«Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
La solenne affermazione, che risuona sulle labbra di Cristo tentato dal demonio, ci riporta allo scenario sconfinato del deserto, ove egli si è ritirato, sospinto dallo Spirito, per prepararsi nella preghiera e nel digiuno alla missione che lo attende. “Non di solo pane vive l’uomo...”. È un’affermazione che la liturgia opportunamente ripropone ogni anno nella Quaresima, periodo nel quale siamo invitati a riscoprire i valori essenziali che danno senso al nostro esistere terreno: essi non sono di ordine materiale (il “pane” della tentazione), ma appartengono alla sfera dello spirito, ove ciò che conta è la “parola che esce dalla bocca di Dio”. Per percepire questa “parola” e apprezzarne la ricchezza, occorre disporre il proprio cuore ad accoglierla con gioia. Ciò non è possibile se non ci si impegna a pregare e a fare penitenza. Preghiera e penitenza: due termini che possono apparire oggi fuori moda. E tuttavia resta un dato di fatto, puntualmente confermato dall’esperienza: l’uomo da solo, nonostante il progresso tecnico, che gli consente di dominare la natura, non riesce a dominare se stesso. È succube dei suoi limiti e delle spinte alienanti dell’ambiente.
[Angelus, 24 febbraio 1985]
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