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SPIRITO SANTO

SPIRITO SANTO
"VIENI, .."

BUONA S. PASQUA

BUONA S. PASQUA
La Resurrezione di Gesù porti il Suo Amore nei nostri cuori

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.

Nella Vita e nella Parola di Gesù l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità.

Silenzioso Dio

Fatima

Fatima
Cappella delle Apparizioni

S. Maria del Cammino





Il Papa venuto da lontano....

Il Papa venuto da lontano....
Dono di Dio per tutti gli uomini

mercoledì 30 giugno 2010

la Stella Polare

30 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, generoso verso coloro che ti invocano! È generoso perché ama - e amare vuol dire elargire, vuol dire donare. Amare vuol dire essere dono. Vuol dire essere per gli altri, essere per tutti, essere per ciascuno. Per ciascuno che chiama. Chiama, a volte, perfino senza parole. Chiama per il fatto di mettere a nudo tutta la sua verità e, in questa verità, chiama l’amore! La verità ha la forza di chiamare l’amore. Mediante la verità hanno la forza di chiamare all’amore tutti coloro che sono “poveri in spirito”, che “hanno fame e sete della giustizia”, che, essi stessi, sono misericordiosi. Tra tutti coloro, tu, Maria, sei la prima. Cuore di Gesù, generoso verso coloro che ti invocano! Mediante questa generosità l’amore non si esaurisce, ma cresce. Cresce costantemente. Tale è la natura misteriosa dell’amore. E tale è pure il mistero del cuore di Gesù, che è generoso verso tutti. Si apre per tutti e per ciascuno. Si apre completamente da se stesso. E in questa generosità non si esaurisce. La generosità del cuore rende testimonianza al fatto che l’amore non è soggetto alle leggi della morte, ma alle leggi della risurrezione e della vita. Rende testimonianza al fatto che l’amore cresce con l’amore. Tale è la sua natura.

martedì 29 giugno 2010

L'Imitazione di Cristo libbro I

Capitolo III

L'AMMAESTRAMENTO DELLA VERITA'

Felice colui che viene ammaestrato direttamente dalla verità, così come essa è, e non per mezzo di immagini o di parole umane; ché la nostra intelligenza e la nostra sensibilità spesso ci ingannano, e sono di corta veduta. A chi giova un'ampia e sottile discussione intorno a cose oscure e nascoste all'uomo; cose per le quali, anche se le avremo ignorate, non saremo tenuti responsabili, nel giudizio finale? Grande nostra stoltezza: trascurando ciò che ci è utile, anzi necessario, ci dedichiamo a cose che attirano la nostra curiosità e possono essere causa della nostra dannazione. "Abbiamo occhi e non vediamo" (Ger 5,21). Che c'importa del problema dei generi e delle specie? Colui che ascolta la parola eterna si libera dalle molteplici nostre discussioni. Da quella sola parola discendono tutte le cose e tutte le cose proclamano quella sola parola; essa è "il principio" che continuo a parlare agli uomini (Gv 8,25). Nessuno capisce, nessuno giudica rettamente senza quella parola. Soltanto chi sente tutte le cose come una cosa sola, e le porta verso l'unità e le vede tutte nell'unità, può avere tranquillità interiore e abitare in Dio nella pace. O Dio, tu che sei la verità stessa, fa' che io sia una cosa sola con te, in un amore senza fine. Spesso mi stanco di leggere molte cose, o di ascoltarle: quello che io voglio e desidero sta tutto in te. Tacciano tutti i maestri, tacciano tutte le creature, dinanzi a te: tu solo parlami.

Quanto più uno si sarà fatto interiormente saldo e semplice, tanto più agevolmente capirà molte cose, e difficili, perché dall'alto egli riceverà lume dell'intelletto. Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti lega e ti danneggia di più dei tuoi desideri non mortificati? L'uomo retto e devoto prepara prima, interiormente, le opere esterne che deve compiere. Così non saranno queste ad indurlo a desideri volti al male; ma sarà lui invece che piegherà le sue opere alla scelta fatta dalla retta ragione. Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene.

In questa vita ogni nostra opera, per quanto buona, è commista a qualche imperfezione; ogni nostro ragionamento, per quanto profondo, presenta qualche oscurità. Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce una strada che conduce a Dio più sicuramente che una dotta ricerca filosofica. Non già che sia una colpa lo studio, e meno ancora la semplice conoscenza delle cose - la quale è, in se stessa, un ben ed è voluta da Dio -; ma è sempre cosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita virtuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona strada e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene, proprio perché si preoccupano più della loro scienza che della santità della loro vita. Che se la gente mettesse tanta attenzione nell'estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente; e nei conviventi non ci sarebbe tanta dissipazione. Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto; né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei capiscuola e quei maestri, a te ben noti mentre erano in vita, che brillavano per i loro studi? Le brillanti loro posizioni sono ora tenute da altri; e non è detto che questi neppure si ricordino di loro. Quando erano vivi sembravano essere un gran che; ma ora di essi non si fa parola. Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo! E voglia il cielo che la loro vita sia stata all'altezza del loro sapere; in questo caso non avrebbero studiato e insegnato invano. Quanti uomini si preoccupano ben poco di servire Iddio, e si perdono a causa di un vano sapere ricercato nel mondo. Essi scelgono per sé la via della grandezza, piuttosto di quella dell'umiltà; perciò si disperde la loro mente (Rm 1,21). Grande è, in verità, colui che ha grande amore; colui che si ritiene piccolo e non tiene in alcun conto anche gli onori più alti. Prudente è, in verità, colui che considera sterco ogni cosa terrena, al fine di guadagnarsi Cristo (Fil 3,8). Dotto, nel giusto senso della parola, è, in verità, colui che fa la volontà di Dio, buttando in un canto la propria volontà.

RIFLESSIONI E PRATICHE

Studiare non tanto per intendere, quanto per praticare le verità che si imparano; ascoltare il Verbo eterno, il quale parla più al cuore che alla mente, sapere e fare quanto è necessario per la nostra salvezza: ecco ciò che costituisce la vera coscienza del cristiano. Stimiamo dunque di nessuna utilità le questioni e cognizioni speculative, le quali aguzzano e rischiarano l'intelletto ma non muovono né migliorano la volontà.

29 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Oggi la Chiesa celebra la solennità dei Santi Pietro e Paolo. Facendone memoria, la Chiesa torna alle sorgenti, quasi a cercare la freschezza e l’entusiasmo della prima ora. In realtà, la sorgente è una sola: il Cristo! È lui il cuore della Chiesa, tutto il suo bene. Ma come incontrarlo, senza coloro che egli ha scelto come apostoli, ponendoli a fondamento della sua comunità? Senza di essi, mancherebbe il necessario anello di congiunzione tra noi e il Maestro. Eminenti tra gli apostoli sono Pietro e Paolo. A Pietro fu dato di essere la “roccia” su cui poggia per sempre la fede e l’unità della Chiesa.

«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). Paolo fu chiamato ad essere apostolo delle genti, annunciatore della grazia di Cristo, infaticabile costruttore di comunità animate dallo Spirito di Dio. Due vocazioni complementari. Due personalità di prima grandezza. Due esistenze afferrate da Cristo. Volendo sintetizzare il senso della sua vita, Paolo lo espresse con questa affermazione, che anche Pietro avrebbe potuto far sua, e che rimane il programma della Chiesa di tutti i tempi: Per me vivere è Cristo! (Fil 1,21).

[Angelus, 29 giugno 1994]

lunedì 28 giugno 2010

28 apr..2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

               S.Ireneo
«Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati... perché noi avessimo la vita per lui» (1Gv 4,9-10).
V’è qui la sintesi di tutti i misteri nascosti nel Cuore del Figlio di Dio: l’amore “preveniente”, l’amore “soddisfattorio”, l’amore vivificante.
Questo Cuore pulsa con il sangue umano, che è stato versato sulla croce.
Questo Cuore pulsa con tutto l’inesauribile amore che è eternamente in Dio. Con questo amore esso è sempre aperto verso di noi, attraverso la ferita che vi ha aperto la lancia del centurione sulla croce.
«Se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (1Gv 4,11): l’amore fa nascere l’amore, sprigiona l’amore e si realizza mediante l’amore. Ciascuna particella di vero amore nel cuore umano ha in sé qualcosa di ciò di cui il Cuore del Dio-Uomo è colmo senza limiti.
[Angelus, 1 luglio 1984]

domenica 27 giugno 2010

L'Imitazione di Cristo libbro I

Capitolo II
L'UMILE COSCIENZA DI SE'

L'uomo, per sua natura, anela a sapere; ma che importa il sapere se non si ha il timor di Dio? Certamente un umile contadino che serva il Signore è più apprezzabile di un sapiente che, montato in superbia e dimentico di ciò che egli è veramente, vada studiando i movimenti del cielo. Colui che si conosce a fondo sente di valere ben poco in se stesso e non cerca l'approvazione degli uomini. Dinanzi a Dio, il quale mi giudicherà per le mie azioni, che mi gioverebbe se io anche possedessi tutta la scienza del mondo, ma non avessi l'amore? Datti pace da una smania eccessiva di sapere: in essa, infatti, non troverai che sviamento grande ed inganno. Coloro che sanno desiderano apparire ed essere chiamati sapienti. Ma vi sono molte cose, la cui conoscenza giova ben poco, o non giova affatto, all'anima. Ed è tutt'altro che sapiente colui che attende a cose diverse da quelle che servono alla sua salvezza. I molti discorsi non appagano l'anima; invece una vita buona rinfresca la mente e una coscienza pura dà grande fiducia in Dio. Quanto più grande e profonda è la tua scienza, tanto più severamente sarai giudicato, proprio partendo da essa; a meno che ancor più grande non sia stata la santità della tua vita.

Non volerti gonfiare, dunque, per alcuna arte o scienza, che tu possegga, ma piuttosto abbi timore del sapere che ti è dato. Anche se ti pare di sapere molte cose; anche se hai buona intelligenza, ricordati che sono molte di più le cose che non sai. Non voler apparire profondo (Rm 11,20;12,16); manifesta piuttosto la tua ignoranza. Perché vuoi porti avanti ad altri, mentre se ne trovano molti più dotti di te, e più esperti nei testi sacri? Se vuoi imparare e conoscere qualcosa, in modo spiritualmente utile, cerca di essere ignorato e di essere considerato un nulla. E' questo l'insegnamento più profondo e più utile, conoscersi veramente e disprezzarsi. Non tenere se stessi in alcun conto e avere sempre buona e alta considerazione degli altri; in questo sta grande sapienza e perfezione.

Anche se tu vedessi un altro cadere manifestamente in peccato, o commettere alcunché di grave, pur tuttavia non dovresti crederti migliore di lui; infatti non sai per quanto tempo tu possa persistere nel bene. Tutti siamo fragili; ma tu non devi ritenere nessuno più fragile di te.
RIFLESSIONI E PRATICHE
Quanto si contiene in questo capo, che è come una dichiarazione ed estensione del precedente, si riduce a quei detti dell'Apostolo San Paolo: La scienza gonfia, la carità edifica. Se alcuno si pensa di sapere qualche cosa, non sa tuttavia tutto quel che conviene sapere; ma se egli ama Dio, è conosciuto ed amato da Dio. Se fossimo compresi di questi detti divini, non avremmo tanto ardore per le scienze e per le arti, ed anteporremmo loro lo studio della cognizione di noi stessi. Chi meglio conosce se stesso è senza fallo più umile. E siccome l'umiltà è il fondamento di tutte le virtù, noi innalzeremo tanto più alto l'edificio spirituale della nostra santità, quanto più profonda e solida sarà in noi l'umiltà.

27 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il mistero della redenzione, che si realizza nella Croce, permane sempre vivo nella Chiesa, la quale è conscia che ciascuno dei suoi figli deve prender su di sé la sua parte di sofferenza per riparare, insieme con Cristo, i peccati del mondo.
Essa, pertanto, mentre annuncia all’umanità le ricchezze del Cuore di Gesù ed invita ad avvicinarsi con piena fiducia al trono della grazia per trovarvi aiuto al momento opportuno (cfr. Eb 4,16), chiede pure ai cristiani di condividere l’infinita carità del redentore e di partecipare alla sua opera per la salvezza del mondo.
Quanti cristiani generosi, toccati da questo invito, hanno saputo e sanno offrirsi, in unione con Cristo, come vittime per la salvezza dei fratelli e completano nella propria carne quello che manca ai suoi patimenti, a favore del suo corpo che è la Chiesa (cfr. Col 1,24)! Il loro esempio, come percorre tutta la storia della Chiesa, così è tuttora valido e stimolante.
La Vergine Maria, presente ai piedi della Croce, è per tutti noi il modello più alto per la sua diretta partecipazione alla passione di Cristo, dal cui Cuore squarciato si riversa sul mondo la grazia che salva.

sabato 26 giugno 2010

26 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Sacerdote

 Cuore di Gesù, desiderio dei colli eterni.

È questo cuore “desiderio” del mondo? Guardando il mondo così come visibilmente ci circonda, dobbiamo constatare con san Giovanni che esso è sottomesso alla concupiscenza della carne, alla concupiscenza degli occhi e alla superbia della vita (cfr. 1Gv 2,16) e questo “mondo” sembra essere lontano dal desiderio del cuore di Gesù. Non condivide i suoi desideri. Rimane estraneo e, a volte, addirittura ostile nei suoi confronti. Questo è il mondo, di cui il Concilio dice che è posto sotto la schiavitù del peccato. Contemporaneamente, tuttavia, lo stesso “mondo” è stato chiamato all’esistenza per amore del Creatore e per questo amore esso è costantemente mantenuto nell’esistenza. Si tratta del mondo come l’insieme delle creature visibili e invisibili, e in particolare “l’intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive”. È il mondo che, proprio a causa della “schiavitù del peccato”, è stato sottomesso alla caducità - come insegna san Paolo - e, per questo, geme e soffre nelle doglie del parto, attendendo con impazienza la rivelazione dei figli di Dio, poiché soltanto su una tale strada può essere veramente liberato dalla schiavitù della corruzione, per partecipare alla liberà e alla gloria dei figli di Dio (cfr. Rm 8,19-22).
[Angelus, 20 luglio 1986] 

venerdì 25 giugno 2010

L'Imitazione di Cristo libbro I

Capitolo I

L'IMITAZIONE DI CRISTO E IL DISPREZZO DI TUTTE LE VANITA' DEL MONDO

"Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.

Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire" (Qo 1,8). Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.


Nessuno dei seguaci di Gesù Cristo, entra nel santuario della verità, se non per la carità. Nessuno giunge alla conoscenza degli alti misteri, se non per la fede umile. Nessuno può comprendere e gustare la dottrina d'un simile Maestro, se non seguendo la sua condotta, imitando i suoi esempi e praticando le sue lezioni. In una parola: non le scienze e le arti, ma la carità e le virtù cristiane ci rendono giusti ed amici di Dio. Un semplice fedele, che abbia il cuore contrito ed umiliato, piace più a Dio che il maggior filosofo e teologo che sia gonfio del suo sapere e poco penetrato della cognizione del suo nulla. Infatti, al dire del nostro autore, la somma sapienza è l'aspirazione al regno dei cieli disprezzando le cose del mondo; tutto il resto è vanità.

25 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, dalla cui pienezza noi tutti abbiamo attinto.

Che cosa determina la pienezza del cuore? Quando possiamo dire che il cuore è pieno? Di che cosa è pieno il cuore di Gesù? È pieno d’amore. L’amore decide di questa pienezza del cuore del Figlio di Dio, alla quale ci rivolgiamo nella preghiera. È un cuore pieno di amore del Padre: pieno in modo divino e insieme umano. Infatti il cuore di Gesù è veramente il cuore umano di Dio Figlio. È quindi pieno di amore filiale: tutto ciò che egli ha fatto e detto sulla terra, rende testimonianza proprio a tale amore filiale. Nello stesso tempo l’amore filiale del cuore di Gesù ha rivelato - e rivela continuamente al mondo - l’amore del Padre. Il Padre “infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” per la salvezza del mondo; per la salvezza dell’uomo, perché egli «non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Il cuore di Gesù è quindi pieno d’amore per l’uomo. È pieno d’amore per la creatura. Pieno d’amore per il mondo. Quanto è pieno! Questa pienezza non si esaurisce mai. Quando l’umanità attinge alle risorse materiali della terra, dell’acqua, dell’aria, queste risorse diminuiscono e poco a poco si esauriscono.

giovedì 24 giugno 2010

"L' Imitazione di Cristo"

Il libro dell’Imitazione di Cristo è stato certamente il testo di letteratura religiosa più diffuso da secoli nel popolo cristiano in Occidente. Ha formato schiere di santi (da sant’Ignazio di Loyola a san Carlo Borromeo, da santa Teresa d’Avila a santa Teresa di Lisieux, da san Giuseppe Cottolengo a san Giovanni Bosco e santa Maria Mazzarello) ed è stato raccomandato sempre dai Papi, da san Pio V a san Pio X, da Pio XI al beato Giovanni XXIII. L’hanno apprezzato anche uomini di cultura lontani dalla Chiesa (da Taine a Comte, da Michelet a Carducci e Croce) e letterati e scienziati insigni, da Corneille a Voltaire, da Ampère a Retté, da Papini a Merton. Ben pochi avrebbero dissentito dal celebre giudizio di Fontenelle: «L’Imitation est le plus beau livre sorti de la main des hommes puisque l’Evangile n’en vient pas» (1).
(cfr: La Civiltà Cattolica 2009 II 139-144 quaderno 3812)

mercoledì 23 giugno 2010

23 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, nel quale il Padre si è compiaciuto.
L’eterno compiacimento del Padre accompagna il Figlio, quando egli si è fatto uomo, quando ha accolto la missione messianica da svolgere nel mondo, quando diceva che il suo cibo era compiere la volontà del Padre.
Alla fine Cristo ha compiuto questa volontà facendosi obbediente fino alla morte di croce, e allora quell’eterno compiacimento del Padre nel Figlio, che appartiene all’intimo mistero del Dio-Trino, è diventato parte della storia dell’uomo.
Infatti il Figlio stesso si è fatto uomo, e in quanto tale ha avuto un cuore d’uomo, con il quale ha amato e ha risposto all’amore.
Prima di tutto all’amore del Padre. E perciò su questo cuore, sul Cuore di Gesù, si è concentrato il compiacimento del Padre. È il compiacimento salvifico. Infatti il Padre abbraccia con esso - nel cuore del Suo Figlio - tutti coloro per i quali questo Figlio è diventato uomo. Tutti coloro per i quali ha il cuore. Tutti coloro per i quali è morto e risorto. Nel Cuore di Gesù l’uomo e il mondo ritrovano il compiacimento del Padre. Questo è il cuore del nostro Redentore. È il cuore del Redentore del mondo.
[Angelus, 22 giugno 1986]

martedì 22 giugno 2010

22 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza.
La scienza, di cui si parla, non è la scienza che gonfia, fondata sulla potenza umana. È sapienza divina, un mistero nascosto per secoli nella mente di Dio, creatore dell’universo. È una scienza, nuova, nascosta ai sapienti e agli intelligenti del mondo, ma rivelata ai piccoli, ricchi di umiltà, semplicità, purezza di cuore. Questa scienza e questa sapienza consistono nel conoscere il mistero del Dio invisibile, che chiama gli uomini a essere partecipi della sua divina natura e li ammette alla comunione con sé. Noi sappiamo tali cose perché Dio stesso si è degnato di rivelarle a noi per mezzo del Figlio, che è sapienza di Dio. Conoscendo Gesù, conosciamo anche Dio. Chi vede lui, vede il Padre. Con lui l’amore di Dio è sparso nei nostri cuori. La scienza umana è come l’acqua delle nostre fonti: chi ne beve, torna ad avere sete. La sapienza e la scienza di Gesù, invece, aprono gli occhi della mente, muovono il cuore nella profondità dell’essere e generano l’uomo all’amore trascendente; liberano dalle tenebre dell’errore, dalle macchie del peccato, dal pericolo della morte, e conducono alla pienezza della comunione di quei beni divini, che trascendono la comprensione della mente umana.
[Angelus, 1 settembre 1985]

lunedì 21 giugno 2010

21 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Cuore di Gesù, abisso di tutte le virtù.
La profondità di Gesù Cristo, indicata col metro del suo cuore è incomparabile. Supera la profondità di qualsiasi uomo, perché è non soltanto umana, ma al tempo stesso divina. Questa divina-umana profondità del cuore di Gesù è la profondità delle virtù. di tutte le virtù. Come un vero uomo Gesù pronuncia l’interiore linguaggio del suo cuore mediante le virtù. Infatti, analizzando la sua condotta si possono scoprire ed identificare tutte queste virtù, come, storicamente, emergono dalla conoscenza della morale umana, come le virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza), e le altre che ne derivano. L’invocazione delle litanie parla in forma molto bella di un “abisso” delle virtù di Gesù. Questo abisso, questa profondità significa un particolare grado della perfezione di ciascuna delle virtù e la sua particolare potenza. Questa profondità e potenza di ciascuna delle virtù proviene dall’amore. Quanto maggiormente tutte le virtù sono radicate nell’amore, tanto più grande è la loro profondità. Occorre aggiungere che, oltre l’amore, anche l’umiltà decide della profondità delle virtù. Gesù disse: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29).
[Angelus, 28 luglio 1985]

domenica 20 giugno 2010

20 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, traboccante di bontà e di amore.
Ecco, proprio il cuore vivo del Redentore risorto e glorificato è “traboccante di bontà e di amore”: infinitamente e sovrabbondantemente traboccante. Il traboccare del cuore umano raggiunge in Cristo il metro divino. Così fu questo cuore già durante i giorni della vita terrena.
Lo testimonia quanto è narrato nel Vangelo.
La pienezza della carità si manifesta attraverso la bontà: attraverso la bontà irradiava e si diffondeva su tutti, prima di tutto sui sofferenti e poveri.
Su tutti secondo le loro necessità e aspettative più vere. E tale è il cuore umano del Figlio di Dio anche dopo l’esperienza della croce e del sacrificio. Anzi, ancora di più: traboccante d’amore e di bontà.
[Angelus, 21 luglio 1985]

sabato 19 giugno 2010

19 maggio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, santuario di giustizia e di carità.
La preghiera dell’Angelus ci ricorda ogni volta quel momento salvifico, nel quale, sotto il cuore della Vergine di Nazaret, ha incominciato a battere il cuore del Verbo, del Figlio di Dio.
Nel suo seno egli si è fatto uomo, per opera dello Spirito Santo. Nel seno di Maria è stato concepito l’uomo ed è stato concepito il cuore.
Il cuore di Gesù batte col ritmo della giustizia e dell’amore secondo la stessa misura divina!
Questo è appunto il cuore del Dio-uomo. In lui si deve compiere fino alla fine ogni giustizia di Dio verso l’uomo, e anche, in un certo senso, la giustizia dell’uomo verso Dio.
Nel cuore umano del Figlio di Dio viene offerta all’umanità la giustizia di Dio stesso.
Questa giustizia è al tempo stesso il dono dell’amore. Mediante il cuore di Gesù l’amore entra nella storia dell’umanità come amore sussistente: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3,16).
[Angelus, 14 luglio 1985]

venerdì 18 giugno 2010

18 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù fornace ardente di carità.
“Fornace di carità”. La fornace arde. Ardendo, brucia ogni materiale, sia legno o altra sostanza facilmente combustibile. Il cuore di Gesù, il cuore umano di Gesù, brucia dell’amore, che lo ricolma. E questo è l’amore per l’eterno Padre e l’amore per gli uomini: per le figlie e i figli adottivi. La fornace, bruciando, a poco a poco si spegne. Il cuore di Gesù invece è fornace inestinguibile. In questo assomiglia a quel “roveto ardente” del libro dell’Esodo, nel quale Dio si rivelò a Mosè. Il roveto che ardeva nel fuoco, ma... non si “consumava” (cfr. Es 3,2). Infatti, l’amore che arde nel cuore di Gesù è soprattutto lo Spirito Santo, nel quale il Dio-Figlio si unisce eternamente al Padre. Il cuore di Gesù, il cuore umano di Dio-uomo, è abbracciato dalla “fiamma viva” dell’amore trinitario, che non si estingue mai. Cuore di Gesù, fornace ardente di carità. La fornace, mentre arde, illumina le tenebre della notte e riscalda i corpi dei viandanti raggelati.
[Angelus, 23 giugno 1985]

giovedì 17 giugno 2010

17 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Carattere distintivo della nuova umanità redenta da Cristo è la pienezza dell’amore fraterno.
In realtà l’Eucaristia è per eccellenza il Sacramento dell’amore, inteso come dono di sé. Senza il nutrimento spirituale che proviene dal Corpo e Sangue di Cristo, l’amore umano rimane sempre inquinato di egoismo.
La comunione con il Pane del cielo, invece, converte i cuori e infonde in essi la capacità di amare come ci ha amato Gesù. “Comunione”: questa parola, con cui spesso chiamiamo l’Eucaristia, è al riguardo quanto mai significativa.
Chi riceve con fede il Corpo di Cristo si unisce intimamente a lui e, in lui, a Dio Padre, nell’amore dello Spirito Santo. Dio nell’uomo, l’uomo in Dio. E ciò diventa l’autentico fondamento della comunione nella Chiesa. Come scrive l’apostolo Paolo ai Corinzi: «Poiché c’è un solo pane, noi ... siamo un corpo solo» (1 Cor 10,17).
[Angelus, 16 giugno 1991]

mercoledì 16 giugno 2010

16 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il cuore dell’uomo Gesù Cristo è nel senso trinitario, “tempio di Dio”: è il tempio interiore del Figlio che è unito con il Padre nello Spirito Santo mediante l’unità della divinità. Quanto inscrutabile rimane il mistero di questo cuore, che è “tempio di Dio” e “tabernacolo dell’Altissimo”!
Al tempo stesso, esso è la vera «dimora di Dio con gli uomini», (Ap 21,3), poiché il cuore di Gesù, nel suo tempio interiore, abbraccia tutti gli uomini. Tutti vi abitano, abbracciati dall’eterno amore.
A tutti possono essere rivolte - nel cuore di Gesù - le parole del profeta: «Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà» (Ger 31,3). Mediante il cuore immacolato di Maria rimaniamo nell’alleanza con il cuore di Gesù, che è “tempio di Dio”, il più splendido “tabernacolo dell’Altissimo” e il più perfetto.
[Angelus, 9 giugno 1985]

martedì 15 giugno 2010

15 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, unito alla persona del Verbo di Dio, abbi pietà di noi.

Il Cuore di Gesù fin dal momento dell’Incarnazione, è stato e sarà sempre unito alla Persona del Verbo di Dio. Per l’unione del Cuore di Gesù alla Persona del Verbo di Dio possiamo dire: in Gesù, Dio ama umanamente, soffre umanamente, gioisce umanamente. E viceversa: in Gesù, l’amore umano, la sofferenza umana, la gloria umana acquistano intensità e potenza divine.
La Vergine visse nella fede, giorno dopo giorno, accanto al suo Figlio Gesù: sapeva che la carne di suo Figlio era fiorita dalla sua carne verginale; ma intuiva che egli, perché «Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,32) la trascendeva infinitamente: il Cuore del suo Figlio era, appunto, “unito alla Persona del Verbo”. Per questo ella lo amava come Figlio suo e, al tempo stesso, lo adorava come suo Signore e suo Dio.
[Angelus, 9 luglio 1989]

lunedì 14 giugno 2010

14 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, unito alla persona del Verbo di Dio, abbi pietà di noi.
L’espressione “Cuore di Gesù” richiama subito alla mente l’umanità di Cristo, e ne sottolinea la ricchezza dei sentimenti. In riferimento ai fatti della Passione, l’espressione “Cuore di Gesù” richiama poi la tristezza di Cristo per il tradimento di Giuda, lo sconforto per la solitudine, l’angoscia dinanzi alla morte, l’abbandono filiale e obbediente nelle mani del Padre. E dice soprattutto l’amore che sgorga inarrestabile dal suo intimo: amore infinito verso il Padre e amore senza limiti verso l’uomo. Ora, questo Cuore umanamente così ricco, “è unito - l’invocazione ce lo ricorda - alla Persona del Verbo di Dio”.
Gesù è il Verbo di Dio incarnato; in lui vi è una sola Persona - quella eterna del Verbo, - sussistente in due nature, la divina e l’umana. Gesù è uno, nella realtà indivisibile del suo essere, ed è, nel contempo, perfetto nella sua divinità, perfetto nella nostra umanità; è uguale al Padre, per quanto concerne la natura divina, uguale a noi, per quanto riguarda la natura umana; vero Figlio di Dio e vero Figlio dell’uomo.
[Angelus, 9 luglio 1989]

domenica 13 giugno 2010

13 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II



Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, abbi pietà di noi.
L’umanità di Cristo è anche opera della Vergine.
Lo Spirito ha plasmato il Cuore di Cristo nel grembo di Maria, che ha collaborato attivamente con lui come madre e come educatrice: - come madre, ella ha aderito consapevolmente e liberamente al progetto salvifico di Dio Padre, seguendo trepida, in adorante silenzio, il mistero della vita che in lei era germogliata e si sviluppava; - come educatrice, ella ha plasmato il Cuore del proprio Figlio, introducendolo, insieme con san Giuseppe, nelle tradizioni del popolo eletto, ispirandogli l’amore alla legge del Signore, comunicandogli la spiritualità dei “poveri del Signore”.
Ella l’ha aiutato a sviluppare la sua intelligenza e ha esercitato un sicuro influsso nella formazione del suo temperamento. Nel Cuore di Cristo risplende l’opera mirabile dello Spirito Santo; in esso vi sono pure i riflessi del cuore della Madre. Sia il cuore di ogni cristiano come il Cuore di Cristo: docile all’azione dello Spirito, docile alla voce della Madre.
[Angelus, 2 luglio 1989]

sabato 12 giugno 2010

Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, abbi pietà di noi.

Troviamo qui l’eco di un articolo centrale nel Credo, in cui professiamo la nostra fede in “Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio”, il quale “discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”. Lo Spirito ha plasmato la santa umanità di Cristo: il suo corpo e la sua anima con tutta l’intelligenza, la volontà, la capacità di amare. In una parola, ha plasmato il suo Cuore. La vita di Cristo è stata posta tutta sotto il segno dello Spirito.
È dallo Spirito che viene a lui la sapienza che riempie di stupore i dottori della legge e i suoi concittadini, l’amore che accoglie e perdona i peccatori, la misericordia che si china sulla miseria dell’uomo, la tenerezza che benedice e abbraccia i bambini, la comprensione che lenisce il dolore degli afflitti. È lo Spirito che dirige i passi di Gesù, lo sostiene nelle prove, soprattutto lo guida nel suo cammino verso Gerusalemme, dove egli offrirà il sacrificio della nuova alleanza, grazie al quale divamperà il fuoco da lui portato sulla terra (cfr. Lc 12,49).
[Angelus, 2 luglio 1989]

venerdì 11 giugno 2010

11 giugno.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Durante il mese di giugno, la Chiesa trova nel cuore di Cristo l’accesso al Dio che è la santissima Trinità. Al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Questo unico Dio - uno e trino insieme - è un ineffabile mistero della fede. Veramente egli «abita una luce inaccessibile» (1Tm 6,16). E in pari tempo il Dio infinito ha permesso di farsi abbracciare dal cuore di quell’uomo, il cui nome è Gesù di Nazaret: Gesù Cristo. E attraverso il cuore del Figlio, Dio Padre si avvicina pure ai nostri cuori e viene ad essi. Così ciascuno di noi è battezzato “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Ognuno di noi è, fin dall’inizio, immerso nel Dio uno e trino: nel Dio vivente, nel Dio vivificante. Questo Dio lo confessiamo come Spirito Santo che, procedendo dal Padre e dal Figlio, “dà la vita”. Il cuore di Gesù è “formato dallo Spirito Santo nel grembo della Vergine Madre”. Dio che “dà la vita”, che “si concede all’uomo”, ha iniziato l’opera della sua economia salvifica, facendosi uomo. Proprio nel verginale concepimento e nella nascita da Maria ha inizio il suo cuore umano “formato dallo Spirito Santo nel grembo della Vergine Madre”.


[Angelus, 2 giugno 1985]

giovedì 10 giugno 2010

Beatificazione di MANUEL LOZANO GARRIDO “LOLO”

Il primo giornalista laico sarà beatificato il 12 giugno prossimo nella sua località natale di Linares, nella provincia di Jaén (Spagna).

DUECENTO GIORNALISTI CHIEDONO AL. PAPA LA CANONIZZAZIONE DI UN COLLEGA (Zenit 11 di settembre 2002)
Manuel Lozano Garrido, Lolo, giovane dell’ A.C., scrittore e giornalista, invalido, non-vedente, in una sedia a ruote per 28 anni.


Quando si presento’ a Madrid la biografia di Lolo, il Cardinale Javierre diceva: “ Conoscendo la predilezione che il Papa nutre per i giovani e i malati, possiamo solo immaginare la gioia che provera’Giovanni Paolo II nel dar la benvenuta a Lolo,che fa il suo ingesso nella congregazione dei Santi”. Continuava dicendo: “ Non e’ difficile immaginare l’ allegria che avra’ Giovanni Paolo II vedendo un invalido montare la gloria del Bernini. Conviene che la congregazione dei Santi converta le scale in rampa. Non esistono precedenti di una salita in sedia a ruote. Per questo mi piace pensare che la Provvidenza divina ha riservato a Lolo il privilegio di un simile primato”.

10 giugno 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il mese di giugno è, in modo particolare, dedicato alla venerazione del Cuore divino. Le litanie al Cuore di Gesù attingono abbondantemente alle fonti bibliche e, nello stesso tempo, rispecchiano le più profonde esperienze dei cuori umani. Nello stesso tempo, sono preghiera di venerazione e di dialogo autentico. Parliamo in esse del cuore e, nello stesso tempo, permettiamo ai cuori di parlare con questo unico Cuore, che è “fonte di vita e di santità” e “desiderio dei colli eterni”. Con il Cuore che è “paziente e di grande misericordia” e “generoso verso tutti quelli che lo invocano”. Questa preghiera, recitata e meditata, diventa una vera scuola dell’uomo interiore: la scuola del cristiano. La solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù ci ricorda soprattutto i momenti in cui questo Cuore è stato “trafitto dalla lancia” e, mediante questo, aperto in modo “visibile” all’uomo e al mondo. Recitando le litanie - e in genere venerando il Cuore divino - impariamo il mistero della Redenzione in tutta la sua divina ed insieme umana profondità. Contemporaneamente, diventiamo sensibili al bisogno di Riparazione. Cristo apre verso di noi il suo Cuore perché nella sua riparazione ci uniamo con lui per la salvezza del mondo. Il parlare del Cuore trafitto pronuncia tutta la verità del suo Vangelo e della Pasqua. Cerchiamo di capire sempre meglio questo parlare. Impariamolo.
[Angelus, 27 giugno 1982]

mercoledì 9 giugno 2010

09 giugno 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, abbi pietà di noi.
Così preghiamo nelle litanie al sacratissimo Cuore di Gesù.
Questa invocazione si riferisce direttamente al mistero che meditiamo recitando l’Angelus Domini: per opera dello Spirito Santo è stata formata nel seno della Vergine di Nazaret l’Umanità di Cristo, Figlio dell’Eterno Padre.
Per opera dello Spirito Santo è stato formato in questa Umanità il Cuore! Il Cuore, che è l’organo centrale dell’organismo umano di Cristo e, nello stesso tempo, il vero simbolo della sua vita interiore: del pensiero, della volontà, dei sentimenti. Mediante questo Cuore l’Umanità di Cristo è, in modo particolare, “il tempio di Dio” e contemporaneamente, mediante questo Cuore, essa rimane incessantemente aperta verso l’uomo e verso tutto ciò che è “umano”: “Cuore di Gesù, dalla cui pienezza noi tutti abbiamo ricevuto”.
[Angelus, 27 giugno 1982]

martedì 8 giugno 2010

08 giugno 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Cuore del redentore vivifica tutta la Chiesa ed attira gli uomini che hanno aperto i loro cuori “all’inscrutabile ricchezza” di questo unico Cuore. Mediante questo odierno incontro e mediante l’Angelus di quest’ultima domenica del mese di giugno, desidero, in modo particolare, unirmi spiritualmente con tutti coloro che a questo Divin Cuore ispirano particolarmente i loro cuori umani. Numerosa questa famiglia. Non poche Congregazioni, Associazioni, Comunità si sviluppano nella Chiesa e in modo programmatico attingono dal Cuore di Cristo l’energia vitale della loro attività.
Quanto è necessaria nella Chiesa questa schiera di cuori vigilanti, perché l’Amore del Cuore Divino non rimanga isolato e non ricambiato! Tra questa schiera meritano una particolare menzione tutti coloro che offrono le loro sofferenze come vive vittime in unione con il Cuore di Cristo trafitto sulla croce. Trasformata così con l’amore, la sofferenza umana diventa un particolare lievito della salvifica opera di Cristo nella Chiesa. [Angelus, 24 giugno 1979]

lunedì 7 giugno 2010

07 giugno 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Il mese di giugno è segnato, in modo particolare, dalla devozione al Sacro Cuore di Gesù.
Celebrare il Cuore di Cristo significa rivolgersi verso il centro intimo della Persona del Salvatore, quel centro che la Bibbia identifica appunto nel suo Cuore, sede dell’amore che ha redento il mondo.
Se già il cuore umano rappresenta un insondabile mistero che solo Dio conosce, quanto più sublime è il Cuore di Gesù in cui pulsa la vita stessa del Verbo! In esso, come suggeriscono riecheggiando le Scritture le belle Litanie del Sacro Cuore, si trovano tutti i tesori della sapienza e della scienza e tutta la pienezza della divinità.
Per salvare l’uomo, vittima della sua stessa disobbedienza, Dio ha voluto donargli un “cuore nuovo”, fedele alla sua volontà d’amore (cfr Ger 31,33; Ez 36,26; Sal 50,12). Questo cuore è il Cuore di Cristo, il capolavoro dello Spirito Santo, che incominciò a battere nel grembo verginale di Maria e fu trafitto dalla lancia sulla Croce, diventando in tal modo e per tutti sorgente inesauribile di vita eterna. Quel Cuore è ora pegno di speranza per ogni uomo.
[Angelus, 23 giugno 2002]

domenica 6 giugno 2010

06 giugno 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Cuore di Gesù si offre a noi come testimonianza vivente della volontà che Dio ha di salvarci e di far sì che, secondo questa santa sua volontà, possiamo piacergli “nelle nostre intenzioni e nelle nostre opere”.
Se in ogni uomo esiste la dolorosa esperienza del male morale, della colpa che allontana dal Signore, della disubbidienza alla sua volontà, proprio da tale situazione noi sappiamo che può liberarci solo l’amore del Cuore di Cristo.
Ricco di misericordia verso tutti coloro che sono oppressi dal peccato, il Sacro Cuore è principio e fondamento di pace e di vera speranza. Gesù riporta ogni uomo alla comunione col Padre, attirando a sé, dalla Croce, lo sguardo di quanti cercano salvezza. Il suo Cuore trafitto - ricordiamolo sempre - è la fonte inesauribile della divina Carità che perdona, rigenera, ridà la vita.
A questo Cuore, propiziazione per i peccati del mondo, ci conduca Maria. Sia lei ad avvicinargli ogni anima che soffre per la tristezza del male, e forse dispera di ritrovare l’amicizia con Dio. Cuore Immacolato di Maria, avvicinaci al Cuore Sacratissimo del tuo Figlio Gesù!
[Angelus, 16 giugno 1991]

sabato 5 giugno 2010

05 maggio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Nel mese di giugno la pietà popolare cristiana orienta il nostro spirito, secondo una bella tradizione, verso il mistero del Cuore di Gesù.
La Chiesa si rivolge a Dio, “fortezza” di chi spera in lui, perché cosciente della propria “debolezza” e del fatto che “nulla si può senza il suo aiuto”.
Essa si rivolge a Dio confortata dalla formale promessa di Cristo, che della preghiera espressa in suo nome garantisce il valore e l’esaudimento. Anche noi, in questo momento di raccoglimento, fiduciosi nell’amore del Signore Gesù, e nella carità del suo Cuore, ci rivolgiamo a Dio Padre e Gli diciamo: “Soccorrici con la tua grazia”.
A questo Cuore, propiziazione per i peccati del mondo, ci conduca Maria.
Sia lei ad avvicinargli ogni anima che soffre per la tristezza del male, e forse dispera di ritrovare l’amicizia con Dio. Cuore Immacolato di Maria, avvicinaci al Cuore Sacratissimo del tuo Figlio Gesù!
[Angelus, 16 giugno 1991]

venerdì 4 giugno 2010

04 apr. 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Onoriamo in questo mese il Sacro Cuore di Gesù, quel Cuore che duemila anni or sono iniziò a battere nel seno di Maria Santissima e che portò nel mondo il fuoco dell’amore di Dio.
Il Cuore di Cristo contiene un messaggio per ogni uomo; parla anche al mondo di oggi.
In una società, dove si sviluppano a ritmo crescente tecnica ed informatica, dove si è presi da mille interessi spesso contrastanti, l’uomo rischia di smarrire il centro, il centro di se stesso.
Mostrandoci il suo Cuore, Gesù ricorda anzitutto che è lì, nell’intimo della persona, che si decide il destino di ciascuno, la morte o la vita in senso definitivo. Egli stesso ci dona la vita in abbondanza, che consente ai nostri cuori, talora induriti dall’indifferenza e dall’egoismo, di aprirsi ad una forma di vita più alta.
Il Cuore di Cristo crocifisso e risorto è la fonte inesauribile di grazia da cui ogni uomo può attingere sempre amore, verità, misericordia.
[Angelus, 2 luglio 2000]

giovedì 3 giugno 2010

03 giugno 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Io sono il Pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51). Verso questo Pane si rivolge il nostro cuore con particolare intensità di fede e di amore.

All’uomo, pellegrino sulle strade del tempo, ma sospinto da un insopprimibile desiderio di immortalità, Cristo si fa incontro con questo alimento divino: «Chi mangia questo Pane vivrà in eterno» (Gv 6,58). Consapevoli di questo immenso dono, i credenti vogliono almeno una volta all’anno, nella solennità del Corpus Domini, portare in trionfo il loro Signore. Anche noi ci rivolgiamo col cuore colmo di gratitudine verso Gesù nascosto sotto i veli del pane e del vino e gli ripetiamo con la Chiesa: “Buon Pastore, pane vero, o Gesù, pietà di noi. Nutrici e difendici”. È accanto a noi in questo atto di fede e di adorazione Colei che per nove mesi custodì sotto il suo cuore il Verbo divino fattosi carne per la nostra salvezza. La Vergine santa conceda a noi tutti di accogliere nella nostra vita Gesù Eucaristico con l’atteggiamento di umile disponibilità e di fiducioso abbandono con cui ella pronunciò il “fiat”, che tornò a spalancare i cieli, facendo rifiorire sulla terra la speranza.

[Angelus, 21 giugno 1981]

mercoledì 2 giugno 2010

02 giugno 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».
Salutiamo quindi con venerazione e amore quel corpo dell’eterno Verbo e colei che, come Madre, ha dato il corpo all’eterno Verbo.
Questo corpo è il sacramento della redenzione dell’uomo e del mondo: “Veramente patì, fu immolato sulla croce per l’uomo”. Questo corpo martirizzato fino alla morte sulla croce, insieme al sangue versato in segno della buona ed eterna alleanza, è diventato il sacramento più grande della Chiesa, al quale desideriamo rendere particolare adorazione, dimostrare particolare amore e gratitudine. Infatti, questo corpo è veramente il cibo, così come il sangue è veramente la bevanda delle nostre anime, sotto le specie del pane e del vino.
Ristora le forze interiori dell’uomo e fortifica nel cammino sulla strada dell’eternità. Già qui sulla terra ci permette di pregustare quell’unione con Dio nella verità e nell’amore, alla quale ci chiama il Padre, in Cristo suo figlio. Perciò l’ultima invocazione: “Esto nobis praegustatum mortis in examine!”.
[Angelus, 8 giugno 1980]

martedì 1 giugno 2010

01 giugno 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Cuore del redentore vivifica tutta la Chiesa ed attira gli uomini che hanno aperto i loro cuori “all’inscrutabile ricchezza” di questo unico Cuore. Questo legame spirituale conduce sempre ad un grande risveglio di zelo apostolico. Gli adoratori del Cuore Divino diventano gli uomini dalla coscienza sensibile. E quando è dato a loro di avere rapporti con il Cuore del nostro Signore e Maestro, allora si risveglia in essi anche il bisogno della riparazione per i peccati del mondo, per l’indifferenza di tanti cuori, per le loro negligenze. Quanto è necessaria nella Chiesa questa schiera di cuori vigilanti, perché l’Amore del Cuore Divino non rimanga isolato e non ricambiato! Tra questa schiera meritano una particolare menzione tutti coloro che offrono le loro sofferenze come vive vittime in unione con il Cuore di Cristo trafitto sulla croce. Trasformata così con l’amore, la sofferenza umana diventa un particolare lievito della salvifica opera di Cristo nella Chiesa.
[Angelus, 24 giugno 1979]