È con queste parole che, sempre e dappertutto, noi salutiamo colei che le intese per la prima volta a Nazaret.
Soffermiamoci a questo saluto. Milioni di labbra umane lo ripetono, ogni giorno, in ogni specie di lingua e di dialetti, in molteplici luoghi del globo. Desidero chiamare la Madre del Cristo col nome che ella aveva sulla terra e desidero salutarla col saluto che si può qualificare “storico”, in questo senso che è legato a un momento decisivo della storia della salvezza. Questo momento decisivo è, nello stesso tempo, quello del suo atto di fede, della risposta di fede: «Benedetta, tu che hai creduto!» (Lc 1,45). Sì, Maria, è questo giorno, questa ora che conta, nel momento in cui hai inteso tale saluto, col tuo nome: Myriam, Maria! Perché la storia della salvezza è inscritta nel tempo degli uomini, marcata dalle ore, i giorni, gli anni. Tale storia prende pure una dimensione di fede, nella risposta data al Dio vivente dal cuore umano. Fra tali risposte, quella che segue “l’Ave Maria” dell’Angelo, a Nazaret, mette in risalto il “fiat”! “che sia fatto di me secondo la tua parola!”.
[Omelia, 10 febbraio 1979]
Nessun commento:
Posta un commento