immaginare una casa di preghiera per tutti i popoli (cfr Is 56,7), è forse possibile ipotizzare che il web possa fare spazio - come il “cortile dei gentili” del Tempio di Gerusalemme - anche a coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto?
Lo sviluppo delle nuove tecnologie e, nella sua dimensione complessiva, tutto il mondo digitale rappresentano una grande risorsa per l’umanità nel suo insieme e per l’uomo nella singolarità del suo essere e uno stimolo per il confronto e il dialogo. Ma essi si pongono, altresì, come una grande opportunità per i credenti. Nessuna strada, infatti, può e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all’uomo. I nuovi media, pertanto, offrono innanzitutto ai Presbiteri prospettive sempre nuove e pastoralmente sconfinate, che li sollecitano a valorizzare la dimensione universale della Chiesa, per una comunione vasta e concreta; ad essere testimoni, nel mondo d’oggi, della vita sempre nuova, generata dall’ascolto del Vangelo di Gesù, il Figlio eterno venuto fra noi per salvarci. Non bisogna dimenticare, però, che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione.
A voi, carissimi Sacerdoti, rinnovo l’invito a cogliere con saggezza le singolari opportunità offerte dalla moderna comunicazione. Il Signore vi renda annunciatori appassionati della buona novella anche nella nuova “agorà” posta in essere dagli attuali mezzi di comunicazione.
Con tali voti, invoco su di voi la protezione della Madre di Dio e del Santo Curato d’Ars e con affetto imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica.

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

IL MESSAGGIODI FATIMA
PRESENTAZIONE


Nel passaggio dal secondo al terzo millennio il Papa Giovanni Paolo II ha deciso di rendere pubblico il testo della terza parte del « segreto di Fatima ».
Dopo gli eventi drammatici e crudeli del secolo XX°, uno dei più cruciali della storia dell'uomo, culminato con l'attentato cruento al « dolce Cristo in terra », si apre dunque un velo su di una realtà che fa storia e che la interpreta in profondità, secondo una dimensione spirituale a cui la mentalità odierna, spesso venata di razionalismo, è refrattaria.
Apparizioni e segni soprannaturali punteggiano la storia, entrano nel vivo delle vicende umane e accompagnano il cammino del mondo, sorprendendo credenti e non credenti. Queste manifestazioni, che non possono contraddire il contenuto della fede, devono convergere verso l'oggetto centrale dell'annuncio di Cristo: l'amore del Padre che suscita negli uomini la conversione e dona la grazia per abbandonarsi a Lui con devozione filiale. Tale è anche il messaggio di Fatima che, con l'accorato appello alla conversione e alla penitenza, sospinge in realtà al cuore del Vangelo.
Fatima è senza dubbio la più profetica delle apparizioni moderne. La prima e la seconda parte del « segreto » — che vengono pubblicate nell'ordine per completezza di documentazione — riguardano anzitutto la spaventosa visione dell'inferno, la devozione al Cuore Immacolato di Maria, la seconda guerra mondiale, e poi la previsione dei danni immani che la Russia, nella sua defezione dalla fede cristiana e nell'adesione al totalitarismo comunista, avrebbe recato all'umanità.
Nessuno nel 1917 avrebbe potuto immaginare tutto questo: i tre pastorinhos di Fatima vedono, ascoltano, memorizzano, e Lucia, la testimone sopravvissuta, nel momento in cui riceve il comando del Vescovo di Leiria e il permesso di Nostra Signora, mette per iscritto.
Per quanto riguarda la descrizione delle prime due parti del « segreto », peraltro già pubblicato e perciò conosciuto, è stato scelto il testo scritto da Suor Lucia nella terza memoria del 31 agosto 1941; nella quarta memoria dell'8 dicembre 1941 vi aggiunge poi qualche annotazione.
La terza parte del « segreto » fu scritta « per ordine di Sua Eccellenza il Vescovo di Leiria e della Santissima Madre... » il 3 gennaio 1944.
Esiste un solo manoscritto, che viene qui riprodotto fotostaticamente. La busta sigillata fu custodita dapprima dal Vescovo di Leiria. Per meglio tutelare il « segreto », la busta fu consegnata il 4 aprile 1957 all'Archivio Segreto del Sant'Uffizio. Suor Lucia fu avvertita di ciò dal Vescovo di Leiria.
Secondo appunti d'Archivio, d'accordo con l'Em.mo Card. Alfredo Ottaviani, il 17 agosto 1959 il Commissario del Sant'Uffizio, Padre Pierre Paul Philippe, O.P., portò a Giovanni XXIII la busta contenente la terza parte del « segreto di Fatima ». Sua Santità « dopo talune esitazioni » disse: «Aspettiamo. Pregherò. Le farò sapere ciò che ho deciso ».(1)
In realtà Papa Giovanni XXIII decise di rinviare la busta sigillata al Sant'Uffizio e di non rivelare la terza parte del « segreto ».
Paolo VI lesse il contenuto con il Sostituto Sua Ecc.za Mons. Angelo Dell'Acqua, il 27 marzo 1965, e rinviò la busta all'Archivio del Sant'Uffizio, con la decisione di non pubblicare il testo.
Giovanni Paolo II, da parte sua, ha richiesto la busta contenente la terza parte del « segreto » dopo l'attentato del 13 maggio 1981. Sua Eminenza il Card. Franjo Seper, Prefetto della Congregazione, consegnò a Sua Ecc.za Mons. Eduardo Martinez Somalo, Sostituto della Segreteria di Stato, il 18 luglio 1981, due buste: – una bianca, con il testo originale di Suor Lucia in lingua portoghese; – un'altra color arancione, con la traduzione del « segreto » in lingua italiana. L'11 agosto seguente Mons. Martinez ha restituito le due buste all'Archivio del Sant'Uffizio.(2)
Come è noto Papa Giovanni Paolo II pensò subito alla consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria e compose egli stesso una preghiera per quello che definì « Atto di affidamento » da celebrarsi nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 7 giugno 1981, solennità di Pentecoste, giorno scelto per ricordare il 1600° anniversario del primo Concilio Costantinopolitano, e il 1550° anniversario del Concilio di Efeso. Essendo il Papa forzatamente assente venne trasmessa la sua allocuzione registrata. Riportiamo il testo che si riferisce esattamente all'atto di affidamento:
« O Madre degli uomini e dei popoli, Tu conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, Tu senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre che scuotono il mondo, accogli il nostro grido rivolto nello Spirito Santo direttamente al Tuo cuore ed abbraccia con l'amore della Madre e della Serva del Signore coloro che questo abbraccio più aspettano, einsieme coloro il cui affidamento Tu pure attendi in modo particolare. Prendi sotto la Tua protezione materna l'intera famiglia umana che, con affettuoso trasporto, a Te, o Madre, noi affidiamo. S'avvicini per tutti il tempo della pace e della libertà, il tempo della verità, della giustizia e della speranza ».(3)
Ma il Santo Padre, per rispondere più pienamente alle domande di « Nostra Signora » volle esplicitare durante l'Anno Santo della Redenzione l'atto di affidamento del 7 giugno 1981, ripetuto a Fatima il 13 maggio 1982. Nel ricordo del Fiat pronunciato da Maria al momento dell'Annunciazione, il 25 marzo 1984 in piazza San Pietro, in unione spirituale con tutti i Vescovi del mondo, precedentemente « convocati », il Papa affida al Cuore Immacolato di Maria gli uomini e i popoli, con accenti che rievocano le accorate parole pronunciate nel 1981:
« E perciò, o Madre degli uomini e dei popoli, Tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, Tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al Tuo Cuore: abbraccia con amore di Madre e di Serva del Signore, questo nostro mondo umano, che Ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.
In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.
“Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio”! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! »
Poi il Papa continua con maggiore forza e concretezza di riferimenti, quasi commentando il Messaggio di Fatima nei suoi tristi avveramenti:
« Ecco, trovandoci davanti a Te, Madre di Cristo, dinanzi al Tuo Cuore Immacolato, desideriamo, insieme con tutta la Chiesa, unirci alla consacrazione che, per amore nostro, il Figlio Tuo ha fatto di se stesso al Padre: “Per loro — egli ha detto — io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità” (Gv 17, 19). Vogliamo unirci al nostro Redentore in questa consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale, nel suo Cuore divino, ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.
La potenza di questa consacrazionedura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell'uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.
Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l'umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, in unione con Cristo stesso! L'opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa.
Lo manifesta il presente Anno della Redenzione: il Giubileo straordinario di tutta la Chiesa.
Sii benedetta, in questo Anno Santo, sopra ogni creatura Tu, Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisti alla Divina chiamata!
Sii salutata Tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del Tuo Figlio!
Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Illumina specialmente i popoli di cui Tu aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento. Aiutaci a vivere nella verità della consacrazione di Cristo per l'intera famiglia umana del mondo contemporaneo.
AffidandoTi, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, Ti affidiamo anche la stessa consacrazione del mondo, mettendola nel Tuo Cuore materno.
Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli uomini d'oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla vita presente e sembra chiudere le vie verso il futuro!
Dalla fame e dalla guerra, liberaci!
Dalla guerra nucleare, da un'autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci!
Dai peccati contro la vita dell'uomo sin dai suoi albori, liberaci!
Dall'odio e dall'avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!
Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci!
Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!
Dal tentativo di offuscare nei cuori umani la verità stessa di Dio, liberaci!
Dallo smarrimento della coscienza del bene e del male, liberaci!
Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci!
Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società!
Aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato: il peccato dell'uomo e il “peccato del mondo”, il peccato in ogni sua manifestazione.
Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l'infinita potenza salvifica della Redenzione: potenza dell'Amore misericordioso! Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel Tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della Speranza! ».(4)
Suor Lucia confermò personalmente che tale atto solenne e universale di consacrazione corrispondeva a quanto voleva Nostra Signora (« Sim, està feita, tal como Nossa Senhora a pediu, desde o dia 25 de Março de 1984 »: « Sì, è stata fatta, così come Nostra Signora l'aveva chiesto, il 25 marzo 1984 »: lettera dell'8 novembre 1989). Ogni discussione perciò ed ogni ulteriore petizione sono senza fondamento.
Nella documentazione che viene offerta si aggiungono ai manoscritti di Suor Lucia quattro altri testi: 1) la lettera del Santo Padre a Suor Lucia in data 19 aprile 2000; 2) una descrizione del colloquio avuto con Suor Lucia in data 27 aprile 2000; 3) la comunicazione letta per incarico del Santo Padre, a Fatima il 13 maggio c.a. da Sua Eminenza il Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato; 4) il commento teologico di Sua Eminenza il Card. Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Un'indicazione per l'interpretazione della terza parte del « segreto » era già stata offerta da Suor Lucia in una lettera al Santo Padre del 12 maggio 1982. In essa dice:
« La terza parte del segreto si riferisce alle parole di Nostra Signora: “Se no [la Russia] spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte” (13-VII-1917).
La terza parte del segreto è una rivelazione simbolica, che si riferisce a questa parte del Messaggio, condizionato dal fatto se accettiamo o no ciò che il Messaggio stesso ci chiede: “Se accetteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, ecc.”.
Dal momento che non abbiamo tenuto conto di questo appello del Messaggio, verifichiamo che esso si è compiuto, la Russia ha invaso il mondo con i suoi errori. E se non constatiamo ancora la consumazione completa del finale di questa profezia, vediamo che vi siamo incamminati a poco a poco a larghi passi. Se non rinunciamo al cammino di peccato, di odio, di vendetta, di ingiustizia violando i diritti della persona umana, di immoralità e di violenza, ecc.
E non diciamo che è Dio che così ci castiga; al contrario sono gli uomini che da se stessi si preparano il castigo. Dio premurosamente ci avverte e chiama al buon cammino, rispettando la libertà che ci ha dato; perciò gli uomini sono responsabili».(5)
La decisione del Santo Padre Giovanni Paolo II di rendere pubblica la terza parte del « segreto » di Fatima chiude un tratto di storia, segnata da tragiche volontà umane di potenza e di iniquità, ma permeata dall'amore misericordioso di Dio e dalla premurosa vigilanza della Madre di Gesù e della Chiesa.
Azione di Dio, Signore della storia, e corresponsabilità dell'uomo, nella sua drammatica e feconda libertà, sono i due perni sui quali si costruisce la storia dell'umanità.
La Madonna apparsa a Fatima ci richiama a questi valori dimenticati, a questo avvenire dell'uomo in Dio, di cui siamo parte attiva e responsabile.
Tarcisio Bertone,SDB
Arcivescovo emerito di Vercelli
Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede

17 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

In Maria, madre di Cristo si è compiuto nel modo più alto il mistero del regno dei cieli qui, sulla terra.
In essa si compie nel modo più pieno il mistero del regno dei cieli. E anche per il suo tramite il Vangelo di Cristo parla alle generazioni sempre rinnovantisi degli uomini.
Preghiamo dunque, perché cresca in ognuno di noi quell’amore di Dio, di cui scrive san Paolo. L’amore è la sorgente di tutti i beni, perché “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.
L’amore è un dono della grazia divina e nello stesso tempo contribuisce all’aumento della grazia. In questo modo si realizza anche la nostra vocazione secondo il disegno di Dio. Oggi, in unione con Maria, imploriamo soprattutto questo per noi stessi, per i nostri cari, per tutti gli uomini.
[Angelus, 29 luglio 1984]

sabato 15 maggio 2010

15 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La disponibilità di Maria, la sua apertura di cuore, è opera dello Spirito Santo.
“Lo Spirito Santo scenderà su di te”.
Ella ha come “sposato” lo Spirito Santo. Fin dai primi istanti dell’incarnazione, per ispirazione dello Spirito Santo, ella canta al Signore il Magnificat, che esprime lo slancio di un cuore nuovo. In lei si realizza in modo stupendo la profezia di Ezechiele: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo» (Ez 36,26).
Insieme a lei, cari fratelli e sorelle dobbiamo senza posa chiedere allo Spirito Santo un cuore nuovo, la cui trasparenza lasci penetrare la verità che rende liberi e accolga l’amore di Dio per diffonderlo nel mondo, verso tutti gli uomini di cui Dio vuole la salvezza. Anche in questo caso, Maria è il nostro modello e la nostra madre. “Al mattino della Pentecoste, ella ha presieduto con la sua preghiera all’inizio dell’evangelizzazione sotto l’azione dello Spirito Santo: sia lei la stella dell’evangelizzazione!” (Evangelii Nuntiandi, 82).
[Angelus, 17 giugno 1984]

venerdì 14 maggio 2010

14 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La Vergine Maria non è forse il modello per eccellenza dell’apertura del cuore allo Spirito Santo? Secondo una felice tradizione della Chiesa cattolica, l’Angelus ricorda ogni giorno l’aurora della nostra salvezza: l’annuncio a Maria, la sua risposta, il suo “fiat” e l’incarnazione del Figlio di Dio nel suo seno.
Il suo “fiat” gioioso di Nazaret testimonia la sua libertà interiore, fatta di fiducia e di serenità.
Ella non sapeva come si sarebbe dovuto svolgere il servizio al Signore, né quale sarebbe stata la vita di suo Figlio. Ma, lungi dalla paura e dall’angoscia, ella appariva sovranamente libera e disponibile. Ella agisce già secondo la grazia di Cristo che “ci insegna che il miglior uso della libertà consiste nella carità che si realizza nel dono e nel servizio” (Redemptor Hominis, 21).
[Angelus, 17 giugno 1984]

giovedì 13 maggio 2010

13 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Beata Vergine Maria di Fatima
«Stava presso la croce di Gesù la Madre». Crocifissa col Figlio crocifisso (cfr. Gal 2,20), contemplava con angoscia di madre e con eroica fede di discepola la morte del suo Dio; “e acconsentiva con amore all’immolazione della vittima, che lei stessa aveva generato” (Lumen Gentium, 58), per quel sacrificio. Pronunciò allora il suo ultimo “fiat”, facendo la volontà del Padre in nostro favore e accogliendoci tutti come figli, per testamento di Cristo: «Donna, ecco il tuo figlio!» (Gv 19,26). «Ecco la tua Madre!», disse Gesù al discepolo; «e da quell’ora il discepolo la prese con sé» (Gv 19,27): il discepolo vergine accolse la Vergine madre come sua luce, suo tesoro, suo bene, come il dono più caro ereditato dal Signore. E l’amò teneramente con cuore di figlio.


“Perciò non mi meraviglio - scrive Ambrogio (De institutione virginis, 50) - che abbia narrato i divini misteri meglio degli altri colui che ebbe accanto a sé la dimora dei celesti misteri”.


[Angelus, 15 aprile 1984]

mercoledì 12 maggio 2010

12 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Nell’Akathistos, celebre inno che da molti secoli ovunque si canta, “in piedi”, in onore della madre di Dio, Maria è presente al mistero che si è compiuto un giorno nel suo grembo, costituendola trono di Dio più fulgido di un trono di angeli: “Ave, o trono santissimo di colui che siede sui cherubini”; è presente nell’effusione di pace e di perdono che Dio per suo mezzo elargisce al mondo: “Ave, clemenza di Dio verso l’uomo”. È presente nella misericordia che continua ad effondersi copiosa, nella grazia che ci riveste di luce: “Ave, campo che produci abbondanza di misericordie”. È presente sulla bocca degli apostoli che annunciano la parola e nella testimonianza dei martiri, che per Cristo vanno alla morte: “Ave, tu degli apostoli la voce perenne; ave, dei martiri l’indomito ardire”. È presente nell’itinerario di fede che porta i catecumeni al Battesimo, nei sacramenti che generano e alimentano la Chiesa: “Ave, tu sei la fonte dei santi martiri, tu la sorgente delle acque abbondanti, tu vita del sacro banchetto”. È presente nel pellegrinaggio della Chiesa verso la patria dei cieli, lungo il deserto del mondo. “Ave, per te innalziamo i trofei; ave, per te cadon vinti i nemici”. È presente accanto a ciascuno di noi, che in lei confidiamo: “Ave, tu medicina del mio corpo, tu salvezza dell’anima mia!”.
[Angelus, 8 aprile 1984]

martedì 11 maggio 2010

11 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Nelle Chiese di rito bizantino ha luogo una significativa celebrazione liturgica mariana: la celebrazione dell’Akathistos, celebre inno che da molti secoli ovunque si canta, “in piedi”, in onore della Madre di Dio. Monasteri e parrocchie, soprattutto delle Chiese ortodosse nostre sorelle, vivono con profonda pietà e con intensa partecipazione questa liturgia, cantando la Vergine nel cuore del mistero che salva: il mistero del Verbo incarnato e della sua Chiesa.
“Ave, per te sorge la gioia; ave, per te tramonta il dolore”.
Così inizia quell’inno antico. La presenza della Vergine infatti, nell’economia di Dio, si estende quanto si estende il mistero dell’umanità di Cristo, sacramento vivo dell’unità e della salvezza del genere umano. Ovunque Cristo irradia la sua azione salvifica, ivi misteriosamente è presente la Madre, che lo ha vestito di carne e lo ha donato al mondo.
[Angelus, 8 aprile 1984]

lunedì 10 maggio 2010

10 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

In Maria in modo unico, si rivela il mistero salvifico della sofferenza, e il significato e l’ampiezza della solidarietà umana. Perché la Vergine non soffrì per sé, essendo la tutta bella, la sempre immacolata: soffrì per noi, in quanto è la madre di tutti. Come Cristo «si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Is 53,4), così anche lei fu gravata come da dolori da parto per un’immensa maternità che ci rigenera a Dio. La sofferenza di Maria, nuova Eva, accanto al nuovo Adamo, Cristo, fu e rimane la via regale della riconciliazione del mondo. “Rallegrati, Gerusalemme! Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza!”.
Nella figura della Vergine madre, segnata dal dolore per la infedeltà dei figli, ma invitata ad esultare di gioia in vista della loro redenzione, si inserisce il nostro dolore: anche noi possiamo diventare “una particella dell’infinito tesoro della redenzione del mondo” (Salvifici Doloris, 27), perché altri possano condividere questo tesoro e giungere alla pienezza della gioia che esso ci ha meritato.
[Angelus, 1 aprile 1984]

domenica 9 maggio 2010

09 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi!».
In questa antifona mi è caro intravedere, attraverso le parole di Isaia, che la liturgia applica alla Chiesa il mistero della Vergine madre, della sua gioia e del suo materno dolore. Poiché Maria è la vera figlia di Sion, compendio spirituale dell’antica Gerusalemme, inizio e vertice della Chiesa di Cristo; anzi, è la nuova Eva, la vera madre di tutti i viventi.
Essa, come figlia di Sion, e come nuova Eva, oggi è invitata a gioire. Non si può infatti capire il dolore umano, se non nel contesto di una felicità perduta; e non ha senso il dolore, se non in vista di una felicità promessa.
“Rallegrati, Gerusalemme!”.
Il dolore della Gerusalemme cantata dai profeti era la conseguenza delle infedeltà dei suoi figli, che avevano provocato il castigo di Dio e l’esilio dalla patria. Il dolore di questa misteriosa nuova figlia di Sion, Maria, è conseguenza delle innumerevoli colpe di tutti i figli di Adamo, colpe che hanno causato la nostra espulsione dal paradiso.
[Angelus, 1 aprile 1984]

sabato 8 maggio 2010

08 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Maria è la creatura dal “cuore nuovo”, annunciato dai profeti. Dio l’aveva promesso: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo» (Ez 36,26).
La vicenda storica di Maria, a partire dall’immacolato concepimento, si svolse tutta all’ombra dello Spirito; ma soprattutto nell’Annunciazione ricevette dallo Spirito Santo quel “cuore nuovo” che la rese docile a Dio, capace di accogliere il suo progetto di salvezza e di corrispondervi con assoluta fedeltà, per tutta la vita. È la “Virgo fidelis”: colei che compendia l’antico Israele e prefigura la Chiesa, sposata a Dio per sempre, nella fedeltà e nell’amore (cfr. Os 2,21-22).Maria è ancora la donna attenta e premurosa alle necessità spirituali e materiali dei fratelli.
Siamo certi che ella dal cielo prolunga ancora verso gli esuli figli di Eva la sua mediazione. Maria inoltre è discepola che ha incarnato il Vangelo fino al sacrificio e al martirio della “spada” incruenta, che Simeone le aveva predetto nel tempio, congiungendo la sua sorte al sacrificio cruento del Figlio. Davanti alla proposta sconcertante di Dio, ella non dubitò di ripetere ogni giorno il “sì” dell’Annunciazione, perché diventasse il “sì” della Pasqua, per sé e per tutto il genere umano. [Angelus, 11 marzo 1984]

Madonna SS. di Pompei

Supplica
alla
MADONNA DEL ROSARIO DI POMPEI
(da recitarsi l'8 maggio e la prima domenica di ottobre a mezzogiorno)
I. - O Augusta Regina delle vittorie, o Vergine sovrana del Paradiso, al cui nome potente si rallegrano i cieli e tremano per terrore gli abissi, o Regina gloriosa del Santissimo Rosario, noi tutti, avventurati figli vostri, che la bontà vostra ha prescelti in questo secolo ad innalzarvi un Tempio in Pompei, qui prostrati ai vostri piedi, in questo giorno solennissimo della festa dei novelli vostri trionfi sulla terra degl'idoli e dei demoni, effondiamo con lacrime gli affetti del nostro cuore, e con la confidenza di figli vi esponiamo le nostre miserie.
Deh! da quel trono di clemenza ove sedete Regina, volgete, o Maria, lo sguardo vostro pietoso verso di noi, su tutte le nostre famiglie, sull'Italia, sull'Europa, su tutta la Chiesa; e vi prenda compassione degli affanni in cui volgiamo e dei travagli che ne amareggiano la vita. Vedete, o Madre, quanti pericoli nell'anima e nel corpo ne circondano: quante calamità e afflizioni ne costringono! O Madre, trattenete il braccio della giustizia del vostro Figliuolo sdegnato e vincete colla clemenza il cuore dei peccatori: sono pur nostri fratelli e figli vostri, che costarono sangue al dolce Gesù, e trafitture di coltello al vostro sensibilissimo Cuore. Oggi mostratevi a tutti, qual siete, Regina di pace e di perdono.
Salve Regina.
II. - È vero, è vero che noi per primi, benché vostri figliuoli, coi peccati torniamo a crocifiggere in cuor nostro Gesù, e trafiggiamo novellamente il vostro Cuore. Sì, lo confessiamo, siamo meritevoli dei più aspri flagelli. Ma Voi ricordatevi che sulla vetta del Golgota raccoglieste le ultime stille di quel sangue divino e l'ultimo testamento del Redentore moribondo. E quel testamento di un Dio, suggellato col sangue di un Uomo-Dio, vi dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori. Voi, dunque, come nostra Madre, siete la nostra Avvocata, la nostra Speranza. E noi gementi stendiamo a Voi le mani supplichevoli, gridando: Misericordia!
Pietà vi prenda, o Madre buona, pietà di noi, delle anime nostre, delle nostre famiglie, dei nostri parenti, dei nostri amici, dei nostri fratelli estinti, e soprattutto dei nostri nemici, e di tanti che si dicono cristiani, e pur dilacerano il Cuore amabile del vostro Figliuolo. Pietà, deh! pietà oggi imploriamo per le nazioni traviate, per tutta l'Europa, per tutto il mondo, che torni pentito al cuor vostro. Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia.
Salve Regina.
III. - Che vi costa, o Maria, l'esaudirci? Che vi costa il salvarci? Non ha Gesù riposto nelle vostre mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie? Voi sedete coronata Regina alla destra del vostro Figliuolo, circondata di gloria immortale su tutti i cori degli Angeli. Voi distendete il vostro dominio per quanto son distesi i cieli, e a Voi la terra e le creature tutte che in essa abitano sono soggette. Il vostro dominio si estende fino all'inferno, e Voi sola ci strappate dalle mani di Satana, o Maria.
Voi siete l'Onnipotente per grazia. Voi dunque potete salvarci. Che se dite di non volerci aiutare, perché figli ingrati ed immeritevoli della vostra protezione, diteci almeno a chi altri mai dobbiamo ricorrere per essere liberati da tanti flagelli.
Ah, no! Il vostro Cuore di Madre non patirà di veder noi, vostri figli, perduti. Il Bambino che noi vediamo sulle vostre ginocchia, e la mistica corona che miriamo nella vostra mano, c'ispirano fiducia che noi saremo esauditi. E noi confidiamo pienamente in Voi, ci gettiamo ai vostri piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri, ed oggi stesso, sì, oggi da Voi aspettiamo le sospirate grazie.
Salve Regina.
Chiediamo la benedizione a Maria.
Un'ultima grazia noi ora vi chiediamo, o Regina, che non potete negarci in questo giorno solennissimo. Concedete a tutti noi l'amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti.
Benedite, o Maria, in questo momento, il Sommo Pontefice. Ai prischi allori della vostra Corona, agli antichi trionfi del vostro Rosario, onde siete chiamata Regina delle vittorie, deh! aggiungete ancor questo, o Madre: concedete il trionfo alla Religione e la pace alla umana società. Benedite il nostro Vescovo, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l'onore del vostro Santuario.
Benedite infine tutti gli Associati al vostro novello Tempio di Pompei, e quanti coltivano e promuovono la divozione al vostro Santo Rosario.
O Rosario benedetto di Maria; Catena dolce che ci rannodi a Dio; Vincolo di amore che ci unisci agli Angeli; Torre di salvezza negli assalti d'inferno; Porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia; a te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle smorte labbra sarà il nome vostro soave, Regina del Rosario della Valle di Pompei, o Madre nostra cara, o unico Rifugio dei peccatori, o sovrana Consolatrice dei mesti. Siate ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Così sia.
Salve Regina.
(vero testo della Supplica scritta dal beato Bartolo Longo)

venerdì 7 maggio 2010

07 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La Chiesa crede che la beata Vergine, assunta in cielo, è accanto a Cristo, sempre vivo per intercedere a nostro favore (cfr. Eb 7,25), e che alla divina implorazione del Figlio si unisce l’incessante preghiera della madre.
La Chiesa poi possiede l’esperienza intima, vitale, maturata in lunghi secoli di consuetudine orante, della presenza attiva della Vergine, degli angeli e dei santi nella liturgia.
E traduce tale esperienza, depositata soprattutto nella preghiera liturgica, in molteplici atteggiamenti culturali, fra i quali desidero ricordare la richiesta dell’intercessione materna della Vergine e la comunione con lei.
Nell’ambito dell’unica mediazione di Cristo, Dio padre ha voluto che il materno amore della Vergine accompagnasse la Chiesa nel cammino verso la patria. Essa quindi vuole percorrere quel cammino con la madre del Signore, la cui voce primeggia nella lode di Dio, il cui cuore trepida nella pura oblazione di sé ed esulta nel canto di riconoscenza all’Altissimo.
[Angelus, 4 marzo 1984]

mercoledì 5 maggio 2010

06 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il rito dell’incoronazione delle immagini della Vergine, come sapete, è molto antico e tradizionale. Il suo significato simbolico è molto chiaro: intende esprimere il nostro riconoscimento di quella “regalità”, spirituale e mistica, che Maria esercita, con Cristo e al di sotto di lui, su tutto l’universo creato, sia sulle creature celesti che su quelle terrestri. Si tratta di quella “regalità”, di cui celebriamo ed esaltiamo le varie forme. Quando recitiamo le litanie del santo Rosario.
Come il suo Figlio divino, Maria non è “regina”, di questo mondo, ma nel regno di Dio che, germinando quaggiù con realtà ecclesiale, dovrà compiersi nella Gerusalemme celeste. Per questo, il “regno” di Maria, come quello di Gesù, non è potenza effimera, non di rado basata sull’ingiustizia e l’oppressione, ma è - come dice san Paolo - «giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17).[Angelus, 26 febbraio 1984]

05 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Riflettiamo sulla presenza della beata Vergine nella celebrazione della liturgia. Ogni azione liturgica, ma soprattutto la celebrazione dell’Eucaristia, è un evento di comunione ed è sorgente di unità. Comunione con Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo…Ma comunione anche e in modo particolare con la Madre, l’umile e gloriosa Maria. Perché? Perché la liturgia è azione di Cristo e della Chiesa. …Ora, la beata Vergine è intima sia a Cristo, sia alla Chiesa, e inseparabile dall’uno e dall’altra. Essa quindi è a loro unita in ciò che costituisce l’essenza stessa della liturgia: la celebrazione sacramentale della salvezza a gloria di Dio e per la santificazione dell’uomo. Maria è presente nel memoriale - l’azione liturgica - perché fu presente nell’evento salvifico. È presso ogni fonte battesimale, dove nella fede e nello Spirito nascono alla vita divina le membra del Corpo mistico, perché con la fede e con l’energia dello Spirito, ne concepì il divin capo, Cristo; è presso ogni altare, dove si celebra il memoriale della passione-risurrezione, perché fu presente, aderendo con tutto il suo essere al disegno del Padre, al fatto storico-salvifico della morte di Cristo; è presso ogni cenacolo, dove con l’imposizione delle mani e la santa unzione viene dato lo Spirito ai fedeli, perché con Pietro e con gli altri apostoli, con la Chiesa nascente, fu presente all’effusione pentecostale dello Spirito.
[Angelus, 12 febbraio 1984]

martedì 4 maggio 2010

04 apr. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

l’Eucaristia in nome di Cristo: a lui, come agli altri apostoli, era stato rivolto il mandato: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). Essendo stata proclamata da Gesù madre di un sacerdote, ed essendo, soprattutto, la madre di Gesù, sommo sacerdote, Maria è diventata in modo specialissimo la madre dei sacerdoti. Ella è incaricata di vigilare sullo sviluppo della vita sacerdotale nella Chiesa, sviluppo intimamente legato a quello della vita cristiana. Gesù non si limitò ad affidare a Maria questa missione nei riguardi dei sacerdoti. Egli si rivolse anche a Giovanni per introdurlo in un rapporto filiale con Maria: “Ecco la tua madre!”. Egli desiderava che il discepolo riconoscesse in Maria la propria madre e che le riservasse un profondo affetto.
“Prendere Maria con sé”: ecco il dovere e il privilegio di ogni sacerdote. Per il fatto che egli riceve il potere di parlare e di agire in nome di Cristo, deve amare Maria come l’ha amata Gesù. In nome di questo vincolo di amore filiale, egli può affidarle tutto il suo ministero sacerdotale, i suoi progetti e le difficoltà che incontra sulla sua strada.
[Angelus,11 febbraio 1990]

lunedì 3 maggio 2010

03 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Maria, figlia d’Israele, tu hai proclamato la misericordia; offerta agli uomini, di epoca in epoca, mediante l’amore benevolo del Padre. Maria, Vergine santa, serva del Signore, tu hai portato nel tuo seno il frutto prezioso della misericordia divina.
Maria, tu che hai custodito nel tuo cuore le Parole della salvezza, testimoni dinanzi al mondo l’assoluta fedeltà di Dio al suo amore. Maria, tu che hai seguito tuo Figlio Gesù fino ai piedi della croce, nel “fiat” del tuo cuore di madre, hai aderito senza riserve al sacrificio redentore.
Maria, madre di misericordia, mostra ai tuoi figli il cuore di Gesù, che hai visto aperto, per essere per sempre fonte di vita.
Maria, presente in mezzo ai discepoli, tu ci avvicini all’amore vivificante di tuo Figlio risorto.
Maria, madre attenta ai pericoli e alle prove dei fratelli di tuo Figlio, non cessi di condurli sul cammino della salvezza.
Maria, tu che hai mostrato il cuore di tuo Figlio, donaci di seguire il tuo esempio di umile fedeltà al suo amore.
[Angelus, 5 ottobre 1986]

domenica 2 maggio 2010

02 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Fin dai tempi apostolici i cristiani, contemplando Gesù «Signore della gloria» (cfr. 1 Cor 2, 8), e approfondendo il mistero della sua persona - Figlio di Dio e, per Maria, Figlio dell’uomo - hanno compreso il ruolo essenziale di Maria nell’opera della salvezza.
Poi, via via, riflettendo sull’indissolubile associazione della Madre agli eventi salvifici della vita, morte e risurrezione di Gesù, hanno assunto nei confronti di lei un atteggiamento di commosso stupore, di fidente ossequio, di amorosa venerazione.
Come sappiamo, il mistero di Cristo in cui si radica la pietà mariana, per l’azione dello Spirito, è stato tradotto in parole e consegnato alla divina Scrittura come annuncio di salvezza ed è realizzato e celebrato nella sacra liturgia come evento di grazia.
[Angelus, 5 febbraio 1984]

sabato 1 maggio 2010

01 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

San Giuseppe uomo di lavoro, san Giuseppe uomo di Dio, che fu provvidenzialmente posto al centro di due grandi vicende umane: la famiglia e il lavoro. San Giuseppe, “uomo giusto”, passò gran parte della sua vita faticando accanto al banco del carpentiere, in un umile borgo della Palestina. Una esistenza apparentemente non diversa da quella di molti altri uomini del suo tempo, impegnati come lui nello stesso duro lavoro. Eppure, un’esistenza così singolare e degna di ammirazione, da indurre la Chiesa a proporla come modello esemplare a tutti i lavoratori del mondo. Il suo esempio ci dà una viva immagine di quello che potrebbe essere la vocazione cristiana della vita in famiglia e nell’ambiente di lavoro. Preghiamo oggi, in questa circostanza, per tutti gli uomini che vivono nella famiglia e che guadagnano con il loro lavoro, specialmente con il lavoro delle proprie braccia, come san Giuseppe. [Regina Coeli, 1 maggio 1980]