S. Andrea
L’ultima domenica dell’anno liturgico è significativamente dedicata a Cristo Re dell’universo, quasi a prefigurare la conclusione della storia terrena con l’avvento finale e glorioso del Signore risorto.
Guardando a Cristo, Re dell’universo, il cristiano è invitato a non lasciarsi intimorire dalla conturbante esperienza del male. A volte infatti sembra che le forze dell’errore debbano trionfare su quelle della verità, l’ingiustizia sulla giustizia, la divisione e la guerra sulla pace e la concordia tra gli uomini.
Questa festa ci fa attendere, nel riverenziale timor di Dio, l’avvento di Cristo “Giudice dei vivi e dei morti”, come recitiamo nel Credo; ci fa attendere, nel rispettoso ossequio per i misteriosi decreti della Provvidenza, quell’”ora del Signore”, nella quale ciascuno riceverà il frutto delle sue opere, sia nel bene come nel male. Ciò che la giustizia umana non ha saputo o voluto risolvere adesso e quaggiù, sarà risolto allora, ed in una forma irrefragabile e perfetta.
[Angelus, 20 novembre 1988]
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