«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
L’uomo del nostro tempo sente il bisogno di questo annuncio? A prima vista sembrerebbe di no giacché, soprattutto nelle espressioni pubbliche e in una certa cultura dominante, emerge l’immagine di un’umanità che fa volentieri a meno di Dio, rivendicando un’assoluta libertà anche contro la legge morale. Ma quando si guarda da vicino la realtà di ciascuna persona, costretta a fare i conti con la propria fragilità e la propria solitudine, ci si accorge che, più di quanto non si creda, gli animi sono dominati dall’angoscia, dall’ansia per il futuro, dalla paura della malattia e della morte.
Il cristianesimo non offre consolazioni a buon mercato, esigente com’è nel richiedere una fede autentica e una vita morale rigorosa. Ma ci dà motivo di speranza additandoci Dio come Padre ricco di misericordia, che ci ha donato il Figlio, mostrandoci così il suo immenso amore.
[Angelus, 9 marzo 1997]
Pozdrowienia z Polski!:)))
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