Enunciare il mistero, e magari avere l’opportunità di fissare contestualmente un’icona che lo raffiguri, è come aprire uno scenario su cui concentrare l’attenzione.
Le parole guidano l’immaginazione e l’animo a quel determinato episodio o momento della vita di Cristo.
Nella spiritualità che si è sviluppata nella Chiesa, sia la venerazione di icone che le molte devozioni ricche di elementi sensibili, come anche lo stesso metodo proposto da sant’Ignazio di Loyola negli Esercizi Spirituali, hanno fatto ricorso all’elemento visivo e immaginativo, ritenendolo di grande aiuto per favorire la concentrazione dell’animo sul mistero.
È una metodologia, del resto, che corrisponde alla logica stessa dell’Incarnazione: Dio ha voluto prendere, in Gesù, lineamenti umani. È attraverso la sua realtà corporea che noi veniamo condotti a prendere contatto con il suo mistero divino.A questa esigenza di concretezza risponde anche l’enunciazione dei vari misteri del Rosario.
[Rosarium Virginis Mariae, 29]
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