Gli intenti di conversione e di pentimento, per essere autentici e duraturi, devono tradursi in atti concreti di penitenza.
Tra ciò che l’uomo è nel proprio intimo e le azioni che costituiscono la trama della sua esistenza, non può non intercorrere una coerenza fedele e limpida.
La penitenza, pertanto, è la conversione che passa dal cuore alle opere e, quindi, all’intera vita del cristiano” (Reconciliatio et Paenitentia, 4).
Uno stile di vita sinceramente improntato alla Quaresima dedica ampio spazio alle opere di penitenza. È uno stile di austerità, di autodisciplina, di misurate privazioni volte a temprare la volontà.
Il binomio conversione-penitenza, lealmente vissuto nella sua duplice dimensione intima ed esteriore, colloca il cristiano sulle orme del Maestro divino che, attraverso la passione, giunge al sepolcro e all’alba pasquale.
È l’itinerario al quale la Quaresima ci chiama. Ci accompagni in esso la materna protezione di Maria santissima.
[Angelus, 3 marzo 1985]
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