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SPIRITO SANTO

SPIRITO SANTO
"VIENI, .."

BUONA S. PASQUA

BUONA S. PASQUA
La Resurrezione di Gesù porti il Suo Amore nei nostri cuori

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.

Nella Vita e nella Parola di Gesù l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità.

Silenzioso Dio

Fatima

Fatima
Cappella delle Apparizioni

S. Maria del Cammino





Il Papa venuto da lontano....

Il Papa venuto da lontano....
Dono di Dio per tutti gli uomini

domenica 31 ottobre 2010

Dalla "Lectio divina" parrocchiale Lc.19,1-10 XXXI Domenica Tempo Ordinario/C


Invocazione:
Vieni Santo Spirito, passi il tuo soffio come la brezza primaverile
che fa fiorire la vita e schiude l'amore.
Passi il tuo soffio nel nostro sguardo
per portarlo verso orizzonti più lontani e più vasti.
Passi il tuo soffio sui nostri volti rattristati per farvi riapparire il sorriso
sulle nostre mani stanche per rianimarle e rimetterle gioiosamente all'opera.
Passi il tuo soffio fin dall'aurora per portare con sé tutta
la nostra giornata in uno slancio generoso.
Passi il tuo soffio all'avvicinarsi della notte
per conservarci nella tua luce e nel tuo fervore.
Passi e rimanga in tutta la nostra vita per rinnovarla e donarle
le dimensioni più vere e più profonde.

[In quel tempo, Gesù] 'Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. -Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. "Quando giunse sul luogo. Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». «Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia, cedendo ciò, tutti mormoravano: «E entrato in casa di un peccatore!». 'Ma Zaccheo, alzatesi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io dò la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». «Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. "D Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Lc. 19, 1-10

Riflessione:

Il Signore ha posato lo sguardo proprio su di me.
Ero piccolo, ma non talmente piccolo, che lui non si accorgesse di me.
Ero solamente curioso di poterlo vedere,
ma egli ha voluto/arsi conoscere.
Mi ha dato appuntamento, perché io lo potessi incontrare.
Signore, io non ero degno, che tu venissi a cercare me.
Malvisto io ero dagli uomini. Perso e smarrito, mi sentivo, da tè.
Eppure il Signore ha saputo vedere in me,
qual bene che nemmeno lo pensavo di avere.
Il suo sguardo mi ha cambiato,
l'incontro con lui ha cambiatela mia vita
p. G. C.

sabato 30 ottobre 2010

30 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

“Ave Maria!”. È l’elemento più corposo del Rosario. Il baricentro dell’Ave Maria è il nome di Gesù. Talvolta, nella recitazione frettolosa, questo baricentro sfugge, e con esso anche l’aggancio al mistero di Cristo che si sta contemplando. Ma è proprio dall’acccento che si dà al nome di Gesù e al suo mistero che si contraddistingue una significativa e fruttuora recita del Rosario. Esso esprime con forza la fede cristologica, applicata ai diversi momenti della vita del Redentore. È professione di fede e, al tempo stesso, aiuto a tener desta la meditazione, consentendo di vivere la funzione assimilante, insita nella ripetizione dell’Ave Maria, rispetto al mistero di Cristo. Ripetere il nome di Gesù - l’unico nome al quale ci è dato di sperare salvezza - intrecciato con quello della Madre Santissima, e quasi lasciando che sia Lei stessa a suggerirlo a noi, costituisce un cammino di assimilazione, che mira a farci entrare sempre più profondamente nella vita di Cristo. Dallo specialissimo rapporto con Cristo, che fa di Maria la Madre di Dio, la Theotòkos, deriva, poi, la forza della supplica con la quale a Lei ci rivolgiamo nella seconda parte della preghiera, affidando alla sua materna intercessione la nostra vita e l’ora della nostra morte.


[Rosarium Virginis Mariae, 33]

venerdì 29 ottobre 2010

29 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Strumento tradizionale per la recita del Rosario è la corona. Nella pratica più superficiale, essa finisce per essere spesso un semplice strumento di conteggio per registrare il succedersi delle Ave Maria. Ma essa si presta anche ad esprimere un simbolismo, che può dare ulteriore spessore alla contemplazione.
A tal proposito, la prima cosa da notare è come la corona converga verso il Crocifisso, che apre così e chiude il cammino stesso dell’orazione. In Cristo è centrata la vita e la preghiera dei credenti. Tutto parte da lui, tutto tende a lui, tutto, mediante lui, nello Spirito Santo, giunge al Padre.
“O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia. A te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo”.

[Rosarium Virginis Mariae, 43]


giovedì 28 ottobre 2010

28 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

    Santi Simone e Giuda, apostoli         
Una preghiera così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana. Mi rivolgo in particolare a voi, cari Confratelli nell’Episcopato, sacerdoti e diaconi, e a voi, operatori pastorali nei diversi ministeri, perché, facendo esperienza personale della bellezza del Rosario, ne diventiate solerti promotori.
Confido anche in voi, teologi, perché praticando una riflessione al tempo stesso rigorosa e sapienziale, radicata nella Parola di Dio e sensibile al vissuto del popolo cristiano, facciate scoprire, di questa preghiera tradizionale, i fondamenti biblici, le ricchezze spirituali, la validità pastorale.
Conto su di voi, consacrati e consacrate, chiamati a titolo particolare a contemplare il volto di Cristo alla scuola di Maria. Guardo a voi tutti, fratelli e sorelle di ogni condizione, a voi, famiglie cristiane, a voi, ammalati e anziani, a voi giovani: riprendete con fiducia tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel contesto della vita quotidiana.

[Rosarium Virginis Mariae, 43]

mercoledì 27 ottobre 2010

27 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Alla preghiera del Rosario è anche bello e fruttuoso affidare l’itinerario di crescita dei figli.
Pregare col Rosario per i figli, e ancor più con i figli, educandoli fin dai teneri anni a questo momento giornaliero di “sosta orante” della famiglia, non è, certo, la soluzione di ogni problema, ma è un aiuto spirituale da non sottovalutare.
Si può obiettare che il Rosario appare preghiera poco adatta al gusto dei ragazzi e dei giovani d’oggi. Ma forse l’obiezione tiene conto di un modo di praticarlo spesso poco accurato.
Del resto, fatta salva la sua struttura fondamentale, nulla vieta che per i ragazzi e i giovani la recita del Rosario - tanto in famiglia quanto nei gruppi - si arricchisca di opportuni accorgimenti simbolici e pratici, che ne favoriscano la comprensione e la valorizzazione. Perché non provarci?
Se il Rosario viene ben presentato, sono sicuro che i giovani stessi saranno capaci di sorprendere ancora una volta gli adulti, nel far propria questa preghiera e nel recitarla con l’entusiasmo tipico della loro età.

[Rosarium Virginis Mariae, 42]

martedì 26 ottobre 2010

26 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Preghiera per la pace, il Rosario è anche, da sempre, preghiera della famiglia e per la famiglia.
La famiglia che prega unita, resta unita.
Il Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova.
Molti problemi delle famiglie contemporanee, specie nelle società economicamente evolute, dipendono dal fatto che diventa sempre più difficile comunicare.
Non si riesce a stare insieme, e magari i rari momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore.
Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l’immagine del Redentore, l’immagine della sua Madre Santissima.
La famiglia che recita insieme il Rosario riproduce un po’ il clima della casa di Nazareth: si pone Gesù al centro, si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino.

[Rosarium Virginis Mariae, 41]

lunedì 25 ottobre 2010

25 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Rosario è preghiera orientata per sua natura alla pace, per il fatto stesso che consiste nella contemplazione di Cristo, Principe della pace e «nostra pace» (Ef 2,14). Chi assimila il mistero di Cristo - e il Rosario proprio a questo mira - apprende il segreto della pace e ne fa un progetto di vita. Il Rosario è poi preghiera di pace anche per i frutti di carità che produce. Se ben recitato come vera preghiera meditativa, il Rosario, favorendo l’incontro con Cristo nei suoi misteri, non può non additare anche il volto di Cristo nei fratelli, specie in quelli più sofferenti. Come si potrebbe fissare, nei misteri gaudiosi, il mistero del Bimbo nato a Betlemme senza provare il desiderio di accogliere, difendere e promuovere la vita, facendosi carico della sofferenza dei bambini in tutte le parti del mondo? Come si potrebbero seguire i passi del Cristo rivelatore, nei misteri della luce, senza proporsi di testimoniare le sue beatitudini nella vita di ogni giorno? E come contemplare il Cristo carico della croce e crocifisso, senza sentire il bisogno di farsi suoi “cirenei” in ogni fratello affranto dal dolore o schiacciato dalla disperazione? Come si potrebbe, infine, fissare gli occhi sulla gloria di Cristo risorto e su Maria incoronata Regina, senza provare il desiderio di rendere questo mondo più bello, più giusto, più vicino al disegno di Dio?



[Rosarium Virginis Mariae, 40]

domenica 24 ottobre 2010

Non lasciamoli soli!...

Haiti, allarme colera: almeno 200 morti,
oltre 2.000 casi di contagio

ROMA (23 ottobre) - E' salito ad almeno 200 morti il bilancio dell'epidemia di colera che ha colpito Haiti, già devastata dal terremoto dello scorso gennaio che provocò 300mila vittime. Secondo le autorità, che hanno proclamato lo stato di emergenza sanitaria, il numero dei casi di contagio - più di 2.000 - è destinato a salire. Anche se l'epidemia è contenuta nella zona a nord di Port-au-Prince, le agenzie di aiuti umanitari rimangono in stato di allerta per evitare che la malattia posso propagarsi negli accampamenti dei sopravvissuti al terremoto situati a nord della capitale.
Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, è la prima epidemia di colera ad Haiti in un secolo, ma nessun caso è stato finora segnalato a Port-au-Prince dove 1,3 milioni di senzatetto vivono accampati nelle tende. Squadre di sanitari stanno comunque monitorando gli accampamenti.
«Si lavora giorno e notte, la situazione è difficilissima - dice Francesco Rocca, commissario straordinario della Croce rossa italiana, in continuo contatto con i volontari della Cri presenti ad Haiti - La situazione è molto complessa anche sotto il profilo della sicurezza, poiché sale la rabbia e la disperazione nella popolazione di un Paese che dal terremoto non si è mai più rimesso in piedi. Quanto all'invio di altri volontari italiani nel Paese caraibico, noi siamo sempre pronti, attendiamo solo istruzioni, perché queste decisioni vengono prese a livello centrale».
Messaggero ROMA (23 ottobre)

24 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Per dare fondamento biblico e maggiore profondità alla meditazione, è utile che l’enunciazione del mistero sia seguita dalla proclamazione di un passo biblico corrispondente che, a seconda delle circostanze, può essere più o meno ampio.
Le altre parole, infatti, non raggiungono mai l’efficacia propria della parola ispirata. Questa va ascoltata con la certezza che è Parola di Dio, pronunciata per l’oggi e “per me”.
Accolta così, essa entra nella metodologia di ripetizione del Rosario senza suscitare la noia che sarebbe causata dal semplice richiamo di un’informazione ormai ben acquisita. No, non si tratta di riportare alla memoria un’informazione, ma di lasciar “parlare Dio. In qualche occasione solenne e comunitaria, questa parola può essere opportunamente illustrata da qualche breve commento.
L’ascolto e la meditazione si nutrono di silenzio. È opportuno che, dopo l’enunciazione del mistero e la proclamazione della Parola, per un congruo periodo di tempo ci si fermi a fissare lo sguardo sul mistero meditato, prima di iniziare la preghiera vocale.

[Rosarium Virginis Mariae, 30-31]

sabato 23 ottobre 2010

23 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Enunciare il mistero, e magari avere l’opportunità di fissare contestualmente un’icona che lo raffiguri, è come aprire uno scenario su cui concentrare l’attenzione.
Le parole guidano l’immaginazione e l’animo a quel determinato episodio o momento della vita di Cristo.
Nella spiritualità che si è sviluppata nella Chiesa, sia la venerazione di icone che le molte devozioni ricche di elementi sensibili, come anche lo stesso metodo proposto da sant’Ignazio di Loyola negli Esercizi Spirituali, hanno fatto ricorso all’elemento visivo e immaginativo, ritenendolo di grande aiuto per favorire la concentrazione dell’animo sul mistero.
È una metodologia, del resto, che corrisponde alla logica stessa dell’Incarnazione: Dio ha voluto prendere, in Gesù, lineamenti umani. È attraverso la sua realtà corporea che noi veniamo condotti a prendere contatto con il suo mistero divino.A questa esigenza di concretezza risponde anche l’enunciazione dei vari misteri del Rosario.

[Rosarium Virginis Mariae, 29]

IMPOSSIBILE MA VERO!


venerdì 22 ottobre 2010

22 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La meditazione dei misteri di Cristo è proposta nel Rosario con un metodo caratteristico, atto per sua natura a favorire la loro assimilazione. È il metodo basato sulla ripetizione. Ciò vale innanzitutto per l’Ave Maria, ripetuta per ben dieci volte ad ogni mistero. Se si guarda superficialmente a questa ripetizione, si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosario una pratica arida e noiosa. Ben altra considerazione, invece, si può giungere ad avere della Corona, se la si considera come espressione di quell’amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che, pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le pervade.
Una cosa è chiara: se la ripetizione dell’Ave Maria si rivolge direttamente a Maria, con lei e attraverso di lei è in definitiva a Gesù che va l’atto di amore. La ripetizione si alimenta del desiderio di una conformazione sempre più piena a Cristo, vero “programma” della vita cristiana. San Paolo ha enunciato questo programma con parole infuocate: «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21). E ancora: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20). Il Rosario ci aiuta a crescere in questa conformazione fino al traguardo della santità.

[Rosarium Virginis Mariae, 26]


giovedì 21 ottobre 2010

Fraternità Virtuale Giovanni Paolo II: Indifferenza?...

Fraternità Virtuale Giovanni Paolo II: Indifferenza?...: " «Buttiamo via il cibo di una seconda Italia» Indifferenza?..."

Indifferenza?...

 




Indifferenza?...

21 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Ogni singolo tratto della vita di Cristo, com’è narrato dagli Evangelisti, rifulge di quel Mistero che supera ogni conoscenza. È il Mistero del Verbo fatto carne, nel quale «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2, 9). Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica insiste tanto sui misteri di Cristo, ricordando che “tutto nella vita di Gesù è segno del suo Mistero”. Il “duc in altum” della Chiesa nel terzo Millennio si misura sulla capacità dei cristiani di «penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2, 2-3). A ciascun battezzato è rivolto l’ardente auspicio della Lettera agli Efesini: «Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di [...] conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio» (3, 17-19).


[Rosarium Virginis Mariae, 24]

mercoledì 20 ottobre 2010

Riscoprire l'essenziale della vocazione per sottrarsi ai condizionamenti della società

Vita religiosa

e secolarizzazione

di Jean-Louis Bruguès
Arcivescovo segretario
della Congregazione per l'Educazione Cattolica

La vita religiosa si trova oggi sottoposta a notevoli pressioni. In particolare, due tipi di condizionamento mi sembra meritino attenzione. Il primo riguarda la secolarizzazione. Un fenomeno storico nato in Francia a metà del XVIii secolo, che ha finito per investire tutte le società che volevano entrare nella modernità. Anche l'apertura al mondo, giustamente proclamata dal concilio Vaticano ii, è stata interpretata, sotto la pressione delle ideologie del momento, come un passaggio necessario alla secolarizzazione. E di fatto, negli ultimi cinquant'anni, abbiamo assistito a una formidabile iniziativa di auto-secolarizzazione all'interno della Chiesa. Gli esempi non mancano: i cristiani sono pronti a impegnarsi al servizio della pace, della giustizia e delle cause umanitarie, ma credono ancora alla vita eterna? Le nostre Chiese hanno messo in atto un immenso sforzo per rinnovare la catechesi, ma questa stessa catechesi parla ancora dell'escatologia, della vita dopo la morte? Le nostre Chiese si sono impegnate nella maggior parte dei dibattiti etici del momento, ma discutono del peccato, della grazia e delle virtù teologali? Le nostre Chiese hanno fatto ricorso al meglio del proprio ingegno per migliorare la partecipazione dei fedeli alla liturgia, ma quest'ultima non ha perduto, in gran parte, il senso del sacro, vale a dire quel retrogusto di eternità? La nostra generazione, forse senza rendersene conto, non ha forse sognato una "Chiesa dei puri", mettendo in guardia contro ogni manifestazione di devozione popolare?
Che fine ha fatto, in tale contesto, quella vita religiosa che era stata presentata, in maniera tradizionale, come un segno escatologico e un'anticipazione del Regno a venire? Di fatto, religiosi e religiose hanno presto abbandonato l'abito della propria famiglia per vestirsi come tutti gli altri. Spesso hanno abbandonato i propri conventi, giudicati troppo vistosi o troppo ricchi, a beneficio di piccole comunità sparse nei villaggi o nei grandi agglomerati urbani. Hanno scelto mestieri profani, si sono impegnati in attività sociali e caritative, oppure si sono messi al servizio di cause umanitarie. Si sono fatti simili agli altri e si sono fusi nella massa, talvolta per formare il lievito della pasta, ma anche, in molti casi, perché tale atteggiamento rispondeva al clima dei tempi.
Non dovremmo sottovalutare i meriti di tale impostazione né i benefici che ne ricava la Chiesa ancora oggi. Quei religiosi e quelle religiose, infatti, si sono fatti più vicini alle persone e, in particolare, ai più svantaggiati, mostrando un volto della Chiesa più umile e più fraterno. Ciononostante, questa forma di vita religiosa non sembra avere più un futuro, non attira quasi più vocazioni.
La quasi totalità delle congregazioni attive, nate nel xix secolo o all'inizio del xx, si trovano quindi colpite a morte, e la loro scomparsa è solo una questione di tempo. Le case generalizie e i grandi conventi si sono già trasformati in case di riposo per anziani. Fra il 1973 e il 1985, 268 congregazioni francesi delle 369 esistenti hanno chiuso il proprio noviziato. La situazione, da allora, non ha fatto che peggiorare. L'auto-secolarizzazione ha minato alle fondamenta la vita religiosa. La crisi ha colpito soprattutto le forme di vita attiva, meno quelle contemplative, perché la secolarizzazione aveva orientato tutto ciò che è religioso verso la militanza o l'impegno sociale.
Il fatto è che il militante o la persona impegnata nel sociale, oggi, ci tengono a rimanere laici. Eccoci alla seconda tipologia di pressione esercitata sulla vita religiosa. Per affrontare la sfida della secolarizzazione, il Concilio ha avuto la geniale intuizione di affidare questa missione ai laici. Coloro che avevano l'avventura di essere gli attori principali della società secolare non erano forse i più appropriati per realizzare tale compito? Il Vaticano ii ha valorizzato - non dico che ha rivalorizzato, poiché una simile impresa non ha mai avuto luogo nel passato - la vocazione dei laici. Tuttavia, proprio la valorizzazione del laicato ha provocato una sorta di schiacciamento della vita religiosa "attiva". Se quest'ultima, infatti, ha riconosciuto a lungo la propria identificazione con un servizio specifico offerto alla Chiesa e alla società - come l'insegnamento nelle scuole o la cura dei malati negli ospedali - dal momento in cui i laici venivano chiamati a fornire gli stessi servizi e a dedicarsi ad attività simili, la vita religiosa attiva perdeva la sua ragion d'essere. Oggi non è più necessario passare per una consacrazione per fornire gli stessi servizi. Quando ci troviamo in presenza di una maestra che insegna con passione o di un'infermiera servizievole, desiderose di condurre una vita autenticamente cristiana, potremmo domandarci se la stessa donna, cento o centocinquanta anni fa, non si sarebbe presentata alla porta di una di quelle neonate congregazioni che abbiamo evocato poco fa.
Questo ci porta alla seguente conclusione: oggi più che mai, la vita religiosa non può essere definita partendo da un "fare", bensì da un modo di essere e da uno stile di vita. I due rischi che abbiamo appena descritto in forma sintetica e - non ho difficoltà ad annetterlo - senza troppe sfumature, dell'auto-secolarizzazione e della valorizzazione del laicato, costituiscono un pericolo per la vita religiosa. La loro combinazione ha provocato in quest'ultima una sorta d'implosione. Quindi, la situazione attuale della vita religiosa, soprattutto nelle Chiese occidentali, si presenta in modo paradossale. Da una parte, dopo il Concilio, godiamo dei vantaggi di un importante rinnovamento della teologia della vita religiosa. Dall'altra, abbiamo assistito al crollo di numerose congregazioni, così come a una fioritura di nuove forme di vita religiosa nella prima metà degli anni Settanta.
Questo carattere paradossale c'invita dunque a tornare all'essenziale. A cominciare dal fatto che la vita religiosa è unica nella sua essenza e plurale nelle sue forme. In altri termini, queste molteplici forme nascono tutte da un tronco comune, quello della vita e della tradizione monastica. Di conseguenza, la prima dimensione è mistica: la vita religiosa c'immerge nel mistero della morte e della risurrezione di Cristo. È dunque sbagliato definire un istituto a partire della sua attività. Anche se è stato in questo modo che sono state concepite le congregazioni nate nei due secoli scorsi.
Questa chiamata a stare con il Signore viene trasmessa a una singola persona - ogni vocazione è molto personalizzata e non esistono due percorsi che siano veramente simili - invitandola però a unirsi a una comunità specifica. Alcuni sperimentano una sorta di colpo di fulmine nei confronti di una comunità e non gli viene neanche in mente d'andare a bussare a un'altra porta. Altri, invece, si concedono un lungo tempo di riflessione, durante il quale fanno il giro di molte case e si dedicano a studi comparativi molto accurati. In ogni epoca ci sono stati matrimoni d'amore e matrimoni di ragione. Quel che è certo, però, è che l'attrazione è sempre legata alla vita comunitaria. Infatti, il codice di diritto canonico definisce quella religiosa come una vita essenzialmente comunitaria. E questa vita comunitaria è eminentemente spirituale nella misura in cui è lo Spirito Santo che la anima e la porta avanti. Possiamo quindi dedurne che la fede data dallo Spirito rappresenta la chiave di lettura di tutti gli elementi che costituiscono la vita religiosa, a cominciare dai voti e dalla preghiera.
In questo senso, la povertà religiosa non è un concetto sociologico. Non è fatta per dare l'esempio della povertà. La parola stessa non ha fatto la sua comparsa se non in epoca tarda; prima, si parlava di sine proprio, oppure di communio, termini molto più suggestivi. Il voto religioso corrisponde dunque a un atto di fede per mezzo del quale il religioso accetta quel dono dello Spirito che lo impegna a non tenere nulla per sé, al fine di vivere nel modo più intenso possibile la sua comunione con la vita fraterna.
Allo stesso modo, l'obbedienza religiosa non è in primis di natura ascetica o pedagogica. Indubbiamente, presuppone un'ascesi nella misura in cui implica una certa rinuncia alla propria volontà. Presenta, inoltre, una dimensione pedagogica, nella misura in cui mira a educare in noi la libertà dei figli di Dio. La sua natura, però, è essenzialmente mistica: ci fa entrare in un sistema in cui comanda lo Spirito. La fede ci porta ad affermare che il comandamento dato non viene innanzitutto dalla volontà del superiore - anche se porta il marchio della sua psicologia, forse anche della sua patologia - ma dallo Spirito, del quale il superiore è, in un certo senso, il rappresentate visibile. A quel punto, smettiamo di comportarci come singole entità, per diventare un corpo fraterno.
Anche tra l'amore umano e la castità religiosa - che pur possiedono diversi punti in comune - esiste una differenza essenziale. L'amore umano comporta una scelta e una conquista, si presenta come un amore d'esclusione: scegliere una donna specifica comporta rinunciare a tutte le altre. Ora, contrariamente alle apparenze, che ci portano a sostenere che abbiamo scelto noi di diventare carmelitani o domenicani, la vita religiosa non si sceglie: ci troviamo coinvolti in questa vita sotto l'impulso dello Spirito. Per ognuno di noi, sarebbe impossibile rimanere fedeli alle promesse del nostro battesimo al di fuori della vita religiosa. In quest'ultima, non esiste alcuna conquista né alcuna esclusione: lo Spirito ci rende partecipi di una comunità d'accoglienza in cui tutti debbono imparare a vivere come fratelli.
Infine, è nella fede data dallo Spirito che viviamo la preghiera, non come un'attività come le altre, ovvero solo un'attività in più, né come una minaccia per le diverse attività implicate dallo stile di vita - tutti noi conosciamo bene quella tensione fra il nostro lavoro e il tempo dedicato alla preghiera, che equivale troppo spesso a un tempo residuo. Nel simbolismo monastico il chiostro, ovvero l'apertura allo Spirito, rappresenta il legame fra la chiesa, luogo di preghiera (Opus Dei) e i diversi luoghi di lavoro (opus hominis) ma come una scuola in cui impariamo a diventare un "mendicante del Signore".

(©L'Osservatore Romano - 20 ottobre 2010)

20 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La contemplazione del volto di Cristo non può fermarsi all’immagine di lui crocifisso. Egli è il Risorto!
Da sempre il Rosario esprime questa consapevolezza della fede, invitando il credente ad andare oltre il buio della Passione, per fissare lo sguardo sulla gloria di Cristo nella Risurrezione e nell’Ascensione. Contemplando il Risorto il cristiano riscopre le ragioni della propria fede, e rivive la gioia non soltanto di coloro ai quali Cristo si manifestò gli Apostoli, la Maddalena, i discepoli di Emmaus, ma anche la gioia di Maria, che dovette fare un’esperienza non meno intensa della nuova esistenza del Figlio glorificato.
A questa gloria che, con l’Ascensione, pone il Cristo alla destra del Padre, ella stessa sarà sollevata con l’Assunzione, giungendo, per specialissimo privilegio, ad anticipare il destino riservato a tutti i giusti con la risurrezione della carne.
Coronata infine di gloria - come appare nell’ultimo mistero glorioso - ella rifulge quale Regina degli Angeli e dei Santi, anticipazione e vertice della condizione escatologica della Chiesa.

[Rosarium Virginis Mariae, 23]

martedì 19 ottobre 2010

19 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Ai misteri del dolore di Cristo i Vangeli danno grande rilievo. Da sempre la pietà cristiana, specialmente nella Quaresima, attraverso la pratica della Via Crucis, si è soffermata sui singoli momenti della Passione, intuendo che è qui il culmine della rivelazione dell’amore ed è qui la sorgente della nostra salvezza. Il Rosario sceglie alcuni momenti della Passione, inducendo l’orante a fissarvi lo sguardo del cuore e a riviverli. Il percorso meditativo si apre col Getsemani, lì dove Cristo vive un momento particolarmente angoscioso di fronte alla volontà del Padre, alla quale la debolezza della carne sarebbe tentata di ribellarsi. Lì Cristo si pone nel luogo di tutte le tentazioni dell’umanità, e di fronte a tutti i peccati dell’umanità, per dire al Padre: «Non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22, 42 e par). Questo suo “sì” ribalta il “no” dei progenitori nell’Eden. E quanto questa adesione alla volontà del Padre debba costargli emerge dai misteri seguenti, nei quali, la salita al Calvario, con la flagellazione, la coronazione di spine, la morte in croce, egli è gettato nella più grande abiezione: Ecce homo!

[Rosarium Virginis Mariae, 22]

lunedì 18 ottobre 2010

18 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

S. Luca
“Misteri della luce”. In realtà, è tutto il mistero di Cristo che è luce. Egli è «la luce del mondo» (Gv 8, 12). Ma questa dimensione emerge particolarmente negli anni della vita pubblica, quando Egli annuncia il vangelo del Regno. Volendo indicare alla comunità cristiana cinque momenti significativi - misteri “luminosi” - di questa fase della vita di Cristo, ritengo che essi possano essere opportunamente individuati: 1. nel suo Battesimo al Giordano, 2. nella sua auto-rivelazione alle nozze di Cana, 3. nell’annuncio del Regno di Dio con l’invito alla conversione, 4. nella sua Trasfigurazione e, infine, 5. nell’istituzione dell’Eucaristia, espressione sacramentale del mistero pasquale. Ognuno di questi misteri è rivelazione del Regno ormai giunto nella persona stessa di Gesù. ….In questi misteri, tranne che a Cana, la presenza di Maria rimane sullo sfondo. I Vangeli accennano appena a qualche sua presenza occasionale in un momento o nell’altro della predicazione di Gesù e nulla dicono di un’eventuale presenza nel Cenacolo al momento dell’istituzione dell’Eucaristia. Ma la funzione che svolge a Cana accompagna, in qualche modo, tutto il cammino di Cristo.

[Rosarium Virginis Mariae, 21]

domenica 17 ottobre 2010

17 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il primo ciclo, quello dei “misteri gaudiosi”, è effettivamente caratterizzato dalla gioia che irradia dall’evento dell’Incarnazione.
Ciò è evidente fin dall’Annunciazione, dove il saluto di Gabriele alla Vergine di Nazareth si riallaccia all’invito alla gioia messianica: “Rallegrati, Maria”. A questo annuncio approda tutta la storia della salvezza, anzi, in certo modo, la storia stessa del mondo.
Meditare i misteri “gaudiosi” significa così entrare nelle motivazioni ultime e nel significato profondo della gioia cristiana. Significa fissare lo sguardo sulla concretezza del mistero dell’Incarnazione e sull’oscuro preannuncio del mistero del dolore salvifico.
Maria ci conduce ad apprendere il segreto della gioia cristiana, ricordandoci che il cristianesimo è innanzitutto evanghelion, “buona notizia’, che ha il suo centro, anzi il suo stesso contenuto, nella persona di Cristo, il Verbo fatto carne, unico Salvatore del mondo.

[Rosarium Virginis Mariae, 20]

sabato 16 ottobre 2010

16 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Rosario è uno dei percorsi tradizionali della preghiera cristiana applicata alla contemplazione del volto di Cristo.
Così lo descrisse il Papa Paolo VI: “Preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell’incarnazione redentrice, il Rosario è, dunque, preghiera di orientamento nettamente cristologico. Infatti, il suo elemento caratteristico la ripetizione litanica del “Rallegrati, Maria” diviene anch’esso lode incessante a Cristo, termine ultimo dell’annuncio dell’Angelo e del saluto della madre del Battista: “Benedetto il frutto del tuo seno” (Lc 1, 42).
Diremo di più: la ripetizione dell’Ave Maria costituisce l’ordito, sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri: il Gesù che ogni Ave Maria richiama, è quello stesso che la successione dei misteri ci propone, a volta a volta, Figlio di Dio e della Vergine”.

[Rosarium Virginis Mariae, 18]


venerdì 15 ottobre 2010

15 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Rosario è anche un percorso di annuncio e di approfondimento, nel quale il mistero di Cristo viene continuamente ripresentato ai diversi livelli dell’esperienza cristiana.
Il modulo è quello di una presentazione orante e contemplativa, che mira a plasmare il discepolo secondo il cuore di Cristo. In effetti, se nella recita del Rosario tutti gli elementi per un’efficace meditazione vengono adeguatamente valorizzati, ne nasce, specialmente nella celebrazione comunitaria nelle parrocchie e nei santuari, una significativa opportunità catechetica che i Pastori devono saper cogliere.
La Vergine del Rosario continua anche in questo modo la sua opera di annuncio di Cristo.
La storia del Rosario mostra come questa preghiera sia stata utilizzata specialmente dai Domenicani, in un momento difficile per la Chiesa a motivo del diffondersi dell’eresia. Oggi siamo davanti a nuove sfide. Perché non riprendere in mano la Corona con la fede di chi ci ha preceduto? Il Rosario conserva tutta la sua forza e rimane una risorsa non trascurabile nel corredo pastorale di ogni buon evangelizzatore.

[Rosarium Virginis Mariae, 17]


giovedì 14 ottobre 2010

14 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Rosario è insieme meditazione e supplica. L’insistente implorazione della Madre di Dio poggia sulla fiducia che la sua materna intercessione può tutto sul cuore del Figlio.
Ella è “onnipotente per grazia”, come, con audace espressione da ben comprendere, diceva nella sua Supplica alla Vergine il beato Bartolo Longo.
Una certezza, questa, che, a partire dal Vangelo, si è andata consolidando per via di esperienza nel popolo cristiano. Il sommo poeta Dante la interpreta stupendamente, nella linea di san Bernardo, quando canta: “Donna, se tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disianza vuol volar sanz’ali”.
Nel Rosario Maria, santuario dello Spirito Santo (cfr Lc 1, 35), mentre è supplicata da noi, si pone per noi davanti al Padre che l’ha colmata di grazia e al Figlio nato dal suo grembo, pregando con noi e per noi.

[Rosarium Virginis Mariae, 16]

mercoledì 13 ottobre 2010

13 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Nel percorso spirituale del Rosario, basato sulla contemplazione incessante - in compagnia di Maria - del volto di Cristo, questo ideale esigente di conformazione a lui viene perseguito attraverso la via di una frequentazione che potremmo dire “amicale”. Essa ci immette in modo naturale nella vita di Cristo e ci fa come “respirare” i suoi sentimenti.
Per questo processo di conformazione a Cristo, nel Rosario, noi ci affidiamo in particolare all’azione materna della Vergine Santa. Colei che di Cristo è la genitrice, mentre è essa stessa appartenente alla Chiesa quale “membro eccelso e del tutto eccezionale”, è al tempo stesso la “Madre della Chiesa”. Come tale continuamente “genera” figli al Corpo mistico del Figlio. Lo fa mediante l’intercessione, implorando per essi l’effusione inesauribile dello Spirito. Ella è l’icona perfetta della maternità della Chiesa.
Il Rosario ci trasporta misticamente accanto a Maria impegnata a seguire la crescita umana di Cristo nella casa di Nazareth. Ciò le consente di educarci e di plasmarci con la medesima sollecitudine, fino a che Cristo non “sia formato” in noi pienamente (cfr Gal 4, 19).

[Rosarium Virginis Mariae, 15]

martedì 12 ottobre 2010

12 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Cristo è il Maestro per eccellenza, il rivelatore e la rivelazione. Non si tratta solo di imparare le cose che egli ha insegnato, ma di “imparare lui”.
Ma quale maestra, in questo, più esperta di Maria?
Se sul versante divino è lo Spirito il Maestro interiore che ci porta alla piena verità di Cristo, tra gli esseri umani, nessuno meglio di lei conosce Cristo, nessuno come la Madre può introdurci a una conoscenza profonda del suo mistero.
Il primo dei “segni” compiuto da Gesù - la trasformazione dell’acqua in vino alle nozze di Cana - ci mostra Maria appunto nella veste di maestra, mentre esorta i servi a eseguire le disposizioni di Cristo (cfr Gv 2, 5).
E possiamo immaginare che tale funzione ella abbia svolto per i discepoli dopo l’Ascensione di Gesù, quando rimase con loro ad attendere lo Spirito Santo e li confortò nella prima missione. Il passare con Maria attraverso le scene del Rosario è come mettersi alla “scuola” di Maria per leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il messaggio.
[Rosarium Virginis Mariae, 14]

lunedì 11 ottobre 2010

Sarah

vai...
http://blog.libero.it/Mikstory/9371115.html
Il Rosario, proprio a partire dall’esperienza di Maria, è una preghiera spiccatamente contemplativa.
Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: “Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: ‘Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità’ (Mt 6, 7).
Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze”.

[Rosarium Virginis Mariae, 12]

domenica 10 ottobre 2010

Funerale Sarah Scazzi In Miglialia Le Persone Alle Cerimonia 09-10-2010

Chi l'ha visto - Sarah Scazzi: epilogo in diretta tv con la madre in col...

Chi l'ha visto - Sarah Scazzi: epilogo in diretta tv con la madre in col...

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10 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola: «Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2, 19; cfr 2, 51).
I ricordi di Gesù, impressi nel suo animo, l’hanno accompagnata in ogni circostanza, portandola a ripercorrere col pensiero i vari momenti della sua vita accanto al Figlio. Sono stati quei ricordi a costituire, in certo senso, il “rosario” che ella stessa ha costantemente recitato nei giorni della sua vita terrena.
Ed anche ora, tra i canti di gioia della Gerusalemme celeste, i motivi del suo grazie e della sua lode permangono immutati.
Sono essi ad ispirare la sua materna premura verso la Chiesa pellegrinante, nella quale ella continua a sviluppare la trama del suo “racconto” di evangelizzatrice.
Maria ripropone continuamente ai credenti i “misteri” del suo Figlio, col desiderio che siano contemplati, affinché possano sprigionare tutta la loro forza salvifica. Quando recita il Rosario, la comunità cristiana si sintonizza col ricordo e con lo sguardo di Maria.

[Rosarium Virginis Mariae, 11]

sabato 9 ottobre 2010

09 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Gli occhi del suo cuore si concentrano in qualche modo su di lui già nell’Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti. Quando finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente sul volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia. Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adorante stupore, non si staccherà più da lui. Sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell’episodio dello smarrimento nel tempio: «Figlio, perché ci hai fatto così?» (Lc 2, 48); sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere nell’intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana; altre volte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della partoriente, giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e la morte dell’Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a lei consegnato nel discepolo prediletto; nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l’effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste.

[Rosarium Virginis Mariae, 10

venerdì 8 ottobre 2010

08 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Sono note le svariate circostanze, tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, nelle quali la Madre di Cristo ha fatto in qualche modo sentire la sua presenza e la sua voce per esortare il Popolo di Dio a questa forma di orazione contemplativa.
Desidero in particolare ricordare, per l’incisiva influenza che conservano nella vita dei cristiani e per l’autorevole riconoscimento avuto dalla Chiesa, le apparizioni di Lourdes e di Fatima, i cui rispettivi santuari sono meta di numerosi pellegrini, in cerca di sollievo e di speranza.
Sarebbe impossibile citare lo stuolo innumerevole di Santi che hanno trovato nel Rosario un’autentica via di santificazione. Basterà ricordare san Luigi Maria Grignion de Montfort, autore di una preziosa opera sul Rosario, e, più vicino a noi, Padre Pio da Pietrelcina, che ho avuto recentemente la gioia di canonizzare.
Uno speciale carisma poi, quale vero apostolo del Rosario, ebbe il beato Bartolo Longo. Il suo cammino di santità poggia su un’ispirazione udita nel profondo del cuore: “Chi propaga il Rosario è salvo!”.

[Rosarium Virginis Mariae, 7-8]

giovedì 7 ottobre 2010

07 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

A dare maggiore attualità al rilancio del Rosario si aggiungono alcune circostanze storiche. Prima fra esse, l’urgenza di invocare da Dio il dono della pace. Il Rosario è stato più volte proposto dai miei Predecessori e da me stesso come preghiera per la pace. Riscoprire il Rosario significa immergersi nella contemplazione del mistero di Colui che «è la nostra pace” avendo fatto «dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia» (Ef 2, 14). Non si può quindi recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace, con una particolare attenzione alla terra di Gesù, ancora così provata, e tanto cara al cuore cristiano.
Analoga urgenza di impegno e di preghiera emerge su un altro versante critico del nostro tempo, quello della famiglia, cellula della società, sempre più insidiata da forze disgregatrici a livello ideologico e pratico, che fanno temere per il futuro di questa fondamentale e irrinunciabile istituzione e, con essa, per le sorti dell’intera società. Il rilancio del Rosario nelle famiglie cristiane, nel quadro di una più larga pastorale della famiglia, si propone come aiuto efficace per arginare gli effetti devastanti di questa crisi epocale.

[Rosarium Virginis Mariae, 6]


mercoledì 6 ottobre 2010

06 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il Rosario della Vergine Maria, sviluppatosi gradualmente nel secondo Millennio al soffio dello Spirito di Dio, è preghiera amata da numerosi Santi e incoraggiata dal Magistero.
Nella sua semplicità e profondità, rimane, anche in questo terzo Millennio appena iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità.
Il Rosario, nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l’opera dell’Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale.
Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all’esperienza della profondità del suo amore. Mediante il Rosario il credente attinge abbondanza di grazia, quasi ricevendola dalle mani stesse della Madre del Redentore.

[Rosarium Virginis Mariae, 1]

martedì 5 ottobre 2010

05 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Il mese di ottobre, nella vita della comunità cristiana, è dedicato a Maria ed è particolarmente legato alla riscoperta del Santo Rosario.
Si tratta di una preghiera semplice e profonda, adatta ai singoli e alle comunità, alle persone d’ogni ceto e formazione culturale.
È preghiera mariana, ma al tempo stesso cristologica, perché scandita dalla meditazione della vita di Cristo. Maria ci porta a Gesù!
Ripetendo preghiere abituali e care come il Padre Nostro, l’Ave Maria, il Gloria, l’anima si raccoglie nella contemplazione dei misteri della salvezza e presenta a Dio, per intercessione della Vergine, i propri bisogni e quelli dell’umanità intera, implorando dal Signore la forza per un impegno evangelico più coerente e generoso.
Un tempo era diffusa la recita quotidiana del Rosario in famiglia.
Quanto gioverebbe ancor oggi simile pratica!
La corona di Maria allontana i germi della disgregazione familiare; è vincolo sicuro di comunione e di pace.

lunedì 4 ottobre 2010

L’anatema contro la mafia di Giovanni Paolo II01:31 - 4 anni fa


Giovanni Paolo II il 9 maggio 1993 ad Agrigento, durante una visita pastorale in sicilia, scaglia un terribile anatema contro la mafia: "Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l'uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. [...] Nel nome di Cristo […], mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!".

04 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Oggi, mentre la Chiesa intera - e in particolare la Chiesa in Italia - ricorda san Francesco d’Assisi… occorre dire che tutta la vita del Poverello d’Assisi fu penetrata dall’incanto verso la stessa Divina Essenza: “chi come Dio?”, e quindi anche verso il mondo creato da Dio e redento da Cristo.
Perciò, anche la vita di san Francesco si è inserita in modo così singolare nella storia del Regno di Dio sulla terra.
Dopo otto secoli questo inserimento sembra così attuale, così convincente, come nei secoli XII e XIII: quest’uomo, che ha amato Dio sopra ogni cosa, gli uomini e tutte le creature a misura del bene loro proprio, parla a noi incessantemente con la verità interiore di tutta la sua esistenza, di tutta la sua vita e della sua vocazione.
A lui rinnoviamo la preghiera: “Aiutaci a tradurre tutto... in semplice e fruttifero linguaggio del Vangelo. Aiutaci a risolvere tutto in chiave evangelica affinché Cristo stesso possa essere “Via - Verità - Vita” per l’uomo del nostro tempo”.

[Angelus, 4 ottobre 1981]

domenica 3 ottobre 2010

03 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

La memoria liturgica della Beata Vergine Maria del Rosario, che si celebra in questo mese, offre l’occasione di tornare a parlare del valore di questa singolare forma di preghiera mariana, che è il santo Rosario. [...] In essa si sposano mirabilmente la semplicità e la profondità, la dimensione individuale e quella comunitaria.


Il Rosario è di per sé un’orazione contemplativa, e possiede una grande forza di intercessione: chi lo recita, infatti, si unisce a Maria nel meditare i misteri di Cristo, ed è portato ad invocare la grazia propria di questi stessi misteri nelle molteplici situazioni della vita e della storia.

Durante il mese d’ottobre, mese del Rosario, facciamo frequente ricorso a questa preghiera mariana, che un tempo era quotidiana preghiera delle famiglie cristiane.

La preghiera del Rosario ha aiutato a salvaguardare l’integrità della fede del Popolo di Dio; possa la pratica fervente di questa preghiera sostenere la Chiesa, perché continui ad essere profetico “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium, 1).

[Angelus, 10 ottobre 1999]

sabato 2 ottobre 2010

02 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Santi Angeli Custodi
  La Chiesa ci esorta a ravvivare nel nostro animo l’amore per la corona mariana.


Nella recita del santo Rosario non si tratta tanto di ripetere delle formule, quanto piuttosto di entrare in colloquio confidenziale con Maria, di parlarle, di manifestarle le speranze, di confidarle le pene, di aprirle il cuore, di dichiararle la propria disponibilità nell’accettare i disegni di Dio, di prometterle fedeltà in ogni circostanza, soprattutto in quelle più difficili e dolorose, sicuri della sua protezione, e convinti che ella ci otterrà dal suo Figlio tutte le grazie necessarie alla nostra salvezza.
Recitando il santo Rosario, infatti, noi contempliamo il Cristo da una prospettiva

privilegiata, cioè da quella stessa di Maria, sua Madre; meditiamo cioè i misteri della vita, della passione e della risurrezione del Signore con gli occhi e col cuore di colei che fu più vicina al suo Figlio.

[Angelus, 2 ottobre 1988]

venerdì 1 ottobre 2010

01 ottobre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II

Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux), Vergine e dottore della Chiesa

Il Rosario è un percorso di contemplazione del volto di Cristo compiuto, per così dire, con gli occhi di Maria. Alla preghiera del Rosario desidero ancora una volta affidare la grande causa della pace. In alcuni punti del mondo dove lo scontro è più forte (penso in particolare alla martoriata terra di Cristo) si tocca con mano che a poco valgono i tentativi della politica, pur sempre necessari, se gli animi restano esacerbati e non si è capaci di un nuovo sguardo del cuore per riprendere con speranza i fili del dialogo. Ma chi può infondere tali sentimenti, se non Dio solo? È più che mai necessario che a lui salga da tutto il mondo l’invocazione per la pace. Proprio in tale prospettiva, il Rosario si rivela preghiera particolarmente indicata. Esso costruisce la pace anche perché, mentre fa appello alla grazia di Dio, depone in chi lo recita quel germe di bene, dal quale si possono sperare frutti di giustizia e di solidarietà nella vita personale e comunitaria.



[Angelus, 29 settembre 2002]