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SPIRITO SANTO

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"VIENI, .."

BUONA S. PASQUA

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La Resurrezione di Gesù porti il Suo Amore nei nostri cuori

Nel Corpo e nel Sangue di Gesù

Ciascun uomo possa "sentire e gustare" la presenza di Gesù e Maria, SS. Madre della Pentecoste, nella propria vita, in ogni attimo della propria giornata.

Nella Vita e nella Parola di Gesù l'uomo trovi la sua vera dimensione e riesca ad esprimerla con Amore e Carità.

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Il Papa venuto da lontano....

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Dono di Dio per tutti gli uomini

mercoledì 17 novembre 2010

17 novembre 2010 Un pensiero al giorno di Giovanni Paolo II


Se un uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo, ciò avviene perché Cristo ha aperto la sua sofferenza all’uomo, perché egli stesso nella sua sofferenza redentiva è divenuto, in un certo senso, partecipe di tutte le sofferenze umane. L’uomo, scoprendo mediante la fede la sofferenza redentrice di Cristo, insieme scopre in essa le proprie sofferenze, le ritrova, mediante la fede, arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo significato. Questa scoperta dettò a San Paolo parole particolarmente forti nella Lettera ai Galati: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita, che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me». La fede permette all’autore di queste parole di conoscere quell’amore, che condusse Cristo sulla Croce. E se amò così, soffrendo e morendo, allora con questa sua sofferenza e morte egli vive in colui che amò così, egli vive nell’uomo: in Paolo. E vivendo in lui — man mano che Paolo, consapevole di ciò mediante la fede, risponde con l’amore al suo amore — Cristo diventa anche in modo particolare unito all’uomo, a Paolo, mediante la Croce.

[Salvifici doloris, 20]

20. I testi del Nuovo Testamento esprimono in molti punti questo concetto. Nella seconda Lettera ai Corinzi l'Apostolo scrive: « Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dappertutto nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre, infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale..., convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù »(58).

San Paolo parla delle diverse sofferenze e, in particolare, di quelle di cui diventavano partecipi i primi cristiani « a causa di Gesù ». Queste sofferenze permettono ai destinatari di quella Lettera di partecipare all'opera della redenzione, compiuta mediante le sofferenze e la morte del Redentore. L'eloquenza della Croce e della morte viene tuttavia completata con l'eloquenza della risurrezione. L'uomo trova nella risurrezione una luce completamente nuova, che lo aiuta a farsi strada attraverso il fitto buio delle umiliazioni, dei dubbi, della disperazione e della persecuzione. Perciò, l'Apostolo scriverà anche nella seconda Lettera ai Corinzi: « Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione »(59).

Altrove egli si rivolge ai suoi destinatari con parole d'incoraggiamento: « Il Signore diriga i vostri cuori nell'amore di Dio e nella pazienza di Cristo »(60). E nella Lettera ai Romani scrive: « Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: è questo il vostro culto spirituale »(61).

La partecipazione stessa alla sofferenza di Cristo trova, in queste espressioni apostoliche, quasi una duplice dimensione. Se un uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo, ciò avviene perché Cristo ha aperto la sua sofferenza all'uomo, perché egli stesso nella sua sofferenza redentiva è divenuto, in un certo senso, partecipe di tutte le sofferenze umane. L'uomo, scoprendo mediante la fede la sofferenza redentrice di Cristo, insieme scopre in essa le proprie sofferenze, le ritrova, mediante la fede, arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo significato.

Questa scoperta dettò a San Paolo parole particolarmente forti nella Lettera ai Galati: « Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita, che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me »(62). La fede permette all'autore di queste parole di conoscere quell'amore, che condusse Cristo sulla Croce. E se amò così, soffrendo e morendo, allora con questa sua sofferenza e morte egli vive in colui che amò così, egli vive nell'uomo: in Paolo. E vivendo in lui — man mano che Paolo, consapevole di ciò mediante la fede, risponde con l'amore al suo amore — Cristo diventa anche in modo particolare unito all'uomo, a Paolo, mediante la Croce. Quest'unione ha dettato a Paolo, nella stessa Lettera ai Galati, ancora altre parole, non meno forti: « Quanto a me invece, non ci sia altro vanto che nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo »(63).

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