«Padre, ho peccato contro di te».
La Chiesa, nel periodo di quaresima, pondera queste parole con una particolare emozione, poiché questo è tempo in cui la Chiesa desidera più profondamente convertirsi a Cristo e senza queste parole non c’è conversione in tutta la sua verità interna.
Senza queste parole, “Padre, ho peccato”, l’uomo non può entrare veramente nel mistero della morte e della risurrezione di Cristo, per attingere da essa i frutti della redenzione e della grazia. Queste sono parole-chiave. Esse evidenziano soprattutto la grande apertura interiore dell’uomo verso Dio: “Padre, ho peccato contro di te”. Se è vero che il peccato, in un certo senso, chiude l’uomo dinanzi a Dio, al contrario la confessione dei peccati apre alla coscienza dell’uomo tutta la grandezza e la maestà di Dio, e soprattutto la sua paternità. L’uomo rimane chiuso nei confronti di Dio fino a quando mancano sulle sue labbra le parole: “Padre, ho peccato”; e soprattutto fino a quando esse mancano nella sua coscienza, nel suo “cuore”. Convertirsi a Cristo, provare la potenza interiore della sua croce e della sua risurrezione, provare la piena verità della umana esistenza di lui, “in Cristo”, è possibile soltanto con la forza di queste parole: “Padre, ho peccato”.
[Angelus, 16 marzo 1980]
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