Capitolo X
ASTENERSI DAI DISCORSI INUTILI
Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.
Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.
Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.
RIFLESSIONI E PRATICHE
E' sì raro e difficile il parlare senza offendere Dio o il prossimo, che tutti i maestri di spirito niuna cosa, più ci raccomandano quanto l'osservare il silenzio. Difatti, su che cosa si raggirano le conversazioni del secolo? Sopra Dio, i suoi misteri e la sua religione: ed oh! con quanta indecenza e libertà se ne parla! Sopra il prossimo che si deride con beffe e motteggi, o si lacera con calunnie e maldicenze. Sopra quel che avviene giornalmente, nel mondo, di cui si approvano e commettono le vanità, gli spettacoli, i piaceri e persino i puntigli e le vendette. E tali conversazioni saranno forse opportune a conservarci lo spirito di pietà e di religione, di carità fraterna e di umiltà e modestia? Sarà possibile di uscirne sì puri come vi entriamo? Evitiamole dunque per quanto si può, e, ove la necessità o la carità o la convenienza ci obblighi a trattenerci in esse, vi si parli sol di cose le quali siano di edificazione od almeno indifferenti.
Nessun commento:
Posta un commento