.

.

SPIRITO SANTO

SPIRITO SANTO
"VIENI, .."

BUONA S. PASQUA

BUONA S. PASQUA
La Resurrezione di Gesù porti il Suo Amore nei nostri cuori

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.

Nella Vita e nella Parola di Gesù l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità.

Silenzioso Dio

Fatima

Fatima
Cappella delle Apparizioni

S. Maria del Cammino





Il Papa venuto da lontano....

Il Papa venuto da lontano....
Dono di Dio per tutti gli uomini

sabato 31 luglio 2010

31 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Cuore di Gesù, salvezza di coloro che sperano in te, abbi pietà di noi.
Nel Cuore di Cristo noi possiamo, riporre la nostra speranza. Quel Cuore - dice l’invocazione - è salvezza “per coloro che sperano in lui”. Il Signore stesso che, la vigilia della sua Passione, chiese agli apostoli di avere fiducia in lui: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fiducia in Dio e abbiate fiducia anche in me» (Gv 14,1) - chiede a noi di confidare pienamente in lui: ce lo chiede perché ci ama, perché, per la nostra salvezza, ha avuto il Cuore trafitto, le mani e i piedi forati. Chiunque confida in Cristo e crede nella potenza del suo amore, rinnova in sé l’esperienza di Maria di Magdala, quale ce la presenta la liturgia pasquale: “Cristo, mia speranza. è risorto!”. Rifugiamoci, dunque, nel Cuore di Cristo! Egli ci offre una Parola che non passa, un amore che non viene meno, un’amicizia che non s’incrina, una presenza che non cessa.
La beata Vergine, “che accolse nel suo cuore immacolato il Verbo di Dio e meritò di concepirlo nel suo grembo verginale” ci insegni a riporre nel Cuore del suo Figlio la nostra totale speranza, nella certezza che questa non sarà delusa.

[Angelus, 17 settembre 1989]

venerdì 30 luglio 2010

L'Imitazione di Cristo

Capitolo XII
I VANTAGGI DELLE AVVERSITA'

E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.

Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.

RIFLESSIONI E PRATICHE

E' utilissimo all'uomo il rientrare in se stesso, il credersi quaggiù come esule e pellegrino, il non riporre le sue speranze nelle creature, lo stare in guardia contro 1'orgoglio, il divenire veramente umile. Tanti e così grandi vantaggi apportano le afflizioni e contrarietà. Ma a chi? A quelli che hanno un cuore retto e non cercano le consolazioni umane. A quelli che pieni di umiltà, si riconoscono bisognosi del divino soccorso, senza cui non possono far nulla. A quelli che nel tempo delle tentazioni si affliggono, gemono, e pregano per esserne liberati. A quelli infine che sospirano di vedersi sciolti dai legami del corpo mortale, per riunirsi più presto con Gesù Cristo.

30 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, vittima dei peccati, abbi pietà di noi. Questa invocazione delle litanie del Sacro Cuore ricorda che Gesù, secondo la parola dell’apostolo Paolo, «è stato messo a morte per i nostri peccati» (Rm 4,25); benché, infatti, egli non avesse commesso peccato, «Dio lo ha trattato da peccatore in nostro favore» (2Co 5,21). Sul Cuore di Cristo gravò, immane, il peso del peccato del mondo.

In lui si è compiuta in modo perfetto la figura “dell’agnello pasquale”, vittima offerta a Dio perché nel segno del suo sangue fossero risparmiati i primogeniti degli Ebrei. Gesù è vittima volontaria, perché si è offerto “liberamente alla sua passione”, quale vittima di espiazione per i peccati degli uomini, che ha consumato nel fuoco del suo amore.
Gesù è vittima eterna. Risorto da morte e glorificato alla destra del Padre, egli conserva nel suo corpo immortale i segni delle piaghe delle mani e dei piedi forati, del costato trafitto e li presenta al Padre nella sua incessante preghiera di Intercessione in nostro favore.
[Angelus, 10 settembre 1989]

giovedì 29 luglio 2010

29 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, nostra pace e riconciliazione abbi pietà di noi. Gesù è la nostra pace. È noto il significato biblico del termine “pace”: esso indica, in sintesi, la somma dei beni che Gesù, il Messia, ha portato agli uomini. Per questo, il dono della pace segna l’inizio della sua missione sulla terra, ne accompagna lo svolgimento, ne costituisce il coronamento… Gesù è, al tempo stesso, la nostra riconciliazione. In seguito al peccato si è prodotta una profonda e misteriosa frattura tra Dio, il creatore, e l’uomo, sua creatura. Tutta la storia della salvezza altro non è che il resoconto mirabile degli interventi di Dio in favore dell’uomo.
In tutto simile al Cuore del Figlio è il cuore della Madre. Anche la beata Vergine è per la Chiesa una presenza di pace e di riconciliazione: non è lei che, per mezzo dell’angelo Gabriele, ha ricevuto il più grande messaggio di riconciliazione e di pace, che Dio abbia mai inviato al genere umano? Maria ha dato alla luce colui che è la nostra riconciliazione; ella stava accanto alla Croce, allorché, nel sangue del Figlio Dio ha riconciliato «a sé tutte le cose» (Col 1,20); ora, glorificata in cielo, ha - come ricorda una preghiera liturgica - “un cuore pieno di misericordia verso i peccatori, che volgendo lo sguardo alla sua carità materna, in lei si rifugiano e implorano il perdono” di Dio.
[Angelus, 3 settembre 1989]

mercoledì 28 luglio 2010

28 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, nostra vita e risurrezione, abbi pietà di noi.
Questa invocazione delle litanie del Sacro Cuore, forte e convinta come un atto di fede, racchiude in una frase lapidaria tutto il mistero di Cristo redentore. Essa richiama le parole rivolte da Gesù a Marta, affranta per la morte del fratello Lazzaro: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore, vivrà» (Gv 11,25).
Gesù è vita in se stesso: «Come il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso» (Gv 5,26). Nell’intimo essere di Cristo, nel suo Cuore, la vita divina e la vita umana si congiungono armonicamente, in piena e inscindibile unità. Ma Gesù è anche vita per noi. “Dare la vita” è lo scopo della missione che egli, Buon Pastore, ha ricevuto dal Padre. Gesù è anche la risurrezione. Dinanzi ad ogni espressione di morte, il Cuore di Cristo si è commosso profondamente, e per amore del Padre e degli uomini, suoi fratelli, ha fatto della sua vita un “prodigioso duello” contro la morte.
[Angelus, 27 agosto 1989]

martedì 27 luglio 2010

27 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, fonte di ogni consolazione, abbi pietà di noi.
Iddio, creatore del cielo e della terra, è pure «il Dio di ogni consolazione» (2Co 1,3 cfr. Rm 15,5).
La consolazione che proveniva dal Cuore di Cristo era condivisione della sofferenza umana; volontà di lenire l’ansia e di alleviare la tristezza; segno concreto di amicizia.
Nelle sue parole e nei suoi gesti di consolazione si coniugavano mirabilmente la ricchezza del sentimento con l’efficacia dell’azione.
Il Cuore del Salvatore è ancora, anzi è primordialmente “fonte di consolazione”, perché Cristo dona, insieme col Padre, lo Spirito Consolatore.
Cuore di Cristo, fonte di ogni consolazione, abbi pietà di noi.
[Angelus, 13 agosto 1989]

lunedì 26 luglio 2010

La Luce Del Tuo Amore


Una grande conquista! Una conquista che ritiene molto impegno...disponibilità a lasciare tutto...acquisire la capacità di radicare dentro di sè la convinzione di essere un piccolo essere, incapace a volte ed a volte spesso di confrontarsi con le proprie debolezze con la forza di chi vuole vincere riuscendo a staccarsi dalle realtà "umane fuggenti" , che ci trattengono, ci legano e difficilmente ci lasciano spontaneamente liberi. E' l'esercizio di una vita, di una lotta continua...per "una vittoria preziosa"!

il matrimonio spirituale



Provare quanto presentato in questo video è il più grande dono che l'uomo può ricevere qualunque sia lo stato in cui si trova o che vuole raggiungere. L'Amore di Dio è un'Amore così speciale e diverso dall'Amore umano che si realizza qualunque è la realtà che si vive o si vuole vivere.

Chiunque riesce a captarne tutta la Sua presenza, la Sua intensità...impara a coltivarlo nell'intimità del proprio cuore... a stare con Lui e ad accrescere in ogni attimo il "Sentire e Gustare" la sua presenza nella propria vita nella propria storia, nella storia di ciascun uomo può dire di avere raggiunto il massimo della propria identità di uomo.

L'Imitazione di Cristo

Capitolo XI
LA CONQUISTA DELLA PACE INTERIORE E L'AMORE DEL PROGRESSO SPIRITUALE

Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l'animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all'esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace. Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni desiderio terreno, cosicché - liberati e staccati da se stessi - potessero stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore. Noi, invece, siamo troppo presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto, e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento. E così restiamo inerti e tiepidi. Se fossimo, invece, totalmente morti a noi stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione celeste. Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene.
Se facessimo di tutto, da uomini forti, per non abbandonare la battaglia, tosto vedremmo venire a noi dal cielo l'aiuto del Signore. Il quale prontamente sostiene coloro che combattono fiduciosi nella sua grazia; anzi, ci procura occasioni di lotta proprio perché ne usciamo vittoriosi. Che se facciamo consistere il progresso spirituale soltanto in certe pratiche esteriori, tosto la nostra religione sarà morta. Via, mettiamo la scure alla radice, cosicché, liberati dalle passioni, raggiungiamo la pace dello spirito. Se ci strappassimo via un solo vizio all'anno diventeremmo presto perfetti. Invece spesso ci accorgiamo del contrario; troviamo cioè che quando abbiamo indirizzata la nostra vita a Dio eravamo più buoni e più puri di ora, dopo molti anni di vita religiosa. Il fervore e l'avanzamento spirituale dovrebbe crescere di giorno in giorno; invece già sembra gran cosa se uno riesce a tener viva una particella del fervore iniziale.
Se facessimo un poco di violenza a noi stessi sul principio, potremmo poi fare ogni cosa facilmente e gioiosamente. Certo è difficile lasciare ciò a cui si è abituati; ancor più difficile è camminare in senso contrario al proprio desiderio. Ma se non riesci a vincere nelle cose piccole e da poco, come supererai quelle più gravi? Resisti fin dall'inizio alla tua inclinazione; distaccati dall'abitudine, affinché questa non ti porti, a poco a poco, in una situazione più ardua. Se tu comprendessi quanta pace daresti a te stesso e quanta gioia procureresti agli altri, e vivendo una vita dedita al bene, sono certo che saresti più sollecito nel tendere al tuo profitto spirituale.
RIFLESSIONI E PRATICHE
Tutti i mezzi per procurarci la vera pace del cuore, ossia la tranquillità di coscienza, si riducono alla mortificazione della propria volontà ed alla lotta sul difetto predominante. Non mortificherai mai la tua volontà nelle cose grandi se sarai indulgente nelle cose piccole; né ti lusingare di vincere le abitudini cattive se pretenderai combatterle tutte insieme, e non ad una ad una, con costanza finché non le abbia interamente soggiogate.

26 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Cuore di Gesù, trafitto dalla lancia, abbi pietà di noi.
Dal Cuore trafitto di Cristo scaturisce la Chiesa. Come dal costato di Adamo addormentato fu tratta Eva, sua sposa, così - secondo una tradizione patristica risalente ai primi secoli - dal costato aperto del Salvatore, addormentato sulla Croce nel sonno della morte, fu tratta la Chiesa, sua sposa; essa si forma appunto dall’acqua e dal sangue - Battesimo ed Eucaristia - che sgorgano dal Cuore trafitto. Giustamente perciò la costituzione conciliare sulla liturgia afferma: “Dal costato di Cristo morto sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa” (Sacrosanctum Concilium, 5). Accanto alla Croce, annota l’Evangelista, c’era la Madre di Gesù. Ella vide il Cuore aperto dal quale fluivano sangue ed acqua - sangue tratto dal suo sangue - e comprese che il sangue del Figlio era versato per la nostra salvezza. Allora capì fino in fondo il significato delle parole che il Figlio le aveva rivolto poco prima; «Donna, ecco il tuo figlio» (Gv 19,26): la Chiesa che sgorgava dal Cuore trafitto era affidata alle sue cure di Madre. Chiediamo a Maria di guidarci ad attingere sempre più abbondantemente alle sorgenti di grazia fluenti dal Cuore trafitto di Cristo.
[Angelus, 30 luglio 1989]

domenica 25 luglio 2010

25 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Cuore di Gesù, trafitto dalla lancia, abbi pietà di noi.
Nel Cuore trafitto noi contempliamo l’obbedienza filiale di Gesù al Padre, il cui incarico egli portò coraggiosamente a compimento, e il suo amore fraterno per gli uomini, che egli “amò sino alla fine” (Gv 13,1), cioè sino all’estremo sacrificio di sé. Il Cuore trafitto di Gesù è il segno della totalità di questo amore in direzione verticale e orizzontale, come le due braccia della Croce. Il Cuore trafitto è anche simbolo della vita nuova, data agli uomini mediante lo Spirito e i sacramenti. Non appena il soldato ebbe vibrato il colpo di lancia, dal costato ferito di Cristo «uscì sangue ed acqua» (Gv 19,34). Il colpo di lancia attesta la realtà della morte di Cristo. Egli è veramente morto, com’era veramente nato, come veramente risorgerà nella sua stessa carne. Contro ogni tentazione antica o moderna di docetismo, di cedimento “all’apparenza”. L’Evangelista nell’episodio del colpo di lancia, vede un profondo significato: come dalla roccia colpita da Mosè scaturì nel deserto una sorgente d’acqua, così dal costato di Cristo, ferito dalla lancia, è sgorgato un torrente d’acqua per dissetare il nuovo Popolo di Dio. Tale torrente è il dono dello Spirito, che alimenta in noi la vita divina.
[Angelus, 30 luglio 1989]

sabato 24 luglio 2010

24 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, obbediente fino alla morte, abbi pietà di noi.
Questa invocazione delle litanie del Sacro Cuore ci invita a contemplare il Cuore di Cristo obbediente. Tutta la vita di Gesù è posta sotto il segno di una perfetta obbedienza alla volontà del Padre, suprema e coeterna sorgente del suo essere: una è la loro potenza e gloria, una la sapienza, reciproco l’infinito amore. Per questa comunione di vita e di amore il Figlio aderisce pienamente al progetto del Padre, che vuole la salvezza dell’uomo mediante l’uomo: nella “pienezza del tempo” nasce dalla Vergine madre con un cuore obbediente per riparare il danno causato alla stirpe umana dal cuore disobbediente dei progenitori.
Perciò, entrando nel mondo, Cristo dice: «Ecco io vengo... per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5 Eb 10,7). “Obbedienza” è il nome nuovo “dell’amore”!

[Angelus, 23 luglio 1989]

venerdì 23 luglio 2010

23 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Cuore di Gesù, unito alla persona del Verbo di Dio, abbi pietà di noi.
L’espressione “Cuore di Gesù” richiama subito alla mente l’umanità di Cristo, e ne sottolinea la ricchezza dei sentimenti, la compassione verso gli infermi; la predilezione per i poveri; la misericordia verso i peccatori; la tenerezza verso i bambini; la fortezza nella denuncia dell’ipocrisia, dell’orgoglio, della violenza; la mansuetudine di fronte agli oppositori; lo zelo per la gloria del Padre e il giubilo per i suoi disegni di grazia, misteriosi e provvidenti. Contempliamo con Maria il Cuore di Cristo. La Vergine visse nella fede, giorno dopo giorno, accanto al suo Figlio Gesù: sapeva che la carne di suo Figlio era fiorita dalla sua carne verginale; ma intuiva che egli, perché «Figlio dell’Altissimo» (Lc 1,32) la trascendeva infinitamente: il Cuore del suo Figlio era, appunto, “unito alla Persona del Verbo”. Per questo ella lo amava come Figlio suo e, al tempo stesso, lo adorava come suo Signore e suo Dio. Che ella conceda anche a noi di amare ed adorare il Cristo, Dio e uomo, sopra ogni cosa, «con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente» (cfr. Mt 22,37). In tal modo, seguendo il suo esempio, saremo oggetto delle predilezioni divine e umane del Cuore del suo Figlio.
[Angelus, 9 luglio 1989]

giovedì 22 luglio 2010

22 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, abbi pietà di noi.

Troviamo qui l’eco di un articolo centrale del Credo, in cui professiamo la nostra fede in “Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio”, il quale “discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”. La santa umanità di Cristo, dunque, è opera dello Spirito divino e della Vergine di Nazaret.

È opera dello Spirito. Ciò afferma esplicitamente l’evangelista Matteo, riferendo le parole dell’angelo a Giuseppe: «Quel che è generato in lei (Maria), viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20); e lo afferma pure l’evangelista Luca, riportando le parole di Gabriele a Maria: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo» (Lc 1,35).

D’altra parte, l’umanità di Cristo è anche opera della Vergine.

Lo Spirito ha plasmato il Cuore di Cristo nel grembo di Maria, che ha collaborato attivamente con lui come madre e come educatrice.

[Angelus, 2 luglio 1989]

L'Imitazione di Cristo

Capitolo X

ASTENERSI DAI DISCORSI INUTILI

Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.

Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.

Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.

RIFLESSIONI E PRATICHE

E' sì raro e difficile il parlare senza offendere Dio o il prossimo, che tutti i maestri di spirito niuna cosa, più ci raccomandano quanto l'osservare il silenzio. Difatti, su che cosa si raggirano le conversazioni del secolo? Sopra Dio, i suoi misteri e la sua religione: ed oh! con quanta indecenza e libertà se ne parla! Sopra il prossimo che si deride con beffe e motteggi, o si lacera con calunnie e maldicenze. Sopra quel che avviene giornalmente, nel mondo, di cui si approvano e commettono le vanità, gli spettacoli, i piaceri e persino i puntigli e le vendette. E tali conversazioni saranno forse opportune a conservarci lo spirito di pietà e di religione, di carità fraterna e di umiltà e modestia? Sarà possibile di uscirne sì puri come vi entriamo? Evitiamole dunque per quanto si può, e, ove la necessità o la carità o la convenienza ci obblighi a trattenerci in esse, vi si parli sol di cose le quali siano di edificazione od almeno indifferenti.

mercoledì 21 luglio 2010

21 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Cuore di Gesù, ricoperto di obbrobri.
Cuore di Gesù, il cuore umano del Figlio di Dio, quanto consapevole della dignità di ogni uomo, quanto consapevole della dignità di Dio-Uomo. Cuore del Figlio, che è Primogenito di ogni creatura: quanto consapevole della peculiare dignità dell’anima e del corpo dell’uomo, quanto sensibile per tutto ciò che offende questa dignità: “ricoperto di obbrobri”. Ecco le parole di Isaia profeta: «Come molti si stupiranno di lui: tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo» (Is 52,14).
«Uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevano alcuna stima...» (Is 53,3).
Cuore di Gesù, ricoperto di obbrobri!
Cuore di Gesù ricoperto di obbrobri! Segno di contraddizione...
«E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,34-35).
[Angelus, 24 agosto 1986]

martedì 20 luglio 2010

L'Imitazione di Cristo

Capitolo IX

OBBEDIENZA E SOTTOMISSIONE

Stare sottomessi, vivere soggetti a un superiore e non disporre di sé è cosa grande e valida. E' molto più sicura la condizione di sudditanza, che quella di comando. Ci sono molti che stanno sottomessi per forza, più che per amore: da ciò traggono sofferenza, e facilmente se ne lamentano; essi non giungono a libertà di spirito, se la loro sottomissione non viene dal profondo del cuore e non ha radice in Dio. Corri pure di qua e di là; non troverai pace che nell'umile sottomissione sotto la guida di un superiore. Andar sognando luoghi diversi, e passare dall'uno all'altro, è stato per molti un inganno.

Certamente ciascuno preferisce agire a suo talento, ed è maggiormente portato verso chi gli dà ragione. Ma, se Dio è dentro di noi, dobbiamo pur talvolta lasciar perdere i nostri desideri, per amore della pace. C'è persona così sapiente che possa conoscere pienamente ogni cosa? Perciò non devi avere troppa fiducia nelle tue impressioni; devi ascoltare volentieri anche il parere degli altri. Anche se la tua idea era giusta, ma la abbandoni per amore di Dio seguendo quella di altri, da ciò trarrai molto profitto. Stare ad ascoltare ed accettare un consiglio - come spesso ho sentito dire - è cosa più sicura che dare consigli. Può anche accadere che l'idea di uno sia buona; ma è sempre segno di superbia e di pertinacia non volersi arrendere agli altri, quando la ragionevolezza o l'evidenza lo esigano.

RIFLESSIONI E PRATICHE

Felice colui che dipende interamente da Dio nella persona dei suoi superiori, i quali ne fanno le veci! Poiché è di gran merito la pratica costante dell'ubbidienza come esercizio di perfetta abnegazione di se stesso, di rinunzia alla propria volontà e del più perfetto amore di Dio. L'ubbidienza è quella virtù che costituisce l'eccellenza, la felicità ed il merito della vita cristiana e religiosa, e che rende Iddio assoluto padrone e proprietario delle anime nostre. Ma per questo è necessario che la mente, il cuore e le azioni cospirino a farci praticare l'ubbidienza, la mente approvandola, amandola il cuore, e le azioni esercitandola prontamente, generosamente e costantemente.

20 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cuore di Gesù, propiziazione per i nostri peccati.
Il cuore di Gesù è sorgente di vita, perché per esso si attua la vittoria sulla morte. È sorgente di santità, perché in esso viene vinto il peccato che è avversario della santità nel cuore dell’uomo. Gesù, che la domenica di risurrezione entra attraverso la porta chiusa, nel cenacolo, dice agli apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi» (Gv 20,23). E ciò dicendo, mostra loro le mani e il costato, in cui sono visibili i segni della crocifissione. Mostra il costato - luogo del cuore trafitto dalla lancia del centurione. Così dunque gli apostoli sono stati chiamati a ritornare al cuore, che è propiziazione per i peccati del mondo. E con loro anche noi siamo chiamati.
La potenza della remissione dei peccati, la potenza della vittoria sul male che alberga nel cuore dell’uomo, si racchiude nella passione e nella morte di Cristo redentore.
Un segno particolare di questa potenza redentrice è proprio il cuore. Una fiamma viva di amore ha consumato il cuore di Gesù sulla croce. Questo amore del cuore fu la potenza propiziatrice per i peccati.
[Angelus, 17 agosto 1986]

lunedì 19 luglio 2010

L'Imitazione di Cristo

Capitolo VIII


EVITARE L'ECCESSIVA FAMILIARITA'


"Non aprire il tuo cuore al primo che capita" (Sir 8,22); i tuoi problemi, trattali invece con chi ha saggezza e timore di Dio. Cerca di stare raramente con persone sprovvedute e sconosciute; non metterti con i ricchi per adularli; non farti vedere volentieri con i grandi. Stai, invece, accanto alle persone umili e semplici, devote e di buoni costumi; e con esse tratta di cose che giovino alla tua santificazione. Non avere familiarità con alcuna donna, ma raccomanda a Dio tutte le donne degne. Cerca di essere tutto unito soltanto a Dio e ai suoi angeli, evitando ogni curiosità riguardo agli uomini. Mentre si deve avere amore per tutti, la familiarità non è affatto necessaria. Capita talvolta che una persona che non conosciamo brilli per fama eccellente; e che poi, quando essa ci sta dinanzi, ci dia noia solo al vederla. D'altra parte, talvolta speriamo di piacere a qualcuno, stando con lui, e invece cominciamo allora a non piacergli, perché egli vede in noi alcunché di riprovevole.


RIFLESSIONI E PRATICHE

Se vuoi trovare il paradiso su questa terra, tratta con persone dabbene e di cose di edificazione, affinché tu, mosso e confortato dal loro esempio, non abbi altra amicizia se non con Dio e cogli Angeli suoi. Felice quel cristiano che, unito di cuore a Gesù Cristo, attende solo ai suoi doveri ed a salvarsi, e che, vivendo in Dio e per Dio, comincia a praticare nel tempo ciò che sarà tutta la sua occupazione nei secoli eterni!

19 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Secondo una felice tradizione della Chiesa cattolica, l’Angelus ricorda ogni giorno l’aurora della nostra salvezza: l’annuncio a Maria, la sua risposta il suo “fiat” e l’incarnazione del Figlio di Dio nel suo seno. Il suo “fiat” gioioso di Nazaret testimonia la sua libertà interiore, fatta di fiducia e di serenità. Ella non sapeva come si sarebbe dovuto svolgere il servizio al Signore, né quale sarebbe stata la vita di suo Figlio. «Ecco la serva del Signore».
È la volontà del Signore che sarà la luce della sua vita, la sua pace nella sofferenza e la sua gioia. Con lo stesso cuore ella è serva del Signore e attenta ai suoi fratelli. Così, mettendosi a servizio dei fratelli, con un’attenzione tutta particolare ai più poveri di essi, l’uomo non solo contribuisce a rendere più ospitale e più giusta la nostra terra, ma riesce a superare le angosce e le paure, derivate dal cattivo uso della libertà. In mezzo a tanti uomini che servono se stessi, invece di servire il loro prossimo, il cristiano contempla in Cristo colui che si è fatto uomo per servire, e in Maria la serva del Signore.
[Angelus, 17 giugno 1984]

domenica 18 luglio 2010

18 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli...» (Mt 11,25).
Questa frase del Vangelo si affaccia alla mente nel momento in cui ci siamo riuniti per la recita dell’Angelus. Maria è colei alla quale è stato rivelato di più, nel momento in cui si presentò innanzi a lei l’Angelo del Signore, annunziando: «Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,31).
A lei per prima giunge questa Verità che trasforma il mondo..., Verità tanto spesso nascosta “ai sapienti ed agli intelligenti” di questo mondo... Ed essa, Maria di Nazaret, l’accetta con la massima semplicità dello spirito e, perciò, nella più autentica pienezza. Riunendoci per la preghiera dell’Angelus, apriamo continuamente i nostri cuori alla stessa Verità Divina con una simile semplicità!
[Angelus, 5 luglio 1981]

sabato 17 luglio 2010

17 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1, 46).

Insieme con Maria, Madre di Gesù, lodiamo Dio e in lui esultiamo, «perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1, 48) e l’ha scelta a collaborare all’opera della nostra salvezza. Grazie a lei, Dio Padre ha fatto grandi cose nello Spirito Santo, mediante il suo Figlio Gesù Cristo.

Il suo magnanimo fiat ha, in certo senso, aperto un nuovo cammino della storia, sul quale da duemila anni il Dio Incarnato procede fedelmente insieme all’uomo. Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, indica incessantemente questa presenza di Cristo, aiuta ad accettarla sempre di nuovo, a meditarla nel cuore e a gioire di essa.

Insieme con Maria rendiamo grazie a Dio per i testimoni della sua presenza, cresciuti dalla nostra generazione.

[Angelus, 13 giugno 1999]

venerdì 16 luglio 2010

16 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II



Come sempre, ciò che Dio ci chiede ridonda a nostro vantaggio. L’esperienza mette in luce che l’osservanza della domenica, quale giorno di preghiera e di riposo, comporta un effetto rigeneratore e tonificante sull’esistenza umana.
Si rischia non di rado, soprattutto oggi, di essere travolti dal ritmo frenetico degli impegni e degli eventi quotidiani. Ecco allora la domenica: come ben sottolinea il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, essa si erge quale protesta dello spirito contro l’asservimento del lavoro e il culto del denaro (cfr. CCC, 2172).
Nello scorrere inesorabile del tempo la domenica viene ad aprire un varco al soprannaturale e all’eterno e propone all’uomo uno spazio contemplativo che lo aiuta a gustare in profondità la stessa esistenza terrena. Offre, inoltre, occasione e stimolo per stabilire ed approfondire contatti e rapporti sociali all’insegna della gratuità, dell’amicizia, dell’attenzione per chi è più solo e sofferente. Quando si trova tempo per Dio, si trova tempo anche per l’uomo.
[Angelus, 28 marzo 1993]

giovedì 15 luglio 2010

15 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Beati sono piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11, 28).
La Madre del Figlio di Dio, ha unito la propria vita totalmente alla fedeltà alla parola di Dio. Incessantemente stava in ascolto di Dio, meditava le parole e gli eventi, accogliendo questa Rivelazione con tutto il suo essere nell’obbedienza della fede.
Il primo e il più perfetto frutto di tale donazione alla parola di Dio fu la sua maternità verginale. Con fede accolse il Verbo eterno, che per opera dello Spirito Santo in lei si fece carne per la salvezza dell’uomo. Obbediente alla volontà del Padre, fu per il Figlio di Dio non soltanto madre e protettrice, ma anche fedele collaboratrice nell’opera della Redenzione. Il frutto della sua vita maturò sotto la croce, dove nel modo umanamente più tragico, si rivelò la verità di Dio che è amore. Nello spirito di questo amore divino, obbediente alla chiamata del Figlio, ci accolse come suoi figli in Giovanni apostolo. E, quando dopo la risurrezione e l’ascensione di Cristo al cielo, perseverò, insieme agli Apostoli, in preghiera (cfr. At 1,14) e insieme ad essi sperimentò la discesa dello Spirito Santo, divenne Madre della Chiesa nascente. Questa mistica maternità si è rivelata pienamente nel mistero dell’Assunzione al cielo.
[Angelus, 6 giugno 1999]

mercoledì 14 luglio 2010

L'Imitazione di Cristo libbro I

Capitolo VII

GUARDARSI DALLE VANE SPERANZE E FUGGIRE LA SUPERBIA

Chi mette la sua fiducia negli uomini e nelle altre creature è un insensato. Chi mette la sua fiducia negli uomini e nelle altre creature è un insensato. Non ti rincresca di star sottoposto ad altri, per amore di Gesù Cristo, e di sembrare un poveretto, in questo mondo. Non appoggiarti alle tue forze, ma salda la tua speranza in Dio: se farai tutto quanto sta in te, Iddio aderirà al tuo buon volere. Non confidare nel sapere tuo o nella capacità di un uomo purchessia, ma piuttosto nella grazia di Dio, che sostiene gli umili e atterra i presuntuosi. Non vantarti delle ricchezze, se ne hai, e neppure delle potenti amicizie; il tuo vanto sia in Dio, che concede ogni cosa, ed ama dare se stesso, sopra ogni cosa. Non gonfiarti per la prestanza e la bellezza del tuo corpo; alla minima malattia esse si guastano e si deturpano. Non compiacerti di te stesso, a causa della tua abilità e della tua intelligenza, affinché tu non spiaccia a Dio, a cui appartiene tutto ciò che di buono hai sortito dalla natura. Non crederti migliore di altri, affinché, per avventura, tu non sia ritenuto peggiore dinanzi a Dio, che ben conosce quello che c'è in ogni uomo (cfr. Gv 2,25). Non insuperbire per le tue opere buone, perché il giudizio degli uomini è diverso da quello di Dio, cui spesso non piace ciò che piace agli uomini. Anche se hai qualcosa di buono, pensa che altri abbia di meglio, cosicché tu mantenga l'umiltà. Nulla di male se ti metti al di sotto di tutti gli altri; molto male è invece se tu ti metti al di sopra di una sola persona. Nell'umile è pace indefettibile; nel cuore del superbo sono, invece, continua smania e inquietudine.

RIFLESSIONI E PRATICHE

Non abbiamo alcun motivo d'invanirci, perché in noi è molto più il male che il bene. Perché qualunque bene possiamo avere o nell'ordine della natura o in quello della grazia, ci viene dal Signore, cui se ne deve tutta la gloria. Perché in un momento può perdersi un gran bene; e perché ciò che ci sembra bene, è non di rado un vero male agli occhi di Dio, poiché nessuno ha del suo se non il peccato! Così nulla dobbiamo prometterci o da noi o dagli uomini, ma tutto sperare ed attendere da Dio: quantunque per questo non siamo meno obbligati di usare ogni sforzo, mediante l'aiuto della sua grazia, per meritare la vita eterna.

14 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Ascoltare la Parola di Dio è la cosa più importante nella nostra vita.
Cristo è sempre in mezzo a noi e desidera parlare al nostro cuore. Lo possiamo ascoltare meditando con fede la Sacra Scrittura, raccogliendoci nella preghiera privata e comunitaria, soffermandoci in silenzio davanti al Tabernacolo, dal quale egli ci parla del suo amore.
Specialmente alla Domenica, i cristiani sono chiamati ad incontrare e ascoltare il Signore. Ciò avviene nel modo più pieno mediante la partecipazione alla Santa Messa, nella quale Cristo imbandisce per i fedeli la mensa della Parola e del Pane di vita. Ma altri momenti di preghiera e riflessione, di riposo e fraternità possono utilmente concorrere a santificare il giorno del Signore.
Quando, per l’azione dello Spirito Santo, Dio prende dimora nel cuore del credente, diviene più facile servire i fratelli. Così è avvenuto in modo singolare e perfetto in Maria Santissima. A lei affidiamo questo periodo di vacanze, affinché sia valorizzato come tempo propizio per riscoprire il primato della vita interiore.
[Angelus, 18 luglio 2004]

martedì 13 luglio 2010

Monsignor Frisina Totus tuus

Servo per amore - Gen Rosso

13 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio»
(Mt 5,8).
La purezza di cuore, come ogni virtù, esige un quotidiano allenamento della volontà e una costante disciplina interiore. Richiede anzitutto l’assiduo ricorso a Dio nella preghiera.
Le molteplici occupazioni e i ritmi accelerati della vita rendono talora difficile coltivare questa importante dimensione spirituale.
Oggi si esaltano spesso il piacere, l’egoismo o addirittura l’immoralità, in nome di falsi ideali di libertà e di felicità. Bisogna riaffermare con chiarezza che la purezza del cuore e del corpo va difesa, perché la castità “custodisce” l’amore autentico.
Mentre auguro di trarre profitto dal riposo estivo per crescere spiritualmente, affido la gioventù a Maria, splendente di bellezza.
Lei, aiuti tutti, specialmente gli adolescenti e i giovani, a scoprire il valore e l’importanza della castità per costruire la civiltà dell’amore.
[Angelus, 6 luglio 2003]

lunedì 12 luglio 2010

12 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa... si può paragonare al lievito...» (Mt 13,31-33).
Il regno dei cieli si può pure paragonare a un campo, in cui si semina il buon seme, ma un nemico semina zizzania in mezzo al buon grano.
Il padrone lascia che l’uno e l’altra crescano insieme fino alla mietitura (cfr. Mt 13,24-30).
Ricordando questo insegnamento, la Chiesa ci invita a trovare il nostro posto nel regno di Dio e a far si che esso cresca in ciascuno di noi. E perciò ci insegna a pregare. Infatti il regno di Dio cresce in noi, prima, mediante la preghiera.
Nella preghiera la debolezza dell’uomo si incontra con la potenza di Dio. Nessuno degli uomini, nessuno dei santi, ha pregato così intensamente nello Spirito Santo come Maria. Quando recitiamo l’Angelus Domini preghiamo in unione con lei. Che lo Spirito Santo, per intercessione della Vergine santissima, suo tempio immacolato, sostenga la nostra preghiera, perché mediante essa si avvicini il regno di Dio in noi stessi e in tutto il creato!
[Angelus, 22 luglio 1984]

domenica 11 luglio 2010

S. Benedetto da Norcia

L ' Europa festeggia Il Suo Patrono :
S. Benedetto da Norcia
                                                                                     


11 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?» (Gv 6,5), così Cristo domandò a Filippo nei pressi del lago di Tiberiade, quando vide «che una grande folla veniva da lui» (Gv 6,5).
Doveva parlare a quegli uomini sull’Eucaristia - proprio là nei pressi del lago di Galilea, dove si compì il primo annunzio dell’Eucaristia - ma prima egli ebbe cura del cibo per il loro corpo.
La Chiesa ci ricorda quel colloquio con l’apostolo Filippo, come pure il miracolo della moltiplicazione di cinque pani e di due pesci.
«E quando furono saziati, (Gesù) disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”» (Gv 6,12). Adoriamo e ringraziamo Dio anche per tutto il bene spirituale e materiale, che è necessario all’uomo per vivere: «Gli occhi di tutti sono rivolti a te, in attesa, e tu provvedi loro il cibo a suo tempo. Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente» (Sal 144,15-16). «Ti lodino, Signore, tutte le tue opere» (Sal 144,10).
Che la preghiera dell’Angelus Domini sia adorazione di Dio, sia ringraziamento per tutto il bene che il Creatore ha destinato all’uomo nel mondo!
[Angelus, 25 luglio 1982]

sabato 10 luglio 2010

10 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla».
(Sal 22,1)
Nella liturgia rinnovata queste parole sono diventate a noi ancora più vicine. Ci piace cantarle, comprendendo bene il significato della metafora che si racchiude nelle parole del Salmo: «Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome» (Sal 22,2-3).
Cantiamo spesso queste parole per aprire davanti al Signore tutta la nostra anima - e tutto ciò che la travaglia: «Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me...» (Sal 22,4). Il nostro pellegrinaggio terrestre non è un andar raminghi per vie impervie. C’è un Pastore che ci conduce, che vuole il nostro bene e la nostra salvezza - non soltanto in questa vita, ma anche nell’eternità: «Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni» (Sal 22,6).

[Angelus, 18 luglio 1982]

venerdì 9 luglio 2010

L'Imitazione di Cristo libbro I

Capitolo VI


GLI SREGOLATI MOTI DELL'ANIMA

Ogni qual volta si desidera una cosa contro il volere di Dio, subito si diventa interiormente inquieti. Il superbo e l'avaro non hanno mai requie; invece il povero e l'umile di cuore godono della pienezza della pace. Colui che non è perfettamente morto a se stesso cade facilmente in tentazione ed è vinto in cose da nulla e disprezzabili. Colui che è debole nello spirito ed è, in qualche modo, ancora volto alla carne e ai sensi, difficilmente si può distogliere del tutto dalle brame terrene; e, quando pur riesce a sottrarsi a queste brame, ne riceve tristezza. Che se poi qualcuno gli pone ostacolo, facilmente si sdegna; se, infine, raggiunge quel che bramava, immediatamente sente in coscienza il peso della colpa, perché ha assecondato la sua passione, la quale non giova alla pace che cercava. Giacché la vera pace del cuore la si trova resistendo alle passioni, non soggiacendo ad esse. Non già nel cuore di colui che è attaccato alla carne, non già nell'uomo volto alle cose esteriori sta la pace; ma nel cuore di colui che è pieno di fervore spirituale.

RIFLESSIONI E PRATICHE

La pace del cuore, dopo la grazia di Dio, è il più grande di tutti i beni, e non dobbiamo lasciar mezzo intentato per trovarla e conservarla. Ma non possiamo trovarla né conservarla se non col far resistenza alle nostre passioni, ai nostri sregolati appetiti; poiché quanto più noi vogliamo contentarli, tanto meno saremo contenti; quanto più si fa loro contrasto, tanto meno ci daranno pena; quanto più usciremo vittoriosi dai combattimenti, tanto meno avremo difficoltà a conservare e possedere la pace.

09 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo penetri i nostri cuori con la sua luce per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati. Così preghiamo, attingendo abbondantemente dalla lettera agli Efesini. Uniamo questa preghiera con la nostra meditazione all’Angelus.
Uniamo la nostra preghiera con la meditazione sulla nostra chiamata: umana e cristiana. Siamo chiamati dall’eternità in Gesù Cristo: «Dio Padre in lui ci ha scelti prima della creazione del mondo...» (Ef 1,4); «per amore ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo» (Ef 1,5). In lui «abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia» (Ef 1,7). Ecco alcune frasi della lettera agli Efesini. Esse ci dicono a quale speranza Dio ci ha chiamati. Ci dicono a che cosa ha chiamato ognuno di noi l’Eterno Padre, già fin da qui in terra e nella prospettiva di tutta l’eternità. Queste parole parlano della elevazione soprannaturale di ogni uomo in Gesù Cristo: della dignità di figli adottivi di Dio, della quale siamo in lui gratificati.
[Angelus, 11 luglio 1982]

giovedì 8 luglio 2010

08 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«A te levo i miei occhi, o Dio» (Sal 122,1).
La Chiesa quando pronunzia queste parole si esprime come un ritmo interiore della nostra intimità con Dio: leviamo i nostri occhi a Dio nella preghiera. Lo facciamo, interrompendo il lavoro tre volte nel corso della giornata e recitando l’Angelus.
Facciamo così molte volte, quando (come dice lo stesso Salmo al v. 4) «siamo troppo sazi» della sofferenza, dell’incertezza, della pena.
Allora cerchiamo l’appoggio in Dio. Incominciamo a pregare perfino senza parole: leviamo gli occhi a Dio, leviamo l’anima, tutto il nostro essere. Con la preghiera si esprime interamente il modo cristiano della nostra esistenza. La preghiera è la prima e fondamentale condizione della collaborazione con la grazia di Dio. Bisogna pregare per avere la grazia di Dio - e bisogna pregare per poter cooperare con la grazia di Dio. Tale è il vero ritmo della vita interiore del cristiano. Il Signore parla a ciascuno di noi, così come ha parlato all’Apostolo: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
[Angelus, 4 luglio 1982]

mercoledì 7 luglio 2010

07 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Questa promessa che, paradossalmente, Gesù fece ai suoi discepoli nel momento stesso in cui li stava lasciando, si realizza in modo singolare nel Sacramento dell’Eucaristia. Sotto i segni sensibili del pane e del vino, Gesù si rende presente in un luogo e in un tempo determinato, consentendo ad ogni essere umano, ovunque egli si trovi ed a qualsiasi epoca storica appartenga, di stabilire un contatto personale con lui.
Egli ci è accanto per sostenerci nella lotta contro ogni manifestazione del male sulla terra e per stimolare il nostro impegno a far progredire la storia verso traguardi più degni dell’uomo. Il cristiano non può, certo, attendersi di trovare nell’Eucaristia i suggerimenti del tutto pronti circa l’azione da svolgere nei diversi campi della sua vita personale, familiare, sociale o comunitaria, economica o politica. La partecipazione alla “mensa del Signore” tocca, tuttavia, sempre da vicino la sua coscienza del bene e del male, lo pone di fronte alle proprie responsabilità nei confronti delle persone vicine o lontane, nei confronti del mondo circostante. E, pertanto, la comunione al “pane spezzato” impegna ciascuno a recare il proprio contributo all’edificazione di un “mondo nuovo”!
[Angelus, 19 luglio 1981]

martedì 6 luglio 2010

06 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cento anni fa, il 6 luglio 1902, moriva Maria Goretti, ferita gravemente il giorno prima dalla cieca violenza di chi l’aveva aggredita. Santa Maria Goretti è un esempio per le nuove generazioni, minacciate da una mentalità di disimpegno, che stenta a comprendere l’importanza di valori sui quali non è mai lecito scendere a compromessi.
Pur essendo povera e priva di istruzione scolastica, Maria, non ancora dodicenne, possedeva una personalità forte e matura, formata dall’educazione religiosa ricevuta in famiglia. Questo la rese capace non solo di difendere la propria persona con eroica castità, ma addirittura di perdonare il suo uccisore.
Il suo martirio ricorda che l’essere umano non si realizza seguendo gli impulsi del piacere, ma vivendo la propria vita nell’amore e nella responsabilità.
[Angelus, 7 luglio 2002]

lunedì 5 luglio 2010

05 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

«Signore, insegnaci a pregare...» (Lc 11,1), dice a Cristo nel Vangelo uno dei suoi discepoli.
Dobbiamo anche sempre nuovamente imparare a pregare. Spesse volte avviene che ci dispensiamo dal pregare con la scusa di non saperlo fare.
Se davvero non sappiamo pregare, tanto più allora è necessario impararlo.
Ciò è importante per tutti, e sembra essere particolarmente importante per i giovani, i quali spesso tralasciano la preghiera che hanno imparato da bambini perché essa sembra loro troppo infantile, ingenua, poco profonda.
Invece un simile stato di coscienza costituisce uno stimolo indiretto ad approfondire la propria preghiera, a renderla più riflessiva, più matura, a cercare l’appoggio per essa nella parola di Dio stesso e nello Spirito Santo, il quale «intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili», come scrive san Paolo (Rm 8,26).
[Angelus, 27 luglio 1980]

L'Imitazione di Cristo libbro I

Capitolo V

LA LETTURA DEI LIBRI DI DEVOZIONE

Nei libri di devozione si deve ricercare la verità, non la bellezza della forma. Essi vanno letti nello spirito con cui furono scritti; in essi va ricercata l'utilità spirituale, piuttosto che l'eleganza della parola. Perciò dobbiamo leggere anche opere semplici, ma devote, con lo stesso desiderio con cui leggiamo opere dotte e profonde. Non lasciarti colpire dal nome dello scrittore, di minore o maggiore risonanza; quel che ci deve indurre alla lettura deve essere il puro amore della verità. Non cercar di sapere chi ha detto una cosa, ma bada a ciò che è stato detto. Infatti gli uomini passano, "invece la verità del Signore resta per sempre" (Sal 116,2); e Dio ci parla in varie maniere, "senza tener conto delle persone" (1Pt 1,17). Spesso, quando leggiamo le Scritture, ci è di ostacolo la nostra smania di indagare, perché vogliamo approfondire e discutere là dove non ci sarebbe che da andare avanti in semplicità di spirito. Se vuoi trarre profitto, leggi con animo umile e semplice, con fede. E non aspirare mai alla fama di studioso. Ama interrogare e ascoltare in silenzio la parola dei santi. E non essere indifferente alle parole dei superiori: esse non vengono pronunciate senza ragione.


RIFLESSIONI E PRATICHE
Quanto si trova scritto nei libri canonici, tutto è stato scritto a nostro ammaestramento, affinché per la pazienza e consolazione che ci danno le Sacre Scritture, noi teniamo forte la speranza. In verità, ogni scrittura ispirata da Dio è adatta ad insegnare, riprendere, correggere ed erudire nei doveri della giustizia, affinché l'uomo sia perfetto e disposto a qualunque opera buona.
Fondato il nostro autore su queste parole dell'Apostolo S. Paolo, saggiamente ci avvisa che, se si cerca unicamente nelle divine Scritture, ed a proporzione negli altri libri di pietà, l'istruzione e l'edificazione, si troveranno dappertutto. Inoltre se Dio stesso ci parla in questi libri, non deve importarci di chi si è servito per scriverli. Così, se li dettò lo spirito suo, si devono leggere secondo il medesimo spirito; cioè con umiltà e semplicità, con fede e sommissione. Infine ci avvisa che nelle difficoltà giova il chiedere consiglio agli anziani, ai dotti ed ai santi. E soprattutto che non dobbiamo lasciarci spingere dalla curiosità nella lettura dei libri sacri, ma solo dal desiderio d'illuminare le nostre menti e d'infiammare nostri cuori.

domenica 4 luglio 2010

L'Imitazione di Cristo libbro I

LA PONDERATEZZA NELL'AGIRE

cap. IV

Non dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; non dobbiamo affidarci a ogni nostro impulso. Al contrario, ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio, con attenzione e con grandezza d'animo. Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male che bene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essere perfetti non credono scioccamente all'ultimo che parla, giacché conoscono la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facile a blaterare. Grande saggezza, non essere precipitosi nell'agire e, d'altra parte, non restare ostinatamente alle nostre prime impressioni. Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorso della gente e non spargere subito all'orecchio di altri quanto abbiamo udito e creduto. Devi preferire di farti guidare da uno migliore di te, piuttosto che andare dietro alle tue fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con persona saggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa che rende l'uomo l'uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudice in molti problemi. Quanto più uno sarà inutilmente umile e soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ogni cosa.

RIFLESSIONI E PRATICHE

Non v'ha cosa più imprudente né più opposta alla carità, né più funesta alla nostra salute, quanto i rapporti veri o falsi che facciamo di questo a quello. Poiché in tal modo s'alterano e s'inaspriscono gli animi, si fomentano le inimicizie e gli odi, e colui che ne è stato la causa, non otterrà mai da Dio il perdono, se non è risoluto di riparare ai pregiudizi da lui ingenerati, e riconciliare le persone disgustate o inimicate, il che è difficilissimo ad eseguirsi. Ti è permesso, è vero, di esser pronto nell'ascoltare, ma a condizione che sii lento nel parlare: onde se hai udito qualche parola contro al tuo prossimo fanne silenzio con lui e con tutti.

04 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Avviso:
Ci scusiamo con i visitatori!
A causa di un' interruzione del sito dal quale ogni mattina prelevevamo il pensiero del giorno siamo costretti, speriamo momentaneamente, anche noi ad interromperne la condivisione.
Vi assicuriamo che sarà nostra cura non appena riprenderà il collegamenteo di proporvi,  ancora, per condividere il ns. post mattutino, Vi ringraziamo tanntissimo! A presto

sabato 3 luglio 2010

venerdì 2 luglio 2010

Abbà Pater: Giovanni Paolo II canta il Pater Noster


02 luglio 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Sangue di Cristo ci ha redenti. Ecco la verità che la pietà popolare ricorda all’inizio del mese di luglio, tradizionalmente dedicato al Sangue preziosissimo di Cristo. Quanto sangue, nel mondo, versato ingiustamente! Quanta violenza, quanto disprezzo per la vita umana! Questa umanità, non di rado ferita dall’odio e dalla violenza, ha più che mai bisogno di sperimentare l’efficacia del Sangue redentore di Cristo.
Quel Sangue che, sparso non invano, porta in sé tutta la potenza dell’amore di Dio ed è pegno di speranza, di riscatto, di riconciliazione. Ma per attingere da questa sorgente bisogna tornare alla Croce di Cristo, fissare lo sguardo sul Figlio di Dio, su quel suo Cuore trafitto, su quel Sangue versato. Sotto la Croce stava Maria, compartecipe della Passione del Figlio. Essa offre il suo Cuore di Madre come rifugio a chiunque è in cerca di perdono, di speranza e di pace, come ci ha ricordato la festa del suo Cuore Immacolato. Maria ha deterso il sangue del Figlio crocifisso. A lei affidiamo il sangue delle vittime della violenza, perché sia riscattato da quello che Gesù ha versato per la salvezza del mondo.

[Angelus, 2 luglio 2000]

giovedì 1 luglio 2010

Il Preziosissimo Sangue di Gesu'




 "O Gesù ti adoro "
                                    Il testo Latino
dedicare Adoro te, latens Déitas ,
sub Quae suo figuris vere látitas :
Tibi se cor meum totum súbiicit ,
Quia te contémplans totum deficit.

Visus , tactus , gustus fállitur in te,
Sed auditu solo tuto creditur .
Credo, quidquid dixit Dei Fílus :
Nil hoc verbo veritatis vérius .

In Cruce sola latébat Déitas ,
A latet simul hic et Humanitas ;
Ambo tamen credens cónfitens atque ,
Peto quod paénitens latro petívit .

Plagas , sicut Thomas, intúeor non;
Deum meum Confiteor tamen te .
Fac me Tibi semper magis credere,
In Habere Spem te, te diligere .

O mortis Memoriale Domini !
Panis vivus , praestan homini vitam !
praesta meae menti de te Vivere .
Et te illi semper dulce Sapere .

Pie Pellicane, Iesu Domine,
mi Munda immúndum Tuo sanguigno.
Cuius Una Stilla facere salvum
mundum quit ab Totum scélere Omni .

Lesu , velátum quem nunc aspício ,
fiat Oro illud quod tam Sítio ;
Ut te reveláta cernens facie,
sim Visu Beato gloriae tuae . Amen.  
                                          

                               Testo italiano
Adoro Te devotamente , oh Dio Nascosto ,
Sotto queste Apparenze Ti CELI Veramente :
A te Tutto Il Mio Cuore SI abbandona ,
Perche, contemplandoTi , Tutto Vien Menone .

La Vista , IL tatto , gusto il, in Te ingannano SI
Ma solo con l' Udito SI Crede Sicurezza con:
Credo Tutto cio Che Disse Il Figlio di Dio,
Nulla di vero e di Più this Parola di Verità.

Sulla croce era la sola DIVINITA NASCOSTA ,
Ma qui e celata ANCHE l' Umanità :
Eppure credendo e confessando entrambe ,
Chiedo cio Che domandò Il Ladrone penitente .

Le piaghe , vieni Tommaso, VEDO non,
Tuttavia Confesso Te mio Dio .
Fammi Credere Semper Più in Te,
Che in Te io abbia Speranza , il Che io Ti ami .

Oh memoriale della morte del Signore ,
Pane vivo , il Che DAI vita all'uomo ,
Concedi al mio Spirito di Vivere di Te,
E di gustarTi in tempo condensato Modo Semper Dolcemente .

Oh pio Pellicano , Signore Gesù ,
Depurazione me, immondo , col Tuo Sangue ,
Pasquale Del Una sola goccia puo salvare
Il Mondo Intero da OGNI Peccato .

Oh Gesù, velato ORA ammiro il Che ,
Prego Che avvenga cio Che Tanto bramo ,
Che, contemplandoTi col Volto rivelato ,
A tal Visione IO SIA beato della Tua gloria .

Il Sangue , e descritto NELLA Bibbia Come un IMPORTANTE Elemento della vita .

 Il Sangue, è descritto nella Bibbia come un importante elemento della vita.
"La vita di una creatura risiede nel sangue" (Levitico 17,11). E' soprattutto in questo versetto biblico che si può comprendere l'assoluta importanza che questo liquido comporta nella vita sia degli esseri umani che degli animali.
L'Antico Testamento si sofferma diverse volte sull'argomento del sangue, ribadendone la preziosità. Dio Padre comanda di non versare il sangue, cioè di non spargerlo inutilmente con gli assassinii, di non berlo e di non mangiare carni animali che contengano ancora residui di sangue; perchè il sangue è vita, il sangue è sacro. (Deuteronomio 12,23).
Ed è all'importanza del sangue nell'Antico Testamento, che si affianca l'importanza del sangue Divino di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana: Gesù. Il Sangue di Cristo è la più grande e perfetta rivelazione dell'Amore del Padre Celeste e la sua effusione vivificante è sorgente della Chiesa, che continuamente rinasce nutrendosi del Sangue Divino, e, attraverso di essa, è riscatto per l'uomo peccatore a cui viene donata la salvezza.
La vita spirituale trova un insostituibile alimento nel Sangue di Cristo, vero fulcro del cuore, della vita e della missione della Chiesa.
Gesù stesso, nell'Ultima Cena, dà importanza rilevante al Sangue, che è simbolo della Redenzione. Anche San Paolo nelle sue lettere parla con devozione del Riscatto umano dal peccato, che è avvenuto tramite la morte di Gesù, il quale ha tanto amato gli uomini fino a versare il suo Prezioso Sangue.
Dal punto di vista storico si può dire che già anticamente era viva la devozione al Preziosissimo Sangue. Dopo un lungo periodo nel corso del quale questa devozione non venne più praticata, il Sangue di Cristo cominciò nuovamente ad essere adorato nella prima metà dell'ottocento, attorno a una presunta reliquia della Passione che si conservava nella Basilica di S.Nicola in Carcere (oggi S.Giuseppe a Capo le case).
L'iniziatore, fu un pio sacerdote, poi vescovo, don Francesco Albertini, promotore di una Confraternita intitolata appunto al Preziosissimo Sangue, nel cui seno si formarono grandi spiriti che ne proseguirono e ne diffusero la devozione.
Tra gli altri propagatori di questa devozione, brillano i nomi di S.Gaspare del Bufalo, fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue, e di S.Maria De Mattias, che fondò le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo.
In tutta Italia e anche nel mondo, sorsero diversi Istituti femminili dedicati al Sangue di Cristo, come le Suore del Preziosissimo Sangue, fondate a Monza da Madre Maria Matilde Bucchi, le Figlie della Carità del Prezioso Sangue, fondate a Pagani (SA) da don Tommaso Fusco. E ai nostri giorni altre congregazioni presero vita a Honk Kong, in Sudafrica e negli USA.
Nel 1822, S.Gaspare presentò istanza alla Santa Sede per ottenere il "Nulla osta" per la celebrazione della festa del Preziosissimo Sangue. La Sacra Congregazione dei Riti Religiosi, concesse di celebrarla la prima domenica di luglio, ma solo all'interno della congregazione di S. Gaspare.
Pio IX la fissò al primo luglio, e Pio XI la elevò a rito doppio di prima classe nell'aprile 1934, a ricordo del XIX centenario della Redenzione.
Paolo VI poi, abbinò questa festa a quella del Corpus Domini, creando però malcontento tra i devoti e gli istituti religiosi dedicati al Sangue di Cristo. Ricevuti in udienza i devoti e gli istituti, il Papa volle chiarire il significato di tale abbinamento, ribadendo la sua intenzione di non degradare in nessun modo la devozione al Sangue.
Il Santo Padre concesse ugualmente il diritto di celebrare la festa il primo luglio, con liturgia di solennità.

1 luglio.2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU'

La tradizione popolare dedica il mese di luglio alla contemplazione del Preziosissimo Sangue di Cristo, mistero insondabile di amore e di misericordia. Nella Liturgia, l’apostolo Paolo afferma nella Lettera ai Galati che «Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi» (Gal 5,1). Questa libertà ha un caro prezzo: è la vita, il sangue del Redentore. Sì! Il Sangue di Cristo è il prezzo che Dio ha pagato per liberare l’umanità dalla schiavitù del peccato e della morte. Tutto questo è stato ben sottolineato dal Beato Giovanni XXIII, devoto al Sangue del Signore fin dall’infanzia. Eletto Papa, scrisse una Lettera apostolica per promuoverne il culto (Inde a primis, 30 giugno 1959), invitando i fedeli a meditare sul valore infinito di quel Sangue, del quale “una sola goccia può salvare tutto il mondo da ogni colpa” (Inno Adoro Te devote). Che la meditazione del sacrificio del Signore, pegno di speranza e di pace per il mondo, sia incoraggiamento e stimolo a costruire ovunque la pace.
[Angelus, 1 luglio 2001]