La meditazione dei misteri di Cristo è proposta nel Rosario con un metodo caratteristico, atto per sua natura a favorire la loro assimilazione. È il metodo basato sulla ripetizione. Ciò vale innanzitutto per l’Ave Maria, ripetuta per ben dieci volte ad ogni mistero. Se si guarda superficialmente a questa ripetizione, si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosario una pratica arida e noiosa. Ben altra considerazione, invece, si può giungere ad avere della Corona, se la si considera come espressione di quell’amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che, pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le pervade.
Una cosa è chiara: se la ripetizione dell’Ave Maria si rivolge direttamente a Maria, con lei e attraverso di lei è in definitiva a Gesù che va l’atto di amore. La ripetizione si alimenta del desiderio di una conformazione sempre più piena a Cristo, vero “programma” della vita cristiana. San Paolo ha enunciato questo programma con parole infuocate: «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21). E ancora: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20). Il Rosario ci aiuta a crescere in questa conformazione fino al traguardo della santità.
[Rosarium Virginis Mariae, 26]
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