Santi Gioacchino ed Anna
Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino è un pastore e abita a Gerusalemme, anziano sacerdote è sposato con Anna. I due non avevano figli ed erano una coppia avanti con gli anni. Un giorno mentre Gioacchino è al lavoro nei campi, gli appare un angelo, per annunciargli la nascita di un figlio ed anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro bambina Maria, che vuol dire «amata da Dio». Gioacchino porta di nuovo al tempio i suoi doni: insieme con la bimba dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza macchia. Più tardi Maria è condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosè. Sant'Anna è invocata come protettrice delle donne incinte, che a lei si rivolgono per ottenere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte sufficiente per poterlo allevare. È patrona di molti mestieri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici. (Avvenire)
Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Gv 6,1-15
Omelia
di
don Roberto Rossi
Inizia oggi la lettura del grande capitolo sesto di S. Giovanni che ci prepara con la moltiplicazione dei pani al discorso eucaristico di Gesù.Gesù poteva far scendere il pane e i pesci sul prato direttamente dal cielo, magari dopo aver pronunciato con fare misterioso qualche formula magica. La folla sarebbe rimasta a bocca spalancata. Invece no. Vuole partire dal contributo del ragazzino: cinque pani e due pesci.Un niente, anzi, meno di niente per cinquemila uomini, più le donne e i bambini: nemmeno una briciola per ciascuno.Eppure Gesù parte da lì: prende i pani e i pesci dalle mani del ragazzo e li distribuisce a quelli che si erano seduti, finché ne vogliono. E da quelle briciole scaturisce tanto ben di Dio da riempirne dodici ceste. Dodici! Come le tribù d'Israele, un simbolo dell'umanità. Come a dire: da quei cinque pani e due pesci tutta l'umanità si sarebbe potuta saziare.È strano Gesù? Tutt'altro! Segue e svela la logica di Dio, come avevano fatto Eliseo e tutti gli altri profeti: «Dio è generoso, immensamente generoso. Però, da padre buono e vero, vuole la nostra collaborazione. Ci sta vicino, ci aiuta a superare le difficoltà, ma esige che noi collaboriamo per quello che possiamo. Possiamo poco? Non importa. È importante che mettiamo quel poco che abbiamo. Possiamo pochissimo, quasi niente: soltanto cinque pani e due pesci per una marea di persone? Non importa. È sufficiente che mettiamo quello che abbiamo. Al resto pensa lui». Questo il messaggio di Gesù.Ecco la nostra meditazione. Quante volte, quando le cose ci sembrano superiori alle nostre forze - pensiamo alla miseria del mondo, soprattutto dei bambini... -, può venire il lamento: «Perché Dio non fa niente?».Quante volte, di fronte alle disgrazie, ai lutti, alle situazioni di dolore e di sofferenza, può venire il lamento: «Perché Dio non interviene?».Quante volte, di fronte alle difficoltà che incontriamo con noi stessi, nella famiglia, nel lavoro, possiamo arrabbiarci: «Ho pregato tanto, ma Dio non mi ha ascoltato, non mi ha aiutato».La domanda: li abbiamo tirati fuori i nostri cinque pani e due pesci?Forse no. Sembrandoci inadeguate le nostre risorse, abbiamo preteso che facesse tutto Dio. Se le avessimo messe nelle sue mani, si sarebbero moltiplicate.Possiamo riflettere e chiedere persono. Perché cinque pani e due pesci ce li abbiamo tutti.Paolo ci ricorda che siamo chiamati a comportarsi in maniera degna della nostra vocazione; a vivere consapevoli che siamo un solo corpo, che c'è «un solo Signore, un solo Spirito, un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti».Siamo chiamati, cioè, a creare pace, fraternità, perdono, benevolenza, uguaglianza, giustizia.Un impegno superiore alle nostre forze? Sicuramente!Però le nostre forze basteranno e avanzeranno se non lasciamo nella bisaccia i nostri cinque pani e due pesci, ma li tiriamo fuori e li mettiamo nelle mani di Cristo Gesù.Con questi pensieri, mi accingo a una visita ad alcune Missioni in India; conto sulla preghiera degli amici, ai quali chiedo scusa di non farmi presente per alcune domeniche.
...«Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». ..
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